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di Giorgio Aldrighetti

 

CHIOGGIA
2 DICEMBRE 2004

L’ ARALDICA E IL
LEONE CLUGIENSE

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È stata presentata ufficialmente, giovedì 2 dicembre 2004, nella sala maggiore del palazzo municipale di Chioggia (Venezia), alla presenza di un folto pubblico, l’opera del nostro consocio Giorgio Aldrighetti: L’Araldica e il leone clugiense – Le insegne della comunità di Chioggia, Art & Print editrice, Chioggia 2004.

Erano presenti le massime autorità cittadine, tra cui S.E.R. mons. Angelo Daniel, vescovo di Chioggia, il sindaco dott. Fortunato Guarnieri, il presidente del consiglio comunale Penzo, il comandante del compartimento militare marittimo C.F. Paolo Meneghetti, oltre agli assessori e rappresentanze di varie istituzioni pubbliche e private. La cerimonia è iniziata con il saluto ed il ringraziamento all’autore, del presidente del Gruppo “Amm. C. De Bei” dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia, Bullo; hanno preso, poi, la parola, il sindaco Fortunato Guarnieri e il vice presidente della Fondazione della Comunità Clodiense, cav. graz. mag. Paolo Naccari, che hanno elogiato l’opera e il suo autore.

È seguita la presentazione ufficiale tenuta da S.E. il Cav. di Gran Croce in Obbedienza. Alvise Cicogna, Cancelliere del Gran Priorato di Lombardia e Venezia del Sovrano Militare Ordine di Malta che integralmente, di seguito, riportiamo: “L’araldista Ottifried Neubecker, nella sua opera Araldica, Origini, simboli e significato, afferma che vi sono stati tempi in cui ogni persona sapeva che cosa era uno stemma; oggi non è più la stessa cosa. Eppure anche per il presente si dovrebbe riguardare uno stemma come un elemento essenziale del quadro generale, poiché lo si incontra a ogni piè sospinto, seppure meno noto di quanto lo sia stato nel periodo d’oro dell’araldica.

È evidente che, rimasta la capacità di individuare lo stemma dal punto di vista artistico, è venuta a mancare, alla maggior parte delle persone, la capacità di leggerlo e, di conseguenza, di comprenderlo, avendone, con l’ignorare anche i più semplici dettami dell’araldica, smarrito l’unica vera chiave di lettura ed, inconsapevolmente, una parte non secondaria e trascurabile della loro cultura.

Occuparsi seriamente dell’araldica, in particolare di quella civica, poi, può portare a dover affrontare difficoltà spesso insormontabili dovute alla confusione ed al disordine che vi regnano.

Lo stemma nasce, innanzitutto, con la precisa finalità di contrassegnare con uno specifico messaggio visivo il suo legittimo proprietario, sia esso una singola persona, una comunità civile, una congregazione religiosa, una corporazione, un ordine equestre…, generando, attraverso un appropriato uso dell’immagine e degli smalti araldici, adeguati stimoli alla sfera emotiva ed intellettuale dei singoli individui, promuovendone l’identificazione.

Il Dupré Theseider, nel suo ottimo studio Sugli stemmi delle città comunali italiane, presentato a Firenze nel 1966 al convegno di studi La Storia del Diritto nel quadro delle scienze storiche, giustamente afferma che lo scudo civico riunisce ed esprime, secondo i modi che sono propri del linguaggio araldico, un certo numero di connotati, i quali, senza che occorra il sussidio della scrittura, bastano a identificare il luogo di cui lo stemma è il signum come comunità indipendente e come persona giuridica. La cittadinanza si riconosce tutta nel proprio stemma e vi riscontra le prove del suo passato, professa orgogliosamente attraverso quel simbolo la sua fede nella continuità della vita della comunità e proclama, infine, l’intento di trasmettere questo patrimonio ideale alle future generazioni. Lo stemma cittadino, quindi, sta per la città, anzi è la città.

Nelle nostre città e contrade, gli stemmi ci osservano, testimoni muti ma pregni di valori, di simboli e di significati. Viviamo immersi e circondati da stemmi, anche se sovente, assillati dalla fretta del vivere quotidiano, non li osserviamo e, di conseguenza, non apprezziamo e comprendiamo i valori ed i significati che essi promanano. Infatti, col mutare della sensibilità culturale, l’espandersi dell’araldica tra i popoli, con la sua densità di contenuto, si arricchisce di nuove interpretazioni e va come svelandosi: uno stemma non finisce mai di stupire, di accumulare valore, perché è caricato, nel tempo, della saggezza e dell’esperienza di generazioni di uomini, per le quali rimane significativo, durevole, al di là delle contingenze della storia, e la riflessione continua a maturare, a evolversi, in nuove sfumature, intuizioni e consapevolezze.

D’altro canto è sorprendente constatare come la scienza araldica, sia sempre stata, salvo sporadiche e lodevoli eccezioni, considerata superficialmente come una delle tante vanità dell’orgoglio umano, relegandola, quale esclusivo appannaggio, al mondo gentilizio e a quello feudale-cavalleresco.

L’opera L’Araldica e il leone clugiense – Le insegne della comunità di Chioggia, autore il commendatore Giorgio Aldrighetti, decorato dell’Ordine di Malta, costituisce una sorprendente ed affascinante novità, nel panorama della pubblicistica araldica, così scarsa e non sempre attendibile, frutto di una vita di ricerche documentarie e quindi le più attendibili.

Il volume spazia, in forma analitica, tutti i settori dell’araldica, da quella pubblica a quella privata, da quella ecclesiastica a quella militare, con particolare riguardo, ovviamente, alla storia e ai simboli che sono apparsi nei secoli nella sua città natale, Chioggia.

In tale opera appare, poi, un capitolo dedicato all’araldica piscatoria, ossia ai simboli presenti nelle vele dei natanti; l’autore annota che tutte le imbarcazioni da pesca della marineria chioggiotta, in particolare i caratteristici bragozzi, erano solite portare dipinti, nelle grandi vele, dei simboli, tramandati di padre in figlio. Tali insegne non servivano per l’abbellimento della imbarcazione, ma solo per identificare, con assoluta certezza, specie da lontano, il proprietario del natante.

Con tale capitolo, che mai ho trovato in trattati araldici, l’autore vuole nobilitare il lavoro e le fatiche degli intrepidi pescatori chioggiotti, conosciuti, da sempre, per il loro ardimento e per la loro bravura.

Ritengo doveroso evidenziare che prima di essere una pubblicazione altamente scientifica, essa è un vero monumento d’amore alla propria terra, alle proprie radici, alla memoria dei valori e simboli della propria comunità. Numerose sono le notizie che vengono svelate in questo libro, come quella sorprendente del Leone marciano passante, sostenente con la zampa anteriore destra lo stemma del doge Cristoforo Moro (1462-1471), presente nella facciata, alla sommità della porta centrale, della cattedrale di S. Maria Assunta di Chioggia, scelto, tra centinaia di leoni, dall’araldista Giorgio Aldrighetti, nel 1995, per modello, proprio per le eccellenti e perfette forme araldiche, per comparire nel famosissimo Gonfalone di san Marco, ovvero nella bandiera ufficiale della città di Venezia, che nei secoli – altra notizia sorprendente – non era mai stata decretata, essendone stato affidato all’Aldrighetti, l’incarico dell’istruttoria araldica.

Il relativo decreto del presidente della Repubblica concessivo della bandiera alla città di Venezia vedrà, poi, la luce l’8 gennaio 1997, con il bozzetto araldico preparato dall’altro chioggiotto, l’eccellente blasonista Sandro Nordio.

Siamo quindi in presenza di un’opera araldica di profonda valenza culturale, spirituale e morale, che onora non solo l’autore, ma tutti i cittadini della comunità di Chioggia.

Sarebbe troppo lungo descrivere, in questa sede, le tante e dotte osservazioni che appaiono in questo testo, superbamente illustrato, e con la maggior parte del materiale iconografico inedito.

Mi sia solo concesso evidenziare come l’autore, parlando del padiglione dell’arme del Sovrano Militare Ordine di Malta, osserva giustamente che il manto è di nero, proprio perché, prima di essere Ordine sovrano, militare ed ospedaliero, è Ordine religioso.

Concludo, riportando quanto afferma per questa eccellente pubblicazione, nella prefazione, Massimo Sgrelli, Capo del Dipartimento del Cerimoniale di Stato, dal quale dipartimento dipende anche l’ufficio araldico della Presidenza del Consiglio dei Ministri, e quindi la massima autorità italiana in campo araldico: “Questo libro ha un grande valore scientifico, perché esamina con attenzione gli aspetti storico sociologici e li connette alla realizzazione concreta degli stemmi nei singoli settori di applicazione.
Appare pertanto una opera completa, dalla quale è possibile, anche al lettore meno esperto, trarre conoscenza del panorama araldico, mostrato con profonda maestria attraverso l’itinerario dei simboli chioggiotti e del Veneto.

Sapientemente illustrato, il libro offre un contributo importante alla elevazione delle conoscenze, non soltanto della disciplina araldica, ma anche della storia dei simboli e delle forme.

Ne ho letto con attenzione le pagine – continua lo Sgrelli – traendone grande arricchimento e credo sia mio dovere, nella mia funzione di capo del Dipartimento del Cerimoniale di Stato, rivolgere all’illuminato e profondissimo Autore un caloroso ringraziamento, nella convinta certezza che queste pagine forniranno un ausilio fondamentale alla araldica nazionale e alla sua disciplina”.

Un vero, meritato plauso, quindi, all’araldista comm. Giorgio Aldrighetti, decorato dell’Ordine di Malta, al quale ascriviamo a lode quanto affermato nel 1656, dal patrizio veneto Matteo Dandolo: “Il laudare la propria Patria non cade sotto quella regola che proibisce la esaltazione delle cose proprie, perché la Patria propriamente non è di noi, più tosto noi siamo della Patria”.

Il Vescovo di Chioggia, mons. Daniel, nel suo intervento, ha evidenziato il rigore scientifico dell’opera, in cui araldica civile e religiosa s’intrecciano. Ha preso per ultimo la parola l’autore, che dopo i dovuti ringraziamenti – in particolare al blasonista Sandro Nordio, che gli cura tutti i bozzetti araldici – ha evidenziato come il leone sia una sorta di filo conduttore dell’opera e ha concluso, non senza un velo di commozione, da autentico ex allievo salesiano, con un omaggio a Maria Ausiliatrice, che figura a pieno titolo nella storia veneziana come Praesidium venetorum. Un lungo applauso dei presenti ha chiuso la cerimonia, dopo la consegna, da parte del sindaco di Chioggia al nostro consocio Giorgio Aldrighetti, dell’artistico quadro che riproduce la bandiera della città di Chioggia.

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