Jirí LOUDA – Michael MACLAGAN, Les Dynasties d’Europe – Héraldique et généalogie des familles impériales et royales. Paris. Bordas. 1993, pp. 308 (29,7×23), FF. 325,00.

Quasi trent’anni fa mi pervenne a Palermo, ove risiedevo per motivi di lavoro, una lettera da parte di un eminente cultore delle discipline araldiche e genealogiche, a me noto come autore di un libro sull’araldica civica europea. Si trattava di Jirí Louda, e la lettera veniva dalla Cecoslovacchia, che di lì a poco sarebbe stata calpestata dai carri armati di Breznev e dei suoi quisling dell’Est. Louda aveva trovato il mio nome, con l’indirizzo, sul Register of Member della Heraldry Society di Londra, cui entrambi aderivamo, e mi scriveva per pormi alcuni quesiti sull’araldica sabauda.

Ebbe così inizio uno scambio epistolare protrattosi fino ad oggi, anche se intramezzato da lunghi silenzi. Diciannovenne, Louda nel 1939 si trovava in Francia ove seguiva corsi presso un’accademia militare. Lo scoppio della guerra e l’invasione del suo paese lo decisero a unirsi alle forze armate francesi nella lotta contro il nazismo. Occupata la Francia, riuscì a raggiungere l’Inghilterra e da quel momento combatté su vari fronti fino al 1945.

Emarginato dal potere comunista dopo il colpo di Stato del 1948, estromesso dalla carriera militare, è “sopravvissuto” – grazie alla sua erudizione storica – come direttore della biblioteca universitaria di Olomouc (città simbolo della cultura cèca).

Caduto il comunismo (potrebbe dirsi “svaporato”, nel caso cèco), Louda, ora a riposo, è stato reintegrato nel grado di colonnello e può tranquillamente dedicarsi ai cari studi, alla gentile consorte Jára e agli amati nipotini. Questa breve nota non sarebbe completa se mancasse della notizia che Louda è stato a suo tempo chiamato dal presidente Haval a far parte della ristretta commissione incaricata di definire i segni araldici e di sovranità della Repubblica Cecoslovacca e, di seguito al recente distacco della Slovacchia, della Repubblica Cèca (i cui stemmi sono stati disegnati dal nostro Autore, cui pure si deve lo stupendo stendardo presidenziale, che non posso ammirare senza cadere in deludenti paragoni…).

Quanto precede non è l’omaggio a un amico, o lo è in minuscola parte, ma la doverosa presentazione dell’autore delle tavole a colori (150, molte su doppia pagina), del volume in rassegna, opera assolutamente unica nella letteratura araldica e genealogica di ogni tempo e paese, come è stato riconosciuto senza perifrasi dal severo recensore di The Coat of Arms (N.S. vol. IV, pag. 411, autunno 1981).

Questo libro, concepito negli anni ‘60, dopo molte traversie in gran parte provocate dalla sua natura e dall’essere autore cittadino di un paese comunista, vide la luce in inglese a Londra nel 1981 presso la Orbis Publishing; una ristampa aggiornata seguì nel 1984 presso Macdonald, sempre a Londra, entrambi con il titolo Lines of succession – Heraldry of the royal families of Europe; la presente edizione è la ristampa di quella pubblicata in francese da Bordas a Parigi nel 1984.

Esistono certo stemmari reali, come esistono una grande varietà di royal pedigrees (penso, p.e., a The Royal Heraldry of England di J.H. e R.V. Pinches, Londra 1974, vasto trattato araldico-genealogico che copre la materia da Eduardo il Confessore a Elisabetta II, con ricco corredo iconografico), ma mancava una trattazione che ai personaggi citati negli alberi genealogici affiancasse lo stemma relativo.

Il risultato è affascinante, e non si può non chiedersi quanta pazienza (a parte la vastissima competenza, scontata) sia occorsa a Louda per disegnare non meno di 2500 stemmi, molti dei quali complicatissimi – v. soprattutto quelli di ceppo germanico -.

Il lettore italiano troverà di particolare interesse le tavole relative al nostro paese, delle quali citiamo i titoli: Italia e Sardegna, Sardegna, Sardegna e Italia Unita, Italia, Sicilia e Napoli, Napoli, Due Sicilie, Toscana, Modena, Milano, Mantova e Guastalla, Parma, con un totale di 133 blasoni.

Il volume è arricchito da un testo steso da Michael Maclagan, già Richmond Herald del College of Arms, senior fellow nel Trinity College di Oxford, ove insegna storia medievale; nonché da una prefazione dell’arciduca Otto, capo della Casa Asburgo-Lorena, e infine da una introduzione di Arnaud Chaffanjon, notissimo araldista francese di recente scomparso. Nell’attesa di una edizione italiana di quest’opera (che riteniamo improbabile, almeno nell’immediato), v’è da augurarsi che essa trovi il suo posto nelle biblioteche degli appassionati di storia, cui lo splendore dell’araldica arreca un tocco di grazia, essa stessa strumento penetrante per meglio percepire glorie e tragedie di questa nostra casa comune, il cui nome è Europa. (Giuseppe Alberto Ginex)