[vc_row][vc_column][vc_column_text]titolo_araldicacivica

di Giorgio Aldrighetti

lineettaflorealemarron (1)

LE INSEGNE della
PROVINCIA di VENEZIA

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_tta_pageable no_fill_content_area=”1″ active_section=”1″ tab_position=”top”][vc_tta_section title=”Sezione 1″ tab_id=”1459163049880-3ef25598-c185″][vc_column_text]cerimonia 4Le Province, istituti sorti sotto l’impero romano, cessarono la loro funzione con le invasioni barbariche.

Con la caduta della Serenissima Repubblica di Venezia, il 16 maggio 1797, il nuovo Governo assunse la denominazione di “Municipalità di Venezia” ed il successivo 28 maggio, da Milano, Napoleone decreterà la prima forma di provincia che si chiamerà “Distretto”.

Con il passaggio del Veneto all’Austria, con Sovrana Risoluzione 19 gennaio 1798, Sua Maestà Imperial Regia Apostolica Francesco II d’Absburgo decreterà la creazione di un “Governo Provvisorio”.

Tale imperatore, nel 1804, assumerà il nome di Francesco I imperatore d’Austria. Ritornati nuovamente in Venezia i francesi, il Commissario, il Generale Alessandro Law de Lauriston, con notifica del 18 gennaio 1806, prescrisse che l’amministrazione della città di Venezia, del suo estuario e del dogado, fosse affidata ad un “Governo Provvisorio”.

Il successivo 29 gennaio il viceré principe Eugenio di Beauharnais nominò il “Magistrato Civile” al posto del Presidente del “Governo Provvisorio” e con successivo proclama del 24 aprile Napoleone annetté il Veneto al Regno d’Italia, dividendo la regione in “Dipartimenti”.

Ritornando nuovamente il Veneto all’Austria, con Sovrana Risoluzione 7 aprile 1815, Sua Maestà Imperial Regia Apostolica Francesco I incorporerà all’Austria la Lombardia ed il Veneto, creando il “Regno Lombardo Veneto” e concedendo, per la nostra regione, una “nuova compartimentazione territoriale”, in otto province, le sette attuali, più la provincia del Friuli Udine.

Con l’insurrezione del 1848, il Governo della provincia di Venezia verrà affidato ad un patriota, con funzioni di Prefetto.

L’Austria, però, il 26 agosto 1849 ritornerà per la terza volta in Venezia riportando, in gran parte, il vecchio ordinamento territoriale.

Con l’entrata delle truppe italiane nella città serenissima il 19 ottobre 1866, il Commissario di Sua Maestà il re Vittorio Emanuele II di Savoja assumerà i poteri del Governo della Provincia, mentre il successivo 21 gennaio 1867 si terrà, in forma solenne, la “seduta inaugurale” della prima sessione del Consiglio provinciale, con l’elezione del primo Presidente nella persona del conte Leopoldo Martinengo.

A tal punto preme osservare che la prima norma che tratta degli stemmi per le Province è la deliberazione del 4 maggio 1870 della Consulta Araldica del Regno d’Italia dove si prescrive che la corona per le Province è formata da un cerchio d’oro aperto da dodici pusterle (sette visibili) con due cordonate a muro sui margini, sostenente dodici torri (sette visibili), riunite da cortine di muro, il tutto d’oro e murato di nero.

Nel successivo 1874, di conseguenza, con nota prot. n. 1992 del 12 settembre, il Prefetto Preside della Deputazione Provinciale di Venezia scriveva al Ministero dell’Interno – Segretariato Generale: “Allorché questa Deputazione Provinciale venne notiziata dalla Circolare 31 Luglio 1870 n. 7899 diretta ai Signori Prefetti del Regno riguardo agli Stemmi delle Provincie, riscontravasi la comunicazione Prefettizia col dichiarare che questa Provincia non aveva mai fatto uso di uno Stemma speciale, e che nel caso se ne deliberasse l’adozione, se ne avrebbe presentata la regolare domanda. Egli è pertanto che oggi questa Deputazione Provinciale, avendo riconosciuta l’opportunità di possedere il proprio stemma, fece disegnare e miniare l’accluso Modello in via definitiva adottato. Essendo costituito l’attuale territorio della Provincia di Venezia per la massima e per la più essenziale sua parte, compresa la stessa Città di Venezia capoluogo dell’antico territorio del Ducato Veneto, si è preferito di rappresentare il nuovo Stemma colla vecchia arma di Venezia, raffigurandolo perciò mediante un leone d’oro, così detto in mollica, sopra un campo azzurro. Si è tralasciato però di ricopiare il corno ducale sovrapposto allo scudo, nonché il corno cinto di corona reale che si osservano disegnati negli antichi Stemmi della Dominante, siccome sono emblemi del Dogado e del possesso di Cipro, Candia e Dalmazia che non hanno oggi più a che fare colle attuali condizioni della nostra Provincia, semplice porzione della risorta Nazione Italiana. Venne adottato in quella vece lo scudo sannitico, cimato da una corona a dodici torri merlate, a senso degli Art. 11 e 42 della Deliberazione 4 Maggio 1870 della Consulta araldica. In relazione quindi alla Circolare summentovata, questa Deputazione Provinciale si permette d’insinuare la presente domanda a codesto R. Ministero per la concessione del suddetto Stemma, come sta modellato, pronta a soddisfare tutte le spese d’obbligo inerenti, quali sono contemplate dalla Legge 26 Luglio 1868 n. 4520 per la tassa governativa, e dal Decreto Reale 10 Ottobre 1869 n. 5318 per le tasse alla Cancelleria della Consulta araldica”. 1)

Il Ministero dell’Interno, poi, con nota prot. n. 666 Div. 6 Sez. 2 del 28 settembre 1874, scriveva al Commissario del re presso la Consulta araldica a Torino: “Per parere mando a V. S. Ill.ma l’acclusa domanda della Deputazione Provinciale di Venezia per ottenere la concessione di un particolare stemma della Provincia”. 2)[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Sezione 2″ tab_id=”1459163049999-8dfb1d3e-28aa”][vc_column_text]coronaprovincia1870_2bisIl Commissario del re Alessandro Franchi Verney, conte della Valletta, da Torino rispondeva al Ministero dell’Interno in data 11 novembre 1874 con nota prot. 436 del seguente tenore: “Qui acchiuse ed accompagnate dal proprio Voto il sottoscritto ha l’onore di restituire a codesto Superior Dicastero le carte trasmessegli coll’ossequiato dispaccio in margine distinto e relative alla domanda della Deputazione Provinciale di Venezia per concessione di stemma”. 3)

Il Voto del Commissario del re, recante per protocollo il n. 361, così recita: “ Consulta Araldica, Istanza della Provincia di Venezia, Voto del Commissario del Re. Non meritevole d’accoglimento soltanto, ma commendevole e conforme agli intendimenti espressi da codesto Superior Dicastero nella Circolare del 31 Luglio 1870, num. 7899, si è l’istanza della Deputazione Provinciale di Venezia, diretta ad ottenere la concessione alla Provincia suddetta d’uno Stemma speciale. Ed, allo stesso modo che con Regio Decreto del 6 Marzo 1872 fu conceduto alla Provincia di Genova di portare lo Stemma dell’antica Repubblica Ligure, non sembra potervi essere difficoltà a che si conceda a quella di Venezia, che comprende la massima parte degli antichi Stati detti di Terraferma della preesistente Repubblica Veneta, d’alzare l’insegna di questa. Se non che vuolsi avvertire che la figura esibita non è conforme in tutto allo Stemma che usava la Repubblica: poiché nella figura il leone d’oro posa sovra una stretta striscia pure d’oro, che non ben scorgesi, se voglia per avventura rappresentare “onde marine” ovvero una “zolla di terra”; mentre d’ordinario in tutte le figure vedesi accovacciato su una “campagna” di verde: tale p. es. fu fatto nella figura dello Stemma sulle cartelle del prestito aperto nel 1869 dalla Città di Venezia, e, quel che è più in si fatta guisa vedesi in un bellissimo diploma originale del tempo della Repubblica appartenente al casato Pisani Zusto, e che fu presentato alla Consulta in occasione dell’istanza sulla quale il Sottoscritto spiegava i suoi voti n. 68 e 75. Giova poi anche osservare come, sebbene ciò che essenzialmente costituisce uno Stemma sia lo Scudo, e, secondo i casi, la corona, o l’elmo, gli Scudi sogliansi rappresentare, non isolati, ma accompagnati da qualche ornamento esteriore, o di svolazzi, quando vi è l’elmo, od in altro modo, poiché uno Stemma col semplice Scudo coronato appare soverchiamente disadorno: e per tal motivo senz’altro si fecero accostati, da una ghirlanda di foglie di alloro lo scudo della provincia di Ancona, e da grifoni quello della provincia di Genova, ai quali Stemmi si riferirono i Decreti Reali delli 3 Luglio 1870 e 6 Marzo 1872. Quindi anche per la provincia di Venezia sembra opportuno accostare lo scudo di qualche ornamento; e trattandosi di provincia il cui capoluogo denominavasi talora, quasi per antonomasia, come fece il Freschot nella “Nobiltà Veneta” “la Regina del mare”, potrebbonvisi apporre per tenenti due tritoni come raffiguravasi sostenuto da due sirene lo stemma del Regno delle due Sicilie sul principio di questo secolo. Laonde il Commissario del Re conchiude che la Consulta abbia da dichiararsi d’avviso potersi concedere alla provincia di Venezia la facoltà d’usare di Stemma nella conformità seguente: “D’azzurro al leone d’oro, alato, e diademato dello stesso posto in maestà, accovacciato sulla campagna di verde, e tenente colle zampe anteriori avanti al petto un libro d’argento, aperto, scritto delle parole a lettere maiuscole Romane di nero PAX TIBI MARCE in tre linee sulla pagina verso, ed EVANGELISTA MEUS in altrettante linee sulla pagina recto, lo scudo cimato dalla corona propria delle provincie, e sostenuto da due tritoni al naturale, in maestà, posati sovra due volute d’oro divergenti in fascia dalla punta di esso”.

In calce al Voto del Commissario del re una interessante nota del Consultore conte Luigi Passerini che afferma: “Assentendo alla concessione dello stemma implorato dalla Provincia di Venezia, osservo che le antiche monete della Repubblica, le oselle ducali e sigilli aveano soltanto la figura del mezzo del leone senza verun sostegno al di sotto, e dicevasi il leone in mollecca; così crederei dovesse ridursi lo stemma della provincia. In quanto ai tenenti, o supporti, osservo che non sono richiesti e che non sono stati usati nelle armi della Repubblica Veneta e dalle sue famiglie; per conseguenza sarei di avviso che non dovesse introdursi questa innovazione, e che si aspettasse a concederla quando la si domandi”. 4)

Per quanto sopra la Consulta Araldica del Regno, nella adunanza del 28 febbraio 1875, deliberava: “Veduta l’istanza della Deputazione provinciale di Venezia per ottenere la concessione alla provincia stessa di un particolare stemma; Udito il parere del Regio Commissario; Notata la relazione del Consultore conte Passerini; Considerato che come fu fatto per la provincia di Genova, alla quale si concedette di assumere lo stemma della antica repubblica genovese, nulla si oppone che sia conceduto a quella di Venezia d’alzare l’insegna dell’antica Repubblica Veneta; che nel disegno dello stemma esibito, e che è quello adottato dalla deputazione provinciale, il leone d’oro posando sovra un’onda pure d’oro, non sarebbe conforme in tutto allo stemma già usato dalla veneta repubblica; La Consulta ad unanimità delibera potersi proporre che per decreto reale sia conceduta facoltà alla Provincia di Venezia di usare per arma sua particolare uno scudo: d’azzurro al leone d’oro, alato e diademato dello stesso posto in maestà, accovacciato, tenente colle zampe anteriori davanti al petto un libro d’argento aperto, scritto delle parole a lettere maiuscole Romane di nero PAX TIBI MARCE, in tre linee sulla pagina verso, ed EVANGELISTA MEUS in altrettante linee sulla pagina recto, cimando esso scudo colla corona propria delle Provincie”. 5)

Il Ministero dell’Interno, con nota prot. 666 Div. 6 Sez. 2 del 6 marzo 1875 indirizzava, di conseguenza, la seguente lettera all’Ill.mo Prefetto Presidente della Deputazione Provinciale di Venezia: “Nell’adunanza del 28 febbraio ultimo la Consulta araldica deliberava favorevolmente sulla domanda di codesta deputazione provinciale per ottenere la concessione alla provincia di Venezia di un particolare stemma che ne simboleggi la personalità civile. L’arme approvata dalla Consulta è conforme al disegno unito alla nota 12 settembre 1874 n. 1992 della Deputazione anzidetta, toltasi però l’onda d’oro sulla quale raffiguravasi poggiato il leone, affinché lo stemma stesso sia in tutto conforme a quello già usato dalla Veneta repubblica, com’era desiderio della Provincia. Nel dar notizia a V. S. Ill.ma di questa deliberazione, e mentre si sta preparando il D.to Reale col quale verrà fatta la concessione, debbo avvertire che il Decreto medesimo per le disposizioni vigenti non potrebbe conseguire il suo effetto senza il preventivo deposito delle tasse fissate dalla legge 26 luglio 1868 n. 4320 e dal R.D. 10 ottobre 1869 n. 5318 per la Consulta araldica. Il pagamento della prima dovrà essere fatto presso l’Ufficio del Registro in Venezia, trasmettendone la ricevuta al Ministero. Le seconde, liquidate nella somma di lire 202, come dalla dimostrazione qui unita, saranno pagate alla cassa di questo Ministero stesso per mezzo di vaglia del Tesoro”. 6)

Il Prefetto Preside della Deputazione Provinciale di Venezia con nota prot. 435 del 9 aprile 1875 indirizzata al Ministero dell’Interno, per oggetto: “Pagamento della tassa per uno stemma particolare a questa Provincia”, si premurava informare: “Effettuato il pagamento di lire seicento presso l’Ufficio del Registro in Venezia per tassa dovuta pella concessione a questa Provincia di uno stemma particolare, si pregia la scrivente di trasmettere la qui unita quietanza 1 corr. n. 78 come pure il qui inserto vaglia postale 31 marzo pp. n.60 di lire duecentodue a favore della Cassa di cod. Ministero per tasse dovute alla Consulta Araldica, e ciò a riscontro della gradita nota 6 marzo decorso n. 666”. 7)

Interessante, a tal punto, osservare, visionando le ricevute delle somme pagate dalla Deputazione Provinciale di Venezia che le seicento lire sono dovute per la tassa per la concessione dello stemma particolare alla Provincia, mentre le duecentodue lire riguardano, invece, venti lire per istanza di concessione; lire una per documenti presentati; lire venti per voti definitivi del Regio commissario; lire cento per il decreto; lire una per iscrizione e lire sessanta per rimborso della miniatura dello stemma (tre copie), per un totale, appunto, di duecentodue lire. 8)

Il sospirato Decreto Reale concessivo dello stemma alla Provincia di Venezia, datato da Napoli il 26 aprile 1875, così recita:[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Sezione 3″ tab_id=”1459163290617-704fd28b-3262″][vc_column_text]

“VITTORIO EMANUELE II
PER GRAZIA DI DIO E VOLONTA’ DELLA NAZIONE
RE D’ITALIA

stemma1875Vedute le istanze della Provincia di Venezia per ottenere facoltà di far uso d uno stemma che ne simboleggi la personalità civile; Udito il parere della Consulta Araldica;

Sulla proposta del Nostro Ministro dell’Interno;

Abbiamo conceduto e concediamo alla Provincia di Venezia facoltà far uso dello stemma miniato sul foglio qui annesso che sarà firmato d’ordine Nostro dal Ministro proponente.

Il Ministro Segretario di Stato per gli affari dell’Interno curerà la esecuzione del presente Decreto che sarà veduto dalla Consulta Araldica, registrato dalla Corte dei Conti e dagli Archivi di Stato.

Dato a Napoli addì 26 aprile 1875

Vittorio Emanuele” 9) (Tav. 149)
Il Decreto Reale venne, poi, registrato alla Corte dei Conti il 9 maggio 1875 e registrato nel Registro Araldico presso la Sovrintendenza degli Archivi di Stato, Roma, al n. 250 in data 19 giugno 1875.

Infatti il Ministero dell’Interno con nota prot. 666 Div. 6 Sez. 2 in data 14 Giugno 1875 così scriveva al Sig. Direttore dell’Archivio di Stato, Roma: “Per la trascrizione sul Registro araldico mando a V. S. Ill.ma l’accluso Decreto che concede l’uso di un particolare stemma alla provincia di Venezia, insieme con una miniatura dello stemma stesso che dev’essere conservata nella raccolta esistente in Archivio”. 10)

Il bozzetto dello stemma concesso alla Provincia di Venezia, allegato al Decreto Reale, porta in calce la seguente iscrizione: “Questo stemma fu conceduto alla Provincia di Venia con Decreto reale 6 Aprile 1875. Il Ministro dell’Interno”. 11)

Il successivo 15 giugno 1875 vedranno la luce le Regie Lettere Patenti che così recitano:
“VITTORIO EMANUELE II
PER GRAZIA DI DIO E VOLONTA’ DELLA NAZIONE
RE D’ITALIA

Ci piacque con decreto del 26 aprile ultimo concedere alla Provincia di Venezia l’uso di uno stemma. Ed essendo questo decreto stato trascritto come avevamo ordinato, nei registri della Consulta araldica, della Corte dei Conti e degli Archivi di Stato vogliamo ora spedire solenne documento della Nostra grazia alla Provincia concessionaria.

Perciò in virtù della Nostra Autorità Reale e Costituzionale dichiariamo che la Provincia di Venezia ha diritto di innalzare lo stemma miniato sul foglio qui annesso, e che è : d’azzurro, al leone d’oro, alato e diademato dello stesso, posto in maestà, accovacciato, tenente con le zampe anteriori avanti al petto un libro d’argento aperto scritto delle parole a lettere maiuscole romane di nero PAX TIBI MARCE, in tre linee sulla pagina verso, ed EVANGELISTA MEUS in altrettante linee sulla pagina recto, lo scudo cimato dalla corona propria delle Province.

Comandiamo quindi alle Nostre Corti di giustizia, ai Nostri Tribunali, a tutte le Potestà civili e militari di riconoscere e mantenere alla Provincia di Venezia il diritto specificato in queste Nostre Lettere Patenti che saranno sigillate col Nostro sigillo Reale, segnate da Noi, dal Ministro Segretario di Stato per gli affari dell’interno, e vedute dal Presidente della Consulta araldica.

Date in Roma, addì 15 del mese di giugno dell’anno milleottocentosettantacinque vigesimosettimo del Nostro Regno.

Vittorio Emanuele”. 12)[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Sezione 4″ tab_id=”1459163395811-3fde6b85-cde2″][vc_column_text]bandieraXIXsecIl 21 Giugno 1875, in risposta al foglio 14 Giugno del Ministero dell’Interno Div. 6 Sez. 2, per oggetto “Stemma della Provincia di Venezia”, la Sovrintendenza degli Archivi di Stato Romani, con nota n. 1117/27 così scriveva: “In evasione alla Nota al margine richiamata si ritorna a Cotesto On. Ministero il Regio Decreto che concede alla Provincia di Venezia l’uso dello Stemma dopo averlo fatto trascrivere nel Registro Araldico che si conserva presso questa Sovrintendenza. Si ritiene l’esemplare dello stemma trasmesso con la succitata Nota per conservarlo in Archivio come d’uso”. 13)

Il Ministero dell’Interno indirizzava, infine, una nota al Prefetto Presidente della Deputazione provinciale di Venezia del seguente tenore: “Compiute le prescritte registrazioni e soddisfatte le tasse spettanti all’Erario Nazionale e alla Consulta araldica, spedisco a V. S. Ill.ma le accluse Sovrane lettere patenti comprovanti la concessione di un particolare stemma fatta da S.M. per decreto 26 aprile ultimo a codesta Provincia, pregandola di far depositare questo Diploma nell’Archivio degli affari provinciali, dopo averne data comunicazione alla Deputazione”. 14)

Nel successivo 1887, con nota n. 498 del 9 marzo, il R. Prefetto Preside della Deputazione Provinciale di Venezia così scriveva al R. Ministero dell’Interno Segretariato Generale in Roma: “Nell’occasione della gara Nazionale Veneta di tiri a segno, la quale sarà tenuta nel prossimo Aprile nel poligono che serve alla Società di Venezia, sarebbe intenzione della Direzione Provinciale d’innalzare sul fabbricato annesso al campo di tiro, la bandiera nazionale, quella della Provincia e del Comune di Venezia essendo i tre enti Governo, Provincia e Comune che concorrono a sostenere la spesa. Alla Provincia di Venezia pel R. Decreto 26 Aprile 1875 venne concesso l’uso di un proprio stemma, che è il seguente, come risulta dal documento in data 15 giugno 1875 che si custodisce negli Archivi di questo Ufficio Provinciale: in campo azzurro vi è il leone d’oro alato e diademato, posto in maestà accovacciato, tenente colle zampe anteriori avanti il petto un libro d’argento aperto scritto colle parole pax tibi marce evangelista meus”. Tale stemma dal 1875 in poi, venne sempre applicato su bandiera bianca; non essendo però l’uso di tale bandiera stato mai sanzionato dal Ministero, si prega di darne autorizzazione. Sarebbe gradita una pronta risposta dovendo dare d’urgenza gli ordini per la formazione della bandiera da innalzarsi sul fabbricato del Campo di tiro sovradetto”. 15)

Il Ministero dell’Interno, con nota 8691-3-4281 Div. 1 Sez. 3 del 16 marzo 1887, per oggetto “Stemma della provincia di Venezia”, scriveva al Sig. R. Commissario presso la Consulta Araldica in Torino quanto segue: “Con Decreto Reale del 26 aprile 1875 fu concesso alla provincia di Venezia l’uso di uno stemma proprio. Ora la detta provincia, esprimendo di avere sempre adoperato tale stemma su bandiera bianca, fa domanda perché sia sanzionato l’uso di tale bandiera. Nel trasmettersi la domanda in parola e l’incartamento relativo alla suaccennata concessione di stemma, si prega la S. V. di mettere in grado il Ministero di dare una risposta alla sudetta provincia”. 16)

Ed il Commissario del Re presso la Consulta Araldica, il barone Antonio Manno, con foglio prot. 1424 del 20 marzo 1887 da Torino, in risposta alla nota 8691-3-4281 Div. 1 Sez. 3 del 16 marzo 1887, così scriveva al Ministero dell’Interno a Roma: “Trovo affatto regolare che la provincia di Venezia chiegga al Governo l’autorizzazione per fare uso di una bandiera e trovo pure regolare e conveniente quella proposta. Epperò non ho che a consigliare il riconoscimento che parmi si possa fare per semplice lettera ministeriale, nella quale si annunci al Prefetto di Venezia che si autorizza quella provincia a fare uso di una propria bandiera, formata di un drappo bianco caricato, in cuore, dello stemma della provincia, quale fu conceduto con Decreto reale del 26 aprile 1875. Si restituiscono le carte state trasmesse”. 17)

Ed il Ministero dell’Interno, di conseguenza, con nota prot. 8691-3 Div. 1 Sez. 3 del 24 Marzo 1887, così rispondeva alla richiesta della Deputazione provinciale di Venezia, prot. n. 498 del 9 dello stesso mese: “Al Sig. Prefetto di Venezia. Conformemente a parere emesso dal Regio Commissario presso la Consulta Araldica si autorizza la Provincia di Venezia, giusta la fatta domanda, a fare uso di una propria bandiera, formata di un drappo bianco, caricato in cuore dello stemma che fu concesso alla detta Provincia con Decreto reale del 26 aprile 1875. Se ne informa la S.V.llma in esito alla lettera al margine citata, e si prega di fare analoghe comunicazioni”. 18)

La Provincia di Venezia otteneva così, in soli quindici giorni, l’uso legale della propria bandiera.

Ricordiamo, infine, che nei fascicoli della Consulta Araldica del Regno d’Italia, nella Tabella per l’iscrizione sull’albo dei Titolati “Venezia-Provincia” venne “inscritta al n. 577”. 19)[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Sezione 5″ tab_id=”1459163461813-a28e6967-1b38″][vc_column_text]stemma1875Dalla pubblicazione La Provincia di Venezia 1797 – 1968 si apprende, poi, che lo stemma usato nel tempo dalla Provincia “è formato da uno scudo di forma sannitica d’azzurro al leone d’oro alato e cerchiato d’aureola tenente tra le zampe un libro d’argento con la scritta PAX TIBI MARCE EVANGELISTA MEUS. La corona dello stemma rappresenta un cerchio d’oro con sette pusterle merlate visibili riunite da cortine di mura merlate. Lo scudo è sostenuto da un fusello dal quale pende una ghirlanda di alloro e di quercia al naturale”. 20)

Preme a tal punto evidenziare che il R.D. 5 luglio 1896, n. 314, Regolamento per la Consulta Araldica, all’art. 72, così recita: “Nel Libro araldico degli enti morali, si segna il possesso legittimo e riconosciuto di stemmi… di provincie, … colle indicazioni delle concessioni o riconoscimenti e delle prese deliberazioni”.

Con il R.D. 13 aprile 1905, n. 234, avente per oggetto il Regolamento tecnico-araldico della Consulta Araldica, all’art. 4, invece, si precisa: “Le Provincie, i Comuni, gli Enti morali non possono servirsi dello stemma dello Stato ma di quell’arma o simbolo del quale od avranno ottenuta la concessione o riportato il riconoscimento, a norma del vigente Regolamento Araldico”.

Sempre l’art. 4 risulta corredato dalle seguente nota, stesa dal senatore barone Manno, commissario del Re presso la Consulta Araldica del Regno: “L’arma dello Stato deve segnare ed indicare i provvedimenti governativi. E’ illogico, oltre che abusivo, che altri enti, siano pure di Amministrazioni pubbliche, ma non governative, si servano degli emblemi di Stato. Parecchie provincie, moltissimi comuni, si trovano in regola per questo punto, ma altre provincie e la maggioranza dei comuni, anche quelli che posseggono uno stemma legale, si servono dell’arma governativa”.
provincia2Al successivo art. 42 troviamo, invece, la nuova corona per le Province, ideata e proposta, sempre, dal barone Manno; l’articolo così recita: “La corona della Provincia (a meno di concessione speciale) è formata da un cerchio d’oro gemmato colle cordonature lisce ai margini, racchiudente due rami, uno di alloro ed uno di quercia, al naturale, uscenti dalla corona, decussati e ricadenti all’infuori”.

L’articolo risulta corredato dalla seguente nota, sempre del barone Manno, che così recita: “Se le città ed i comuni si possono supporre cinti da muraglie turrite o merlate, era illogico, per non dire ridicolo, figurare una intera provincia contornata da una specie di muro della Cina!”.

Così, dal 1905, le Province vennero dotate di una nuova corona, mentre le città continuarono a timbrare i loro scudi con le corone turrite ed i comuni con le corone merlate.

Con il R.D. 21 gennaio 1929, n. 61, “Ordinamento dello stato nobiliare italiano”, all’art. 39, invece, si prescrive: Gli stemmi delle Provincie… non possono essere modificati. Essi hanno la forma così detta sannitica con la corona e con le ornamentazioni prescritte dal Regolamento tecnico araldico del 13 aprile 1905, senza sostegni o tenenti o motti, salvo antiche e provate concessioni”.

Infine, l’ultima e tuttora vigente normativa riguardante gli stemmi per le Province si trova nell’Ordinamento dello Stato Nobiliare Italiano, approvato con il R.D. n. 651 del 7 giugno 1943 e nel Regolamento per la Consulta Araldica del Regno, approvato con il R.D. n. 652, sempre del 7 giugno 1943.

All’art. 31 del R.D. n. 651 si recita: “Gli stemmi… delle Provincie… non possono essere modificati. Il Commissario del Re… determina la forma di quelli di nuova concessione”, mentre nel successivo art. 66 si precisa: “Nel libro araldico degli Enti morali sono descritti gli stemmi… riguardanti Provincie…, con le indicazioni dei riconoscimenti e dei relativi decreti”.

Nel successivo R.D. n. 652, che porta per data sempre il 7 giugno 1943, invece, all’art. 5 si annota: “Gli stemmi… delle Provincie… non possono essere modificati…”; all’art. 57 si recita, invece: “Le Provincie… non possono servirsi dello stemma dello Stato ma di quell’arma o simbolo del quale avranno ottenuto la concessione o riportato il riconoscimento, a norma del vigente Ordinamento araldico” ed all’art. 95 si precisa: “La corona della Provincia (a meno di concessione speciale) è formata da un cerchio d’oro gemmato con le cordonature lisce ai margini, racchiudente due rami, uno di alloro ed uno di quercia, al naturale, uscenti dalla corona, decussati e ricadenti all’infuori”.[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Sezione 6″ tab_id=”1459163708295-4eb4fe15-dac0″][vc_column_text]

secondodopoguerraNel 1935 il Preside (dal 1929 così, infatti, si chiamerà il Presidente dell’Amministrazione Provinciale) indirizzò una lettera al Comune di Venezia, ai Comuni capoluogo di mandamento e ad altri Comuni, sempre della Provincia di Venezia, del seguente tenore: “Quest’Amministrazione ha in istudio la preparazione di un nuovo stemma della Provincia di Venezia da sottoporre all’approvazione reale. Il progetto comprende la riproduzione, nel gonfalone della Provincia, degli stemmi della Città capoluogo, dei Comuni capoluogo di mandamento e di alcuni Comuni minori, anche se ora aggregati ad altri, i quali hanno origini antiche e gloriose. Mi rivolgo perciò alla S.V. per pregarla di volermi inviare, anche in visione, copia dello stemma di cotesto Comune. In mancanza di una copia riprodotta nei colori originali, gradirò una copia a stampa dello stemma, con la descrizione e l’indicazione dei colori. In attesa, ringraziando, con osservanza, IL PRESIDE”. 21)

A seguito delle varie risposte pervenute dai Comuni, il gonfalone della Provincia di Venezia “venne istituito con deliberazione del Rettorato (dal 1929, infatti, la Giunta Provinciale così si chiamerà) il 26 dicembre 1936 in sostituzione del vecchio deteriorato dal tempo. Opera finissima eseguita dal laboratorio femminile del Comitato provinciale orfani di guerra. Su fondo rosso laborato da pregevoli arabeschi d’oro, inquadrato dagli stemmi seguenti: nel mezzo, lo stemma della provincia col leone marciano; sul lato destro, dagli stemmi di San Donà di Piave, di Chioggia, di Noale, di Mirano, di Dolo e di Concordia Sagittaria; sul lato sinistro, dagli stemmi dei comuni di Portogruaro, di Cavarzere, di Caorle, di Malamocco e di Jesolo; sopra, al centro, dallo stemma del comune di Venezia; sotto, al centro, dallo stemma del comune di Mestre”, come si evince sempre dal testo La Provincia di Venezia 1797 – 1968. 22) .

Ma la Provincia di Venezia, pur adottando il gonfalone, non si premurò di richiederne il riconoscimento a Roma.

La prima norma che parla, infatti, dei gonfaloni la troviamo nell’Ordinamento dello stato nobiliare italiano, approvato con il R.D. 21 gennaio 1929, n. 61, dove all’art. 39, 3° comma, così si recita: “La forma degli antichi Gonfaloni non potrà essere modificata. La Consulta determinerà la forma di quelli di nuova concessione”.

Eguali prescrizioni si ritrovano anche nell’Ordinamento dello stato nobiliare italiano approvato con il R.D. 7 giugno 1943, n. 651, dove all’art. 31 si ribadisce: “Gli stemmi e i gonfaloni storici delle Provincie e dei Comuni non possono essere modificati. Il Commissario del re determina la forma di quelli di nuova concessione”.

Ed infine l’art. 5 del vigente R.D. 7 giugno 1943, n. 652, Regolamento per la Consulta Araldica del Regno, prescrive la forma come segue: “… i gonfaloni storici delle Provincie… non possono essere modificati. Il Commissario del re determina la foggia di quelli di nuova concessione, avvertendo che il gonfalone non può mai assumere la forma di bandiera ma deve consistere in un drappo quadrangolare di un metro per due, del colore di uno o di tutti gli smalti dello stemma, sospeso mediante un bilico mobile ad un’asta ricoperta di velluto dello stesso colore, con bullette poste a spirale, e terminata in punta da una freccia, sulla quale sarà riprodotto lo stemma e sul gambo il nome della provincia… . Il drappo riccamente ornato e frangiato sarà caricato nel centro dello stemma della Provincia… sormontato dall’iscrizione centrata ‘Provincia di…’. La cravatta frangiata dovrà consistere in nastri ricolorati dai colori nazionali”.

[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Sezione 7″ tab_id=”1459167048928-b45c42ea-cf83″][vc_column_text]provinciavenezia1935Ritornando allo stemma della Provincia di Venezia, ricordiamo che dal 1934 figurerà caricato con il capo del Littorio.

Il capo del Littorio, infatti, come già ricordato, fece la sua comparsa con il R.D. 24 ottobre 1933, n. 1440, ove si prevedeva appunto, negli scudi dei comuni e delle province e di altri enti morali, tale pezza che è “di rosso (porpora) al fascio littorio d’oro, circondato da due rami di quercia e di alloro, annodati da un nastro dai colori nazionali”.

Il capo del Littorio negli scudi serviva, ovviamente, a simboleggiare l’indissolubile unione degli enti territoriali con il regime fascista.
E giustamente il Neubecker annota: “L’uso medievale italiano di esprimere l’appartenenza a una parte politica per mezzo del capo dello scudo fu continuata durante il fascismo in molti stemmi di città italiane”. 23)

Il capo, araldicamente è una pezza onorevole, a larga fascia, che occupa la terza parte superiore dello scudo.

In araldica, il capo è molto frequente; famosi il capo dell’Impero, il capo di Savoia, il capo di Malta, il capo d’Angiò.

Tale pezza araldica verrà abolita con il Decreto Legislativo Luogotenenziale 26 ottobre 1944 n. 313. Ma molti Enti, ignorando l’esistenza di tale Decreto Legislativo Luogotenenziale, hanno tolto, alla caduta del fascismo, solo il fascio littorio d’oro, circondato da due rami di quercia e di alloro, annodati da un nastro dei colori nazionali, mantenendo, invece, il capo di rosso, ritenendo, a torto, che tale pezza appartenesse, invece, all’arme dell’Ente e non all’emblema araldico del fascismo.

Così, per la città di Venezia, prima del D.P.R. 6 novembre 1996, concessivo del nuovo stemma, venne usata, anche in preziose pubblicazioni di storia veneziana, l’arme di Venezia decretata il 1° maggio 1942, con il capo di rosso, senza il fascio littorio d’oro. 24)

Stesse considerazioni valgono per gli stemmi della provincia di Venezia e dei comuni di Venezia, Portogruaro, Jesolo e Caorle caricati nel drappo del gonfalone provinciale, confezionato nel secondo dopoguerra, ove appunto risultano tutti con il capo di rosso. 25)[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Sezione 8″ tab_id=”1459167224346-b64eea4c-63f3″][vc_column_text]provinciaveneziaNel successivo gennaio 1993 l’araldista Giorgio Aldrighetti indirizzava al Presidente della Provincia di Venezia delle osservazioni sull’art. 6 dello Statuto della Provincia di Venezia che riguardava gli emblemi araldici, sostenendo che lo stemma, il gonfalone, la bandiera ed il sigillo in uso non rispondevano ai dettami araldici vigenti. 26)

Veniva di conseguenza interpellato l’Ufficio Araldico della Presidenza del Consiglio dei Ministri che, con nota del 29 marzo 1993, indirizzata al Presidente della Provincia di Venezia, rispondeva, chiarendo, tra l’altro, che: “il gonfalone riprodotto nel bimestrale di informazione di Codesta Provincia – Anno XVI n. 3 – 1992 (vedasi fotocopia allegata) non è solo profondamente errato perché ospita stemmi di enti territoriali estranei al profilo istituzionale della Provincia, ma anche perché lo stemma:

– è assurdamente rinchiuso in un rettangolo privo di significato;

– ha una scritta non convessa verso l’alto, ma anzi posta in due righe, su un cartiglio di fantasia;

– è sormontato da una corona non spettante all’Ente provincia;

– reca un ‘capo’ non previsto dal R.D. dell’anno 1875 (si opina che il detto ‘capo’ di porpora sia il “capo del Littorio” privo del fascio; ma tutto il detto ‘capo’ deve essere soppresso, ai sensi del Decreto Legislativo 26 ottobre 1944, n. 313)”. 27)

Per quanto sopra la Giunta Provinciale, con Deliberazione prot. 11458/840 del 5 maggio 1994, incaricava l’araldista Giorgio Aldrighetti: “per le correzioni da effettuare allo stemma, sigillo e gonfalone della Provincia di Venezia”. 28)

Il Consiglio Provinciale di Venezia, nella seduta del 27 luglio 1995, con provvedimento prot. n. 4840/II di verb., approvava, poi, l’istruttoria storico araldica prodotta dall’Aldrighetti ed i bozzetti araldici preparati dal blasonista Sandro Nordio, sempre di Chioggia.

Venivano poi approntati tutti i documenti che portavano al Decreto Presidente della Repubblica 15 aprile 1996 che così recita:

“Il Presidente della Repubblica

VISTA la domanda con la quale il Presidente della Provincia di Venezia chiede la concessione di uno stemma in sostituzione di quello conseguito nel 1875, nonché la concessione di un gonfalone per uso di quella Provincia;
VISTI gli atti prodotti a corredo della domanda stessa;

CONSIDERATA la validità della ricerca che ha consentito una blasonatura storicamente e araldicamente più pertinente di quella sancita dal R.D. 26 Aprile 1875, concessivo dello stemma;

SULLA PROPOSTA del Presidente del Consiglio dei Ministri;

DECRETA

In sostituzione dello stemma concesso dal citato R.D. 26 Aprile 1875 è concesso alla Provincia di Venezia, uno stemma descritto come appresso:
stemmaprovinciavenezia_3STEMMA: d’azzurro, al leone d’oro, alato e nimbato dello stesso, con la testa posta di fronte, accovacciato, tenente con le zampe anteriori avanti al petto il libro d’argento, scritto delle parole in lettere maiuscole romane di nero, PAX TIBI MARCE nella prima facciata, in quattro righe, ed EVANGELISTA MEUS nella seconda facciata, similmente in quattro righe. Ornamenti esteriori da Provincia.

Viene altresì concesso il seguente

gonfaloneprv3GONFALONE: drappo di bianco, riccamente ornato di ricami d’oro e caricato dallo stemma sopra descritto con la iscrizione centrata in oro, recante la denominazione della Provincia. Le parti di metallo ed i cordoni saranno dorati. L’asta verticale sarà ricoperta di velluto bianco, con bullette dorate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma della Provincia e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri ricolorati dai colori nazionali frangiati d’oro.

Il presente decreto sarà debitamente trascritto.

Dato a ROMA, addì 15 aprile 1996.

L. Dini

Oscar Luigi SCALFARO

Ministero per i beni Culturali e Ambientali
Trascritto nel REGISTRO ARALDICO
dell’Archivio Centrale dello Stato
29 Aprile 1996
Il Soprintendente

Registrato nei registri dell’Ufficio Araldico
Addì 16.5.1996
Reg. anno 1996 pag. n. 18[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Sezione 9″ tab_id=”1459167492761-f580a162-e125″][vc_column_text]fasciaprvNel 1999, il Presidente della Provincia di Venezia si doterà della fascia distintiva, giusta la Legge 3 agosto 1999, n. 265, che all’art. 11, comma 14, così recita: “Distintivo del Presidente della Provincia è una fascia di colore azzurro con lo stemma della Repubblica e lo stemma della propria Provincia, da portare a tracolla”.

Nel successivo 2001, la Provincia di Venezia, con Determinazione dirigenziale n. 42661 del 30 luglio, affidava all’araldista Giorgio Aldrighetti, l’incarico di produrre l’istruttoria storico-araldica per il riconoscimento della propria bandiera, con Decreto Presidente della Repubblica.

Infatti lo Statuto della Provincia di Venezia, approvato dal Consiglio provinciale con deliberazione prot. 19050/I di verbale del 15 ottobre 1991 e successive modificazioni ed integrazioni, all’art. 6 parla degli emblemi araldici propri dell’ente provinciale, tra i quali la bandiera, ma quest’ultima, come già enunciato, non risulta concessa con Decreto Presidente della Repubblica. 30) Per le bandiere delle Province la prima norma che parla di tale particolare insegna è l’art. 72 del R.D. 5 luglio 1896, n. 314 Regolamento per la Consulta Araldica, che così recita: “Nel libro araldico degli enti morali si segna il possesso legittimo e riconosciuto di … bandiere… alle Provincie colle indicazioni delle concessioni o riconoscimenti e delle prese deliberazioni”.

Con il successivo R. D. 13 aprile 1905, n. 234, Regolamento tecnico-araldico della Consulta Araldica, all’art. 60 si prevede: “Si possono fare concessioni ad Enti morali di bandiere”.

Ed ancora nell’Ordinamento dello stato nobiliare italiano, approvato con il R.D. 21 gennaio 1929, n.61, all’art. 101 si precisa che: “Nel libro araldico degli Enti morali sono segnati… le bandiere… riguardanti Provincie…, con le indicazioni dei riconoscimenti e delle relative deliberazioni”.

Sostanzialmente eguale anche la vigente legislazione dove, appunto, nel R.D. 7 giugno 1943, n. 651, che ha per oggetto l’Ordinamento dello stato nobiliare italiano, all’art. 66 si recita testualmente: “Nel libro araldico degli Enti morali sono descritti… le bandiere, … riguardanti Provincie…, con le indicazioni dei riconoscimenti e dei relativi decreti”, mentre nel R.D. 7 giugno 1943, n. 652, che tratta sul Regolamento per la Consulta Araldica del Regno, all’art. 113, come già evidenziato, si prevede: “Si possono fare concessioni ad Enti morali di bandiere…”.

Per completezza d’esposizione va rilevato comunque che, a tutt’oggi, rarissime sono le decretazioni di bandiere a favore di Enti morali, ed in particolare a favore di Province, proprio per il fatto che non siamo in presenza di un atto dovuto, come per la concessione dello stemma e del gonfalone, ma solo di una facoltà.[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Sezione 10″ tab_id=”1459167558679-ce1f693f-b216″][vc_column_text]

Di conseguenza, bandiera_2 (1)

Drappo di bianco, con altezza pari alla metà della lunghezza, in essa lunghezza comprese sei strisce orizzontali rettangolari, con lunghezza pari circa ad un terzo della lunghezza complessiva, il drappo caricato nella parte priva di strisce dallo stemma concesso con il D.P.R. 15 aprile 1996. L’asta sarà ricoperta di velluto bianco, con bullette dorate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma della provincia e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d’oro.

Il drappo della bandiera lo si è mantenuto di bianco, nel rispetto della primitiva bandiera concessa con lettera del Ministero dell’Interno del 24 marzo 1887, dove la Provincia di Venezia, veniva, appunto, autorizzata “a far uso di una propria bandiera formata di un drappo bianco, caricato in cuore dello stemma che fu concesso alla detta Provincia con Decreto reale del 26 aprile 1875” e nel rispetto del D. P. R. 15 aprile 1996 dove, per colore del drappo del gonfalone alla Provincia, viene autorizzato il di bianco.

Il drappo carica poi lo stemma concesso con il già ricordato D.P.R. 15 aprile 1996 ed ha sei strisce orizzontali rettangolari, come si evince dalla blasonatura, volendo così far risaltare la partecipazione ed il ruolo dei cittadini che compongono i sei Circondari del Portogruarese, Sandonatese, Miranese, Riviera del Brenta, Chioggia e di Cavarzere e Cona. 31)

Il Circondario del Portogruarese comprende i comuni di Annone Veneto, Caorle, Cinto Caomaggiore, Concordia Sagittaria, Fossalta di Portogruaro, Gruaro, Portogruaro, Pramaggiore, San Michele al Tagliamento, San Stino di Livenza e Teglio Veneto.

Il Circondario del Sandonatese comprende i comuni di Cavallino Tre Porti, Ceggia, Eraclea, Fossalta di Piave, Jesolo, Marcon, Meolo, Musile di Piave, Noventa di Piave, San Donà di Piave, Torre di Mosto e Quarto d’Altino.

Il Circondario del Miranese comprende i comuni di Martellago, Mirano, Noale, Pianiga, Salzano, Santa Maria di Sala, Scorzè e Spinea.

Il Circondario della Riviera del Brenta comprende i comuni di Campagna Lupia, Campolongo Maggiore, Camponogara, Dolo, Fiesso d’Artico, Fossò, Mira, Stra e Vigonovo.

Il Circondario di Chioggia comprende il comune di Chioggia.

Il Circondario di Cavarzere e Cona comprende i comuni di Cavarzere e Cona. 32)

Infatti l’art. 28 dello Statuto provinciale recita: “La Provincia è articolata in circondari per il decentramento, la partecipazione dei cittadini e l’organizzazione dei servizi di base, attraverso appositi uffici”. 33)

Così nella bandiera della Provincia di Venezia, in forma allegorica, si simboleggia il territorio del comune di Venezia nel drappo, mentre nelle sei code tutti gli altri comuni che compongono i circondari.

La Giunta Provinciale di Venezia, nella seduta del 20 novembre 2001, con provvedimento prot. n. 67037 Reg. n. 107321, (N. 368 di verbale), per oggetto: “Adozione della bandiera della Provincia di Venezia”, approvava, poi, all’unanimità l’istruttoria storico araldica prodotta dall’Aldrighetti ed il bozzetto del nuovo vessillo disegnato dal blasonista Sandro Nordio.

Il successivo 28 novembre 2001, l’araldista Giorgio Aldrighetti illustrava e consegnava a Roma al professor Paolo dei conti Tournon ed al commendator Francesco Galeta dell’Ufficio Araldico della Presidenza del Consiglio dei Ministri, le istanze del Presidente della provincia di Venezia, tendenti ad ottenere l’ambito emblema araldico della bandiera, producendo, altresì, tutti gli altri atti a corredo delle istanze stesse.

Per quanto sopra il Presidente della Repubblica emanava in data 11 gennaio 2002 il decreto concessivo della Bandiera alla Provincia di Venezia.

______________________________________

1) Archivio Centrale dello Stato – Archivio della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Ufficio Araldico, Roma, Fascicoli delle Province – Venezia – fasc. 8600.6.87.
2) Ibidem.
3) Ibidem.
4) Ibidem.
5) Ibidem.
6) Ibidem.
7) Ibidem.
8) Ibidem.
9) Ibidem.
10) Ibidem.
11) Ibidem.
12) Ibidem.
13) Ibidem.
14) Ibidem.
15) Ibidem.
16) Ibidem.
17) Ibidem.
18) Ibidem.
19) Ibidem.
20) A. Stangherlin, La Provincia di Venezia, 1797 – 1968, Venezia 1968, p. 147.
21) Archivio Comunale Chioggia, Nota prot. prov.le n. 19154 dell’11 dicembre 1935 – Anno XIV diretta al sig. Podestà di Chioggia e protocollata dal Comune di Chioggia al n. 15644 del 12 dicembre 1935. Il Comune di Chioggia rispose con la seguente nota prot. 15044 del 21 dicembre 1935-XIV: “Amministrazione della Provincia di Venezia. Con riferimento alla nota sopraccitata, allego copia, a colori, dello stemma di questo Comune. Con osservanza. IL COMMISSARIO PREFETTIZIO”.
22) A. Stangherlin, La Provincia di Venezia, 1797 – 1968, cit., p.147.
23) O. Neubecker, Araldica, origini, simboli e significato, Verona 1980, p. 97.
24) Vedasi, ad esempio, frontespizio a colori del libro “Storia delle città italiane, Venezia” di E. Franzina, Roma-Bari 1986, o lo stemma, sempre del Comune di Venezia, caricato nel Gonfalone della Provincia, confezionato nel secondo dopoguerra.
25) Frontespizio a colori della rivista “Provincia di Venezia” Anno XVI – n° 3 – 1992 – Speciale Statuto.
26) “Al sig. Presidente della Provincia di Venezia.
Oggetto: Osservazioni sull’art. 6 dello Statuto della Provincia di Venezia.
Avendo avuto l’opportunità in data odierna di vedere il n. 3 – 1992 della rivista bimestrale di informazione “La Provincia di Venezia”. Speciale Statuto, mi permetto formulare alcune osservazioni per quanto riguarda l’art. 6 dello Statuto che così recita:

 

Art. 6 – STEMMA E GONFALONE:
1) Lo stemma della Provincia è quello rappresentato dall’allegata fotografia.
2) Il gonfalone della Provincia è quello rappresentato dall’allegata fotografia.
3) Il sigillo della Provincia di Venezia è quello rappresentato dall’allegata riproduzione su foglio.
4) Il Consiglio stabilisce i criteri per l’utilizzazione dello stemma, del gonfalone e del sigillo nel rispetto delle leggi vigenti.
Una prima osservazione riguarda il titolo dell’articolo “Stemma e Gonfalone” e non ”Stemma, Gonfalone e Sigillo”, visto che si parla anche di questo importantissimo strumento identificativo. Per quanto riguarda la descrizione dei primi tre commi in cui si ripete: “è quello rappresentato dall’allegata fotografia o riproduzione su foglio”, mi sembra si dia l’impressione che esista quasi il timore di blasonare lo stemma, il gonfalone ed il sigillo, mancando così descritto nel testo ufficiale di uno Statuto il simbolo identificativo di una comunità provinciale; lo stemma sta per la Provincia, anzi è la Provincia in quanto in tale emblema c’è la storia della nostra dignità e del nostro onore.
Nel quarto comma si parla di criteri per l’utilizzazione dello stemma, gonfalone e del sigillo nel rispetto delle vigenti leggi. Risultando le vigenti leggi in materia araldica i RR. DD. 7 giugno 1943, n. 651 e 652, mi sia ancora concesso osservare quanto segue:
Stemma della Provincia di Venezia:
Dalla foto a colori riportata in copertina della rivista blasono: d’azzurro al leone d’oro posto con la testa di fronte, alato e nimbato dello stesso, accovacciato, tenente fra le zampe anteriore avanti al petto il libro d’argento su cui sta scritto a lettere maiuscole romane di nero il motto PAX TIBI MARCE EVANGELISTA MEUS, al capo di rosso. Ornamenti esteriori da Provincia.
Per quanto riguarda gli ornamenti esteriori, lo scudo risulta timbrato dalla corona di Provincia a sette torri visibili, corona approvata dalla R. Consulta araldica con deliberazione del 4 maggio 1870. E’ da osservare, visto che si parla di rispetto delle vigenti leggi, che la corona di Provincia vigente è quella riportata nel Regolamento Tecnico araldico della Consulta Araldica del Regno d’Italia, approvato con il R.D. 13 aprile 1905, n. 234, dove all’art. 42 si recita che la corona della Provincia è formata da un cerchio d’oro gemmato colle cordonature liscie ai margini, racchiudente due rami, uno di alloro ed uno di quercia, al naturale, uscenti dalla corona, decussati e ricadenti all’infuori. (…) Per il capo di rosso, osservo che è un parziale ricordo dell’epoca fascista, quando nel 1933 con il R.D. 24 ottobre, n. 1440 venne istituito il Capo del littorio “di rosso (porpora) al fascio littorio d’oro, circondato da due rami di quercia e di alloro, annodati da un nastro dai colori nazionali”, quale pezza da caricare negli stemmi degli enti morali, ma tale pezza venne soppressa con il D.L.L. 26 ottobre 1944, n. 313.
Per il Gonfalone non comprendo poi la quadratura entro la quale viene caricato lo stemma della Provincia e nemmeno l’iscrizione PROVINCIA DI VENEZIA con parole e campo bianco sotto la punta dello scudo. L’iscrizione invece va centrata in oro alla sommità dello stemma. (…) Non condivido poi la presenza di numerosi stemmi di Comuni tuttora esistenti o estinti sempre nel drappo del gonfalone. (…) Analizzando tali stemmi bisognerebbe forse scrivere un nuovo trattato d’araldica. (…) Portogruaro timbra il proprio stemma con una corona nientemeno da Provincia, seppur del vecchio tipo, a sette torri visibili, approvata nel 1870 ma in uso tuttora anche nello stemma della Provincia di Venezia; Dolo timbra la propria arma con una corona a tre torri che in araldica non è mai esistita; Concordia invece timbra lo stemma con una corona marchionale. (…)
Parecchi campi degli scudi risultano di bianco, come per Chioggia e Concordia, ma il bianco non figura fra gli smalti araldici. (…) Per il sigillo riportato a pag. 15 della rivista blasono d’argento al leone d’argento, con la testa posta di fronte, alato e nimbato d’argento, accovacciato, tenente fra le zampe anteriori avanti il petto il libro d’argento su cui sta scritto in lettere maiuscole romane di nero il motto PAX TIBI MARCE EVANGELISTA MEUS. Ornamenti esteriori da Provincia.
Risultando lo stemma riprodotto in bianco e nero dovevano invece essere inseriti i segni convenzionali per indicare il colore degli smalti; nel nostro caso, in assenza di tali segni, necessariamente si blasonerà il tutto d’argento, poiché tale smalto lo si indica senza alcun segno o tratteggio. (…) La corona, sempre per il sigillo, è quella del vecchio tipo, approvata nel 1870 e non quella vigente. (…). Giorgio Aldrighetti”.
(Nota del 14 gennaio 1993 per oggetto: “Osservazioni sull’art. 6 dello Statuto della Provincia di Venezia”, indirizzata al Presidente della Provincia di Venezia).

 

27) Presidenza del Consiglio dei Ministri, nota S.G. 8600.6.87 del 29 marzo 1993, diretta al Presidente della Provincia di Venezia.
28) Provincia di Venezia, Segreteria Generale, nota del 30 giugno 1994 diretta a Giorgio Aldrighetti, Chioggia.
29) Decreto Presidente della Repubblica 15 Aprile 1996.
30) Statuto della Provincia di Venezia approvato dal Consiglio provinciale con deliberazione prot. 19050/I di verbale del 15 ottobre 1991 e successive modificazioni ed integrazioni (prot. n. 23556/II di verbale del 27 aprile 2000 – ultima modifica).
31) Guida ai servizi della Provincia di Venezia, a cura della Provincia di Venezia, Venezia 2000, pagg. 11-12. 32) Ibidem.
33) Statuto della Provincia di Venezia, cit, art. 28.

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Cerimonia di presentazione
dei nuovi simboli araldici ufficiali
Provincia di Venezia
24 aprile 2004

Sabato 24 aprile 2004, vigilia della solennità di san Marco evangelista patrono di Venezia e delle genti venete, nella fastosa cornice della sala del consiglio provinciale in Cà Corner, Venezia, ha avuto luogo la solenne cerimonia di presentazione dei nuovi simboli araldici ufficiali della Provincia di Venezia. Allo storico appuntamento figuravano presenti le massime autorità civili e militari di Venezia, oltre a tutti i sindaci dei 44 Comuni che compongono la provincia veneziana. Alle ore 10.30, al suono delle chiarine da parte dei valletti in costume storico, hanno fatto ingresso nel salone il nuovo gonfalone e la nuova bandiera della Provincia, scortati da agenti della polizia provinciale, in alta uniforme.

Ha preso poi, per primo, la parola il presidente della Provincia, Luigino Busatto che ha, tra l’altro, evidenziato l’importanza della celebrazione e il vivo compiacimento per vedere l’ente provinciale dotato di stemma, gonfalone e bandiera, con decreto del Presidente della Repubblica, asserendo testualmente “di non nascondere l’orgoglio e la soddisfazione per questa giornata del tutto particolare”. È seguito il saluto del presidente del consiglio provinciale Renato Spolaor e l’intervento del vice presidente-assessore ai lavori pubblici Davide Zoggia, che ha brevemente illustrato i restauri conservativi effettuati in Cà Corner, prestigiosa sede della Provincia e della Prefettura.

L’araldista Giorgio Aldrighetti, nostro socio, ha poi tenuto l’orazione ufficiale. Nel suo dotto intervento, ha intrattenuto l’attento e qualificato auditorio sulla simbologia del leone marciano, con particolare riguardo alla sua applicazione nell’araldica civica ed ecclesiastica, ricordando come la Provincia di Venezia usasse uno stemma ed un gonfalone che non erano rispettosi del patrimonio araldico veneziano e delle norme blasoniche, pur essendo alla presenza di un’insegna tra le più famose e celebri: il leone marciano.

Ha narrato, tra la viva attenzione dei presenti, che San Girolamo, acuto scrittore e padre della Chiesa del IV secolo, da cui nasce tutta la tradizione sulle interpretazioni dei quattro Viventi delle visioni del profeta Ezechiele, nell’antico Testamento, e di San Giovanni, nell’Apocalisse, assegna a San Marco il leone alato perché il Suo Vangelo inizia con le tentazioni di Gesù nel deserto, a San Matteo l’uomo, sempre alato, perché inizia il Suo Vangelo con la genealogia di Cristo, a San Luca il vitello con le ali perché il Vangelo inizia con il sacrificio al tempio di Zaccaria, padre di San Giovanni il Battista e a San Giovanni l’aquila, per l’acutezza teologica del linguaggio.

La Repubblica di Venezia – ha continuato – usò nei suoi stendardi, nei secoli XII e XIII, l’immagine di San Marco-la prima citazione è del 24 luglio 1177-cui venne a sostituirsi il simbolo dello stesso Santo, in forma leonina, nei primi anni del secolo XIV. E dal XV secolo i leoni marciani passanti cominceranno a poggiare con le zampe anteriori sulla terraferma, in ostentazione del saldo dominio dello “stato da terra”, mentre con le posteriori continueranno a figurare nell’acqua, per la perpetuazione dello “stato da mar”.

Ha chiarito, poi, che la iscrizione PAX TIBI MARCE EVANGELISTA MEUS – che appare nel libro aperto, e non nell’Evangelario come erroneamente riportato in autorevoli testi – poiché tale iscrizione non figura in nessun Vangelo – trova origine in una leggenda che recita che quando Marco ebbe, per incarico di San Pietro, fondato il patriarcato di Aquileia e, una volta compiuta la sua opera apostolica, fu tornato a Roma, una tempesta scoppiata subitaneamente sospinse la sua nave nella laguna di Venezia, facendola incagliare proprio nella sabbia d’una delle solinghe e ancora disabitate isole di Rialto. L’evangelista, felicemente scampato alla furia dei venti, scese a terra e, stanco, si coricò presso la verde riva. E s’addormentò. Gli apparve in sogno un angelo del Signore, che gli disse: Pax tibi, Marce, evangelista meus, hic requiescet corpus tuum.. .- Pace a te Marco, mio evangelista, e sappi che qui un giorno riposerà il tuo corpo. Ti sta davanti un’ancor lunga via, o evangelista di Dio, e molte fatiche dovrai sopportare nel nome di Cristo. Ma dopo la tua morte il popolo credente che abiterà questa terra edificherà in questo luogo una città meravigliosa e si paleserà degno di possedere il tuo corpo. Gli tributerà la più alta venerazione…-. E quando nell’828, Buono da Malamocco e Rustico da Torcello riuscirono a trafugare il corpo del Santo sepolto ad Alessandria d’Egitto, ormai terra d’infedeli, per riportarlo a Venezia, si ritenne avverata la profezia.

A conferma di ciò – sempre l’Aldrighetti continua – Andrea Dandolo, dopo l’elezione a doge avvenuta nel 1343, compose la Chronica per extensum descripta, fornendoci, con dovizia di particolari, il racconto del trafugamento delle spoglie dell’Evangelista.

Ha, altresì, sfatato la diffusa convinzione che assegna sembianze bellicose al leone marciano che impugna, con la zampa anteriore destra, una spada, posta in palo, con la punta rivolta verso l’alto o, meglio, che tale simbolo rappresenti la veneta Repubblica in stato di guerra. Tale credenza – sostiene il nostro socio – non trova riscontro storico-araldico, convenendo invece che la Serenissima non codificò mai ufficialmente i propri emblemi, che vennero rappresentati in modo assai vario, sfuggendo così alle regole araldiche.

Infine, dopo aver ringraziato il blasonista Sandro Nordio di Chioggia, definendolo ottimo e indispensabile collaboratore, per aver curato, con grande perfezione, i bozzetti araldici degli emblemi per la Provincia, ha ricordato che, per la bandiera, sembrerebbe la prima concessione presidenziale ad una provincia, dall’avvento della forma repubblicana. È seguita, poi, la lettura dei decreti presidenziali di concessione dello stemma, gonfalone e bandiera alla Provincia, da parte di Gabriele Marziano direttore generale dell’ente.

Dopo la benedizione impartita da mons. Visentin, delegato dal cardinale patriarca di Venezia, ha avuto luogo la consegna degli stemmi ufficiali dei Comuni, in bronzo a cera persa, ai 44 sindaci della Provincia di Venezia.

La cerimonia è proseguita con lo scoprimento, nell’atrio d’onore di Ca’ Corner – già residenza della regina Cornaro di Cipro – della bellissima tavola araldica in bronzo, con lo stemma della Provincia attorniato dagli emblemi degli altri 44 Comuni. Nel corso del vin d’honneur, che ha concluso la prestigiosa cerimonia, l’araldista Aldrighetti ha ricevuto i complimenti delle numerose autorità presenti; in particolare, dall’ ammiraglio Paolo Pagnottella, comandante in capo del Dipartimento Militare Marittimo dell’Adriatico.

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