SARZI AMADÈ, L., Come svolgere ricerche sui propri antenati, Mursia Editore Spa, Milano 1995, pp. 173.

Il titolo di questo libro parla da solo, e ne inquadra a puntino il contenuto, le finalità ed il modus scrivendi. Si tratta di un manuale di genealogia di buon livello, concreto, senza fronzoli, ricco di buon senso e di chiari, calzanti esempi. Nulla è stato lasciato al caso in questa guida pratica, rivolta a chi vuole ricercare la storia dei propri antenati: essa, rispetto ad altre opere di pari dignità, vanta il pregio di essere stata scritta da una scorrevole mano giornalistica, e di esser impaginata con una certa attenzione verso l’aspetto visivo della ricerca (come dimostrano la riproduzione di documenti, e l’elenco di compendi ed abbreviazioni calligrafiche antiche). La spigliata scrittura, dal tono colloquiale, è arricchita da esempi e citazioni tratte da documenti d’epoca, oppure inventate di sana pianta ma in stile “d’epoca”.

Dopo una ponderata e breve introduzione sulla natura e sui fini della genealogia, l’Autore si sofferma sui modi in cui si struttura il concetto di parentela, quindi passa alla sua rappresentazione grafica sotto forma di albero genealogico (dove, ironicamente ma non troppo, si interroga su un certo modo di concepire queste ricerche), per poi trascorrere a delineare le strade che, partendo dalla memoria umana e passando per gli archivi civili, religiosi e privati, permettono di giungere alla ricostruzione della propria storia di famiglia.

Molta attenzione è dedicata al reperimento delle fonti antiche, nonché alla loro lettura, operazione resa ancor più ardua dal divario temporale fra colui che scrisse e coloro che leggono. Per favorire questi ultimi, l’Autore ha intercalato al testo numerosi e diversi strumenti di pratica consultazione: tre glossari di termini latini (pp. 19, 87 e 102), e un elenco alfabetico di abbreviazioni e di compendi (pp. 141 – 168, sia in latino che in volgare).

Questi elenchi comprendono solo le casistiche più frequenti: l’auto-genealogista che volesse approfondire questi argomenti troverà, a pp. 112 – 115, i titoli dei testi specifici sui quali fare affidamento.

A p. 110, si citano fonti araldiche utili per la ricerca di eventuali agganci genealogici ma, molto sensatamente, l’Autore mette in guardia sulle illusioni di nobiltà che da esse possono nascere nei casi di assonanza e di omonimia. Alle pp. 132 – 135 si parla invece di araldica e di ricerca degli stemmi, con considerazioni serie e di buon livello, e con un altro breve insieme di titoli ritenuti utili per la lettura e la decifrazione delle armi (le opere dello Spreti, del Ginanni e del Guelfi sono sopravvalutate per i fini perseguiti dall’opera; più indicato è il volume di Bascapè e Del Piazzo; ancor più indicata sarebbe stata l’omessa “Grammatica araldica” del Tribolati, semplice e onesto libretto di inizio secolo che rimane tuttora un validissimo esempio di divulgazione della scienza araldica). Infine, a p. 137 una succinta bibliografia integra i titoli già citati nel testo; al centro del volume, sedici pagine di figure e di foto in bianco-nero completano gli esempi di documenti d’epoca.

Solo una cosa non ci ha soddisfatto in questo lavoro: la parte iniziale dell’introduzione. A p. 5, quinta riga, viene fatto un opportuno accenno a stare in guardia dai venditori di fumo genealogico, i cui prodigi computerizzati ci infestano ormai per ogni dove, dai banchetti delle fiere alle pagine dei giornali, e rendendo all’araldica il peggior servizio, ancor più deleterio di quello provocato dai già pessimi pseudo -araldisti di epoca barocca.

L’accenno di cui sopra è opportuno e dovuto, ma un po’ blando: noi saremmo stati più incisivi. (M.C.A. Gorra)