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Araldica Eclesiastica

di Giorgio Aldrighetti

Gli Anni Santi

di Pier Felice degli Uberti e
Maria Loredana Pinotti degli Uberti

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Gli stemmi dei
Pontefici del Giubileo

L’araldica è un linguaggio costituto da una miriade di figure, e lo stemma è un contrassegno che deve esaltare una particolare impresa, un fatto importante, un’azione da perpetuare.

Questa scienza documentaria della storia dapprima era riservata ai cavalieri ed ai partecipanti ai fatti d’armi, sia guerreschi che sportivi, che si rendevano riconoscibili grazie allo stemma, posto sullo scudo, sull’elmo, sulla bandiera e anche sulla gualdrappa, rappresentante l’unico modo per distinguersi gli uni dagli altri.

L’araldica dei cavalieri venne quasi subito imitata dalla Chiesa, anche se gli enti ecclesiastici in periodo “pre-araldico” avevano già propri segni distintivi, tanto che al sorgere dell’araldica, nel sec. XII, tali figure assunsero i colori e l’aspetto propri di quella simbologia.

L’araldica ecclesiastica al nostro tempo è viva ed attuale e largamente utilizzata. Per un prelato, tuttavia, l’uso di uno stemma deve oggi essere definito quale simbolo, figura allegorica, espressione grafica, sintesi e messaggio del suo ministero.

Occorre ricordare che agli ecclesiastici fu sempre vietato l’esercizio della milizia e il porto delle armi, e per tale motivo non si sarebbe dovuto adottare il termine “scudo” o “arme” propri dell’araldica; tuttavia va detto che sino a tempi recenti gli ecclesiastici usavano il loro stemma di famiglia, spessissimo privo di qualunque simbologia religiosa.

La stessa simbologia della Chiesa Romana è attinta dal Vangelo ed è rappresentata dalle chiavi consegnate da Cristo all’apostolo Pietro.

Le insegne della Chiesa sono di rosso alle due chiavi in croce di S. Andrea, una d’oro e l’altra d’argento, con i congegni in alto e quasi sempre rivolti verso i lati dello scudo; dalle impugnature pendono due cordoni con fiocchi generalmente rossi, oppure azzurri.

Lo scudo viene sormontato dalla tiara che è un alto copricapo terminante ad ogiva e argenteo, al quale si applicavano al tempo di Bonifacio VIII due corone e dal 1314 in poi tre corone (ragione per cui è chiamata triregno), cimato da un piccolo globo crociato d’oro.

Dal triregno pendono due infule (nastri) caricate ciascuna da una crocetta patente. Fra le varie interpretazioni citeremo quella che dice le tre corone rappresentare la Chiesa militante, la sofferente, la trionfante. La forma del triregno venne variata nel corso dei tempi; lo troviamo rappresentato più o meno rigonfio, in alcuni casi privo del globo e della crocetta; altre volte ancora con la posizione delle infule modificata.

Le chiavi ordinariamente hanno i congegni posti in alto, rivolti a destra e a sinistra, e solitamente traforati a forma di croce, non per la meccanica propria della serratura, ma come simbolo religioso. Le impugnature variarono secondo il gusto artistico, dal gotico al barocco.

Dal secolo XIV le due chiavi, poste in decusse, sono insegna ufficiale della Santa Sede. Quella d’oro a destra, allude al potere sul regno dei cieli, quella d’argento, a sinistra, indica l’autorità spirituale del papato in terra; i congegni sono in alto, ovvero verso il cielo e le impugnature in basso, ovvero nelle mani del vicario di Cristo. I1 cordone con fiocchi che unisce le impugnature allude al legame dei due poteri.

Il primo stemma papale conosciuto è quello di Innocenzo III (1198-1216). Le illustrazioni riferite agli stemmi dei papi sotto il cui pontificato si tenne il giubileo sono state tratte dall’indiscussa autorità dell’Enciclopedia Cattolica (che le realizzò con gli ottimi disegni di A. P. Frutaz) e dalle vecchie edizioni dell’annuario Pontificio; ma si sono voluti approfondire alcuni aspetti nebulosi, dovuti alla difficile interpretazione di quei monumenti che non recano il colore, trovandosi necessario modificare alcune descrizioni al confronto con testi coevi.

Ad eccezione dello scudo dell’attuale Pontefice che è un tipico esempio dell’araldica polacca, è stato utilizzato il modello rinascimentale (lo scudo detto “a testa di cavallo”, usato ancora ai giorni nostri), nonché quello moderno.

La realizzazione di questi stemmi ha richiesto da parte di Maria Loredana Pinotti, direttore della Scuola di Genealogia, Araldica e Scienze Documentarie, un profondo studio per una ideazione e realizzazione grafica che li adattassero alle moderne esigenze dei nostri tempi. Un doveroso ringraziamento per la loro collaborazione è dovuto anche agli amici dell’Istituto Araldico Genealogico Italiano di Bologna nelle persone di Vicente de Cadenas Vicent Cronista Rey de Armas del Regno di Spagna, Luigi Borgia A.H.I. e Maurizio C.A. Gorra; Giorgio Aldrighetti e Carlo Ravagnan[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Sezione 2″ tab_id=”1458648252244-4ff7b2a9-7377″][vc_column_text]

BONIFACIO VIII
DI ANAGNI
Benedetto Caetani
ANNO SANTO 1300

Lo stemma

Arma: d’azzurro alla croce d’oro, il montante posto verso destra e la traversa alzata, accompagnata nel canton sinistro della punta da una “M” dello stesso.

Prima dell’elezione pontificale usò il nero anziché l’oro.

L’arcivescovo mons. Bruno Heim A.H.I. ideatore dello stemma fa presente che esso rappresenta la devozione del pontefice verso Maria (indicata dalla “M”), posta quale devota e sottomessa sotto la Croce, la quale però si sposta per rispetto e devozione.

Famiglia originaria di Wadovice in Polonia, di modeste condizioni ma di profonda tradizione cattolica.

L’ approfondimento:

La vita di Bonifacio VIII

1235 – 11 ottobre 1303
Benedetto Caetani
nato ad Anagni – eletto il 24 dicembre 1294
morto l’11 ottobre 1030

Nato intorno al 1235 ad Anagni, da una famiglia della piccola aristocrazia, dopo varie missioni in Inghilterra e Francia, divenne notaio papale e fu nominato cardinale nel 1291. Fu proprio il cardinale Caetani che nel 1294 suggerì a Celestino V di abdicare e che in seguito, temendo che l’ex papa potesse divenire strumento dei suoi nemici, lo confinò nella torre del castello di Fumone.

Eletto il 24 dicembre 1294, trasferì la sua corte da Napoli a Roma, revocò la maggior parte dei privilegi incautamente concessi da Celestino e destituì tutti i funzionari curiali “scomodi”

Uomo autoritario e ambizioso, consapevole della propria superiorità intellettuale, difese strenuamente la supremazia del potere spirituale su quello temporale, assumendo una posizione talvolta anacronistica.

Intervenne continuamente nelle varie questioni di politica internazionale e, nel 1296, con la bolla Clericis laicos, proibì al clero di versare somme a qualsiasi autorità laica. La reazione del re di Francia fu durissima e il papa dovette accettare un onorevole compromesso, visto che in quel momento si trovava a dover fronteggiare anche la rivolta della potente famiglia dei Colonna, che riuscì però a sedare.

Nel momento di massimo fulgore del suo pontificato, Bonifacio proclamò il 1300 anno giubilare con indulgenza plenaria per i pellegrini che avessero visitato le tombe degli apostoli.

Già l’anno seguente, però, i conflitti con il re di Francia si inasprirono a tal punto che Filippo il Bello decise di attaccare apertamente il papa. L’8 settembre 1303, Nogaret, consigliere del re di Francia, e Sciarra,, capo della famiglia Colonna, presero d’assalto il palazzo papale, imponendo a Bonifacio l’abdicazione. Fu il popolo a insorgere e a liberare il papa, che però ormai prostrato nel corpo e nello spirito, morì poco dopo.[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Sezione 3″ tab_id=”1458648501049-12d5c2c3-b4fd”][vc_column_text]

CLEMENTE VI
FRANCESE
Pietro Roger
ANNO SANTO 1350

Lo stemma

Arma: d’argento, alla banda d’azzurro accompagnata da sei rose di rosso, poste in cinta.

Di famiglia francese originaria di Maumont (Limousin) il padre Guglielmo fu signore di Rosier d’Egleton (Corrèze). La famiglia diede due papi: Clemente VI e il nipote Gregorio XI (1370-1378).

L’ approfondimento:

La vita di Clemente VI

1291 – 6 dicembre 1352
Pietro Roger
nato a Maumont – eletto il 7 maggio 1342
morto il 6 dicembre 1352

Nato nel 1291 a Maumont, nel Limosino, in Francia, fu educato presso il monastero benedettino di La Chiase-Dieu e, dopo aver perfezionato la propria formazione intellettuale a Parigi, divenne dottore in teologia nel 1323.

Arcivescovo di Sens nel 1329 e di Rouen nel 1330, fu nominato cardinale nel 1338 e divenne il consigliere di Filippo VI, re di Francia. Per le sue grandi doti di diplomazia e di oratore, gli vennero affidate importanti missioni, tra cui la predicazione della crociata del 1333. Alla morte di Benedetto XII, il conclave scelse all’unanimità Pietro Roger come suo successore al trono pontificio: era il quarto papa avignonese.

Pochi mesi dopo la sua elezione, ricevette una delegazione romana che presentò al papa due importanti richieste: riportare il papato a Roma e ridurre l’intervallo fra i giubilei, che in base alle disposizioni di Bonifacio VIII doveva essere di cent’anni. Il 27 gennaio 1343, il papa pubblicò la bolla Unigenitus con la quale ridusse la periodicità a soli cinquant’anni e confermò l’esistenza di un “tesoro di meriti”, i meriti di Cristo e dei santi, che costituisce il fondamento delle indulgenze. L’anno 1350 si celebrò dunque il secondo Anno Santo della storia della Chiesa.

Clemente VI non si impegnò per riportare il papato a Roma, pur tuttavia non trascurò mai le vicende di quella città. Affascinato dall’opera di Cola di Rienzo, in un primo tempo lo appoggiò, ma, avuta notizia degli eccessi del tribuno della plebe, decise di scomunicarlo.

Uomo pio e generoso, fu protettore dei poveri, degli afflitti e dei bisognosi. Sostenne la popolazione di Avignone durante la terribile peste degli anni 1348 e 1349 e difese gli Ebrei sui quali gravava l’accusa di untori. Protettore di artisti e studiosi, morì dopo una breve malattia il 6 dicembre 1352.[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Sezione 4″ tab_id=”1458648684557-a5a795f7-0ff3″][vc_column_text]

BONIFACIO IX
DI NAPOLI
Pietro Tomacelli
ANNO SANTO 1390

Lo stemma

Arma: di rosso alla banda scaccata d’argento e d’azzurro di tre file.

La tradizione dice i Tomacelli un ramo della famosa famiglia Cibo, attribuendo per capostipite un Tomasello Cibo, che nel 970 si stabilì a Napoli, i cui discendenti si dissero Tomacelli. Ebbero numerosi feudi nel napoletano. Di rilievo fu Joannellus, figlio di Giovanni, gran cancelliere del Regno di Napoli.

L’ approfondimento:

La vita di Bonifacio IX

1350 – 1 ottobre 1404
Pietro Tomacelli
nato a Napoli – eletto il 2 novembre 1389
morto l’1 ottobre 1404

Nato a Napoli nel 1350, fu nominato cardinale diacono nel 1381 e cardinale prete nel 1385.

Immediatamente dopo la sua elezione al trono pontificio fu scomunicato dal papa avignonese Clemente VII, ma Bonifacio ricambiò prontamente la scomunica dichiarando inaccettabili le proposte fatte dall’antipapa per risolvere il grande scisma. Dotato di una forte personalità, grandi capacità diplomatiche e persuasiva eloquenza, seppe manovrare uomini ed eventi riuscendo a riaffermare l’autorità papale in tutta Italia e a non perdere la fedeltà della Germania e dell’Inghilterra.

Il suo predecessore, Urbano VI, con la bolla Salvator noster Jesus Christus, aveva modificato la ricorrenza degli Anni Santi da cinquanta a trentatré anni in ricordo degli anni vita del Signore sulla terra, decretando che il giubileo ordianrio cadesse nel 1390. Bonifacio IX presiedette dunque tale solenne Giubileo estendendone i privilegi anche a città molto lontane da Roma. Tuttavia nel 1400, tradizionale scadenza cinquantenaria, si celebrò un altro Giubileo che ebbe però un carattere più popolare che protocollare e non fu indetto da una bolla papale.

Dovendo riassestare i bilanci dello stato, Bonificio fu costretto a vendere benefici e ad aumentare le tasse, tanto che le “annate di Bonifacio” divennero proverbiali. Divenuto padrone assoluto di Roma dopo aver sventato un complotto contro la sua persona, abolì l’indipendenza della città, ne affidò l’amministrazione a senatori da lui designati, fece ricostruire Castel Sant’Angelo e trasformò il Campidoglio in una fortezza.

Nell’autunno del 1404, la salute del papa peggiorò improvvisamente e i Romani considerarono responsabili della sua morte gli ambasciatori dell’antipapa Benedetto XIII che in quei giorni si trovavano in città. Questi furono arrestati, gettati in carcere e rilasciati solo dietro il pagamento di un forte riscatto.[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Sezione 5″ tab_id=”1458648841984-6cf290a7-dd54″][vc_column_text]

MARTINO V
ROMANO
Oddone Colonna
ANNO SANTO 1423

Lo stemma

Arma: di rosso ad una colonna d’argento, la base e il capitello d’oro, coronata dello stesso.

Arma parlante; alludendo a tale stemma l’Ariosto scrive: la gran colonna del nome romano.

Famiglia signorile che fa rimontare la propria origine agli antichi conti di Tuscolo (sec. X). L’ascendenza provata si fa risalire a Pietro, signore di Tuscolo e di Palestrina (1181), che aveva sui colli Albani il castello della Colonna.

La tradizione attribuisce a questa famiglia cinque papi: Marcello I (308-309), Sisto III (432-440), Stefano V (816-817), Adriano III (884-885) e Martino V; ma nella realtà questo fu l’unico pontefice della potente famiglia romana. Ebbero il titolo di Principi Assistenti al Soglio Pontificio.

L’ approfondimento:

La vita di Martino V

1368 – 20 febbraio 1431
Oddone Colonna
nato a Gennazano – eletto l’11 novembre 1417
morto il 20 febbraio 1431

Nato a Gennazzano nel 1368, studiò a Perugia e fu nominato cardinale diacono nel 1405. Partecipò all’importante concilio di Costanza (1414-1418) durante il quale vennero deposti Giovanni XXIII, l’antipapa, Benedetto XIII e Gregorio XII, ponendo così fine al grande scisma di Occidente.

Primo papa della Chiesa riunificata, scelse di chiamarsi Martino perché era stato eletto l’11 novembre, festa di san Martino.

Concluso il Concilio di Costanza, il 22 aprile 1418, il papa intraprese il lungo viaggio che lo avrebbe riportato a Roma e a nulla valsero le insistenze, le preghiere, le suppliche di coloro che gli chiedevano di restare in Germania o di fissare la propria sede ad Avignone.

Immediatamente dopo la sua elezione si dedicò alla riorganizzazione dello stato pontificio: ristabilì il prestigio e l’autorità papale, riassestò le finanze del suo stato e intraprese un vasto programma di ricostruzione delle chiese e degli edifici pubblici caduti in rovina, avvalendosi anche dell’opera di eminenti artisti. Alla scadenza dei trentatré anni, come fissato da Urbano VI, indisse, nel 1423, il Giubileo, durante il quale, per la prima volta, venne celebrata la solenne funzione dell’apertura della Porta Santa.

Martino V seppe mantenere buoni rapporti con le varie nazioni europee e con i diversi stati della penisola italiana e non trascurò le relazioni con Costantinopoli. Nei confronti degli Ebrei si mostrò più tollerante dei suoi predecessori, condannò la predicazione violenta contro di essi e proibì il battesimo forzato dei bambini ebrei. Nel 1427 ricevette Bernardino da Siena, il grande predicatore francescano, e approvò il culto del Santissimo Nome di Gesù da lui predicato.

Convocato il Concilio di Basilea l’1 febbraio 1431, morì improvvisamente solo tre settimane dopo e fu sepolto in San Giovanni in Laterano.

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NICOLÒ V
DI SARZANA
Tommaso Parentucelli
ANNO SANTO 1450

Lo stemma

Arma: d’argento alle due chiavi in croce di S.Andrea, l’una d’oro e l’altra d’argento, con i congegni in alto e rivolti verso i lati dello scudo; dalle impugnature pendono due cordoni con fiocchi di rosso.

Esiste a Perugia nella Sala dei Notari una variante con il capo della Santa Sede così descritta: di rosso alle due chiavi d’argento in croce di S.Andrea, con i congegni in alto e rivolti verso i lati dello scudo; dalle impugnature pendono due cordoni con fiocchi.

Famiglia di Sarzana le cui più antiche memorie risalgono al sec. XIII con Parente, avo di Parentucello, padre a sua volta del chirurgo Bartolomeo, padre del pontefice. Non avendo lo stemma di famiglia, egli adottò quale arma le insegne della Chiesa.

L’ approfondimento:

La vita di Nicolò V

15 novembre 1397 – 24 marzo 1455
Tommaso Parentucelli
nato a Sarzana – eletto il 6 marzo 1447
morto il 24 marzo 1455

Di origine ligure, Tommaso Parentucelli nacque a Sarzana nel 1397. Conseguito il dottorato in teologia, nel 1444 fu nominato vescovo di Bologna e scelto come delegato papale alla dieta di Francoforte, dove riuscì a far riconoscere Eugenio IV papa di tutta la Cristianità.

Nominato cardinale nel 1446, molto apprezzato per le sue doti di umanista, di diplomatico e per la purezza della sua vita, il 6 marzo 1447 fu eletto papa e assunse il nome di Niccolò in ricordo del vescovo Niccolò Albergati di Bologna, che per anni era stato suo protettore.

Grazie alla sua politica di riconciliazione, riuscì a convincere l’antipapa Felice V ad abdicare in suo favore e a farsi riconoscere unico papa anche dal concilio di Basilea, trasferitosi in quegli anni a Losanna. Con l’annullamento di tutte le censure e di tutti i processi, Niccolò V pose definitivamente fine al grande scisma d’Occidente e, per festeggiare la ritrovata unità, indisse solennemente l’Anno Santo del 1450, riportando così la scadenza giubilare a cinquant’anni. L’affluenza di pellegrini a Roma fu elevatissima e, proprio in quell’anno, il pontefice canonizzò il grande predicatore francescano Bernardino da Siena, morto solo sei anni prima.

Consapevole della necessità di una profonda opera riformatrice, inviò Nicola Cusano in Germania e il cardinale d’Estouteville in Francia.

Dottissimo umanista, favorì le lettere e le arti, fece tradurre in latino le maggiori opere greche e raccolse numerosissimi manoscritti che costituirono il primo nucleo della grande Biblioteca Vaticana. Fece ricostruire chiese, palazzi e ponti e si avvalse dell’opera di eminenti artisti, quali il Beato Angelico e Benozzo Gozzoli.

Gli ultimi anni della sua vita furno però segnati dalla congiura di Stefano Porcari e dalla caduta di Costantinopoli; malato e deluso, morì il 24 marzo 1455.[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Sezione 7″ tab_id=”1458649255085-81ed1a39-619e”][vc_column_text]

SISTO IV
DI SAVONA
Francesco della Rovere
ANNO SANTO 1475

Lo stemma

Arma: d’azzurro alla rovere sradicata d’oro, fruttata dello stesso, coi rami passati in doppia croce di S.Andrea.

Tipica arma parlante. In araldica la rovere è una specie di quercia con i rami che si intrecciano in croce di S.Andrea.

L’origine della famiglia era assai modesta. Il capostipite Leonardo, che abitava a Legino (vicino a Savona), si trasferì nel 1399 a Savona per esercitarvi l’arte di accimatore di panni e fu il padre di questo pontefice. La famiglia diede due papi: Sisto IV ed il nipote Giulio II (1503-1513). I della Rovere successero ai Montefeltro nel ducato di Urbino, ma si estinsero con Francesco Maria, nipote di Giulio II.

L’ approfondimento:

La vita di Sisto IV

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21 luglio 1414 – 12 agosto 1484
Francesco della Rovere
nato a Celle – eletto il 9 agosto 1471
morto il 12 agosto 1484

Nato nel 1414, Francesco della Rovere entrò nell’ordine francescano e, completati i suoi studi, insegnò in varie università italiane. Abile predicatore e dotto teologo, divenne generale dell’ordine nel maggio 1446 e fu nominato cardinale l’anno seguente.

Eletto pontefice con l’appoggio delle famiglie Orsini, Gonzaga e Borgia, si impegnò inizialmente in un’importante opera di pacificazione allo scopo di far fronte alla grande minaccia turca.

Uomo austero e autoritario, tentò di espandere e riaffermare il prestigio dello stato pontificio, ma gli intrighi dei suoi familiari, scelti come collaboratori, finirono con il portare a duri scontri con i vari stati italiani.

Nel campo ecclesiastico, Sisto IV approvò la festa dell’Immacolata Concezione, canonizzò il teologo francescano Bonaventura e, nel 1578, concesse al re di Spagna l’inquisizione contro i marrani e gli apostati. Nel 1475 celebrò l’Anno Santo che era stato indetto già da Paolo II nel 1470 con la bolla Ineffabilis providentia Summi Patris, che aveva inoltre ridotto la scadenza giubilare a soli venticinque anni.

Come tutti i grandi principi rinascimentali, fu amante dell’arte e della cultura; chiamò a Roma i più grandi umanisti, pittori e scultori e a lui si deve l’organizzazione della scuola di cantori della Cappella Sistina. Ampliò ulteriormente la Biblioteca Vaticana e istituì l’Archivio Vaticano. Trasformò Roma in una grande città rinascimentale, facendo costruire nuove strade, allargando e pavimentando quelle vecchie, costruendo ponti, chiese, palazzi e la splendida Cappella Sistina, il cui interno fu affrescato dai maggiori artisti umbri e toscani del tempo, il Ghirlandaio, Rosselli, Signorelli, il Perugino, fra’ Diamante.[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Sezione 8″ tab_id=”1458651939782-44b9a0dc-87f4″][vc_column_text]

ALESSANDRO VI
DI JÁTIVA (VALENCIA)
Rodrigo de Borja
ANNO SANTO 1500

Lo stemma

Arma: partito: nel 1° d’oro, al bue di rosso pascente, sopra un terreno di verde; alla bordura d’oro caricata di otto ciuffi d’erba; nel 2° fasciato d’oro e di nero (Doms).

Molti artisti e autori posteriori all’epoca errano la descrizione araldica, di cui qui si fornisce la versione corretta trasmessaci da Luigi Borgia A.H.I.

Famiglia discesa da Cavalieri aragonesi divenuti Ricohombres di Játiva (Valencia) in Spagna, diede i pontefici: Callisto III (1455-1458) e il nipote ex-sorore Alessandro VI. Il cardinale Alfonso (Callisto III) aggiunse all’arma originaria la bordura d’oro, usata poi dalla famiglia; Alessandro VI per ascendenza femminile partì l’arma con quella dei Doms.

La famiglia ebbe in Spagna le baronie di Castell, Bellreguard, Lombay (divenuto poi marchesato), Gallinera, Foya, Torise e Gandia divenuto ducato e concesso a Pietro Luigi figlio del cardinale Rodrigo e probabilmente di Giovanna Catanel, da cui discese S. Francesco Borgia, IV duca di Gandia.

L’ approfondimento:

La vita di Alessandro VI

11 gennaio 1431 – 18 agosto 1503
Rodrigo de Borja y Borja
nato a Játiva – eletto l’11 agosto 1492
morto il 18 agosto 1503

Rodrigo de Borja, conosciuto in Italia come Borgia, nacque in Spagna l’11 gennaio 1431. Nominato cardinale diacono nel 1456 e cancelliere della Santa Sede dallo zio materno Callisto III, divenne in breve tempo uno dei più ricchi cardinali del collegio romano.

Nota a tutti era la sua vita sregolata e la sua intima amicizia con l’aristocratica romana Vannozza Catanei, dalla quale ebbe quattro figli, Juan, Cesare, Lucrezia e Goffredo. Benché vani fossero stati i duri ammonimenti di Pio II affinché rivedesse il suo comportamento, il cardinale Borgia riuscì a guadagnare alla sua causa molti cardinali che, alla morte di Innocenzo VIII, lo elessero papa, con il nome di Alessandro VI.

Rivelò immediatamente le sue doti di esperto amministratore riportando l’ordine nello stato pontificio e mirò a creare una forte coesione tra le forze cattoliche nel tentativo di combattere la minaccia turca. Intervenne inoltre nella questione tra il Portogallo e la Spagna circa la sovranità sulle nuove terre: con le quattro celebri bolle del 1493, Alessandro tracciò una netta linea di demarcazione da polo a polo, a est delle Azzorre; i territori scoperti o da scoprire a ovest di tale linea furono assegnati alla Spagna, quelli a est al Portogallo; entrambi i Paesi si impegnavano a convertire le popolazioni indigene.

Nel giugno del 1497 il figlio maggiore di Alessandro, Juan, fu ucciso. Scosso e provato da questo assassinio, il papa giurò che si sarebbe dedicato esclusivamente alla riforma della Chiesa, ma la sua debole volontà era ormai guidata dal genio malvagio del figlio Cesare che mirava a impadronirsi dell’intero stato pontificio e di tutta l’Italia centrale.

Dopo aver celebrato solennemente l’Anno Santo del 1500 (fu proprio Alessandro VI a fissare definitivamente il complesso cerimoniale di apertura e chiusura della Porta Santa), il papa improvvisamente si ammalò e morì il 18 agosto 1503.[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Sezione 9″ tab_id=”1458652123983-dd5f6010-761e”][vc_column_text]

CLEMENTE VII
FIORENTINO
Giulio De’ Medici
ANNO SANTO 1525

Lo stemma

Arma: d’oro, a cinque palle di rosso poste 2, 2, 1 accompagnate in capo da una palla più grossa d’azzurro, caricata da tre gigli di Francia d’oro posti 2, 1.

Le palle in origine rappresentavano le pillole degli speziali; mentre quella più grossa d’azzurro caricata dai tre gigli d’oro fu una concessione di Luigi XI re di Francia.

La famiglia, originaria del Mugello, ebbe per capostipite Giambono. Da Chiarissimo discese la dinastia che governò la Toscana per due secoli. Diede alla Chiesa tre pontefici: Leone X (1513-1521), il cugino Clemente VII e Leone XI (1605), nipote ex-sorore di Leone X.

L’ approfondimento:

La vita di Clemente VII

clementeVIIfiorentino2

26 maggio 1479 – 25 settembre 1534
Giulio De’ Medici
nato a Firenze – eletto il 19 novembre 1523
morto il 25 settembre 1534

Figlio naturale, poi legittimato, di Giuliano de’ Medici crebbe alla corte dello zio Lorenzo il Magnifico. Nominato arcivescovo di Firenze e successivamente cardinale da papa Leone X, suo cugino, nel 1517 ottenne la carica di cancelliere dello Stato pontificio e svolse importanti missioni anche durante il papato di Adriano VI.

Eletto papa dopo un conclave durato cinquanta giorni, Clemente VII dovette affrontare uno dei periodi più difficili della storia della Chiesa. Mentre la guerra tra Francia e Spagna imperversava in tutta Europa, le dottrine di Lutero e di Zwingli avevano ormai pervaso l’Europa settentrionale, allontanando intere popolazioni dal Cattolicesimo. L’Anno Santo 1525 fu quindi un anno di guerre e di lotte, funestato tra l’altro dal martirio del gran cancelliere Tommaso Moro e del missionario domenicano Vincenzo Della Valle, oltre che dalla morte di alcuni pellegrini rimasti senza nome.

Il 6 maggio 1527, Roma fu messa a sacco dalle truppe imperiali e Clemente fu costretto a un esilio forzato. Tornato a Roma nell’ottobre 1528, il papa ritrovò la sua città ridotta a un “cadavere a brandelli”.

Durante il suo pontificato, Clemente dovette inoltre affrontare la questione del divorzio tra Enrico VIII e Caterina d’Aragona. Dopo varie incertezze, il papa decise di non riconoscere il divorzio e il successivo matrimonio del re d’Inghilterra, aprendo così l’ormai inevitabile scisma tra la Chiesa di Roma e la Chiesa inglese.

Uomo colto, chiamò alla sua corte uomini di lettere, tra cui Francesco Guicciardini e Niccolò Machiavelli, e artisti, come il Cellini, Raffaello e Michelangelo. Fu proprio Clemete VII a commissionare a quest’ultimo l’imponente Giudizio universale della Cappella Sistina.[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Sezione 10″ tab_id=”1458652734249-1d1e222a-659f”][vc_column_text]

GIULIO III
ROMANO
Giovanni Maria Ciocchi del Monte
ANNO SANTO 1550

Lo stemma

Arma: d’azzurro, alla banda di rosso bordata d’oro caricata di tre monti dello stesso moventi dal bordo inferiore, ed accompagnata da due corone di alloro d’oro.

La posizione dei monti sulla banda è varia: alcuni artisti raffigurano i tre monti posti nel verso della banda. Originariamente lo stemma era un’arma parlante, perché le due corone erano due ciocche di capelli.

La famiglia Ciocchi, originaria del Monte San Savino, si trasferì a Roma, dove il padre del pontefice fu un celebre giurista.

L’ approfondimento:

La vita di Giulio III

10 settembre 1487 – 23 marzo 1555
Giovanni Maria Ciocchi del Monte
nato a Roma – eletto l’8 febbraio 1550
morto il 23 marzo 1555

Figlio di un celebre giurista, Giovanni Maria Ciocchi del Monte era nato a Roma il 10 settembre 1487, studiò diritto a Perugia e a Siena, divenendo in seguito uno dei più noti canonisti del suo tempo. Arcivescovo di Siponto già nel 1511, vescovo di Pavia nel 1520, fu nominato cardinale da papa Paolo III nel 1536 e infine eletto pontefice dopo un conclave durato quasi tre mesi.

Consapevole del suo ruolo di pastore universale e dell’assoluta necessità di continuare l’opera di riforma intrapresa da Paolo III, pochi giorni dopo la sua elezione aprì l’Anno Santo promulgato dal suo predecessore nel Giovedì Santo del 1549 e annunciò la ripresa del Concilio di Trento per il mese di maggio dell’anno successivo.

Per servire la riforma cattolica, inoltre, incoraggiò l’opera della Compagnia di Gesù: al Collegio Romano fondato da Sant’Ignazio di Loyola, Giulio III aggiunse le cattedre di teologia e filosofia e fondò il Collegio Germanico aperto ai preti secolari tedeschi. Con suo enorme rammarico però, dati gli aspri conflitti politici e militari tra Francia e Spagna, fu costretto a sospendere i lavori del Concilio nella primavera del 1552.

Durante il suo pontificato, si celebrò solennemente il ritorno all’obbedienza papale dell’Inghilterra, allora guidata da Maria I, rimasta fedele al cattolicesimo. Il papa tentò inoltre, invano, di riportare anche la Germania all’obbedienza romana e si impegnò a diffondere il cattolicesimo nelle Indie, nell’estremo Oriente e nelle Americhe.

Grande mecenate, Giulio III si circondò di eminenti personalità del mondo delle lettere e delle arti, nominò Michelangelo primo architetto della fabbrica di San Pietro e Palestrina maestro del coro della Cappella Giulia.[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Sezione 11″ tab_id=”1458652918750-a51dddea-f65e”][vc_column_text]

GREGORIO XIII
BOLOGNESE
Ugo Boncompagni
ANNO SANTO 1575

Lo stemma

Arma: di rosso al drago reciso spiegato d’oro.

La leggenda dice che i Boncompagni discendevano dai Dragoni, signori di Assisi, ma i documenti affermano che Boncompagno Dal Drago, da Castel de’Britti, si trasferì a Bologna agli inizi del sec. XIV, e suo nipote Pietro de’ Boncompagni fu dottore di leggi e governatore di Bertinoro (1386). Cristoforo, un pronipote di Pietro fu ascritto all’arte dei merciai e sposò Angela Marescalchi, da cui nacque il futuro pontefice.

L’ approfondimento:

La vita di Gregorio XIII

1 gennaio 1502 – 10 aprile 1585
Ugo Boncompagni
nato a Bologna – eletto il 14 maggio 1572
morto il 10 aprile 1585

Nato a Bologna l’1 gennaio 1502, giurista di fama e professore di diritto presso l’università della sua città, venne ordinato sacerdote all’età di circa quarant’anni. Paolo III e Paolo IV gli affidarono importanti missioni diplomatiche e dal 1561 al 1563 partecipò al Concilio di Trento come esperto di diritto canonico.

Uomo dolce, generoso e di grande serietà interiore, si impegnò a diffondere lo spirito della Controriforma e a porre in atto le decisioni tridentine. Per il Giubileo del 1575, volle accanto a sé due eminenti figure: Carlo Borromeo e Filippo Neri, che si prodigarono nell’assistenza, spirituale e materiale, dei pellegrini.

Consapevole che la riforma non poteva essere attuata se non attraverso un clero colto e ben preparato, fondò e ampliò numerosi collegi non solo in Italia e in Germania, ma anche in Grecia, Armenia, Ungheria; ricostruì e sovvenzionò il Collegio Romano, chiamato poi in suo onore università Gregoriana, creò a Roma un Collegio Inglese e istituì il Collegio Germanico-Ungherese.

Lavorò inoltre in prima persona e portò a termine la revisione della raccolta di diritto canonico, che da allora prese il nome di Corpus Juris Canonici. Ebbe infine il grande merito di trasformare i nunzi apostolici, fino a quel momento preoccupati solo dei rapporti con le corti e delle relazioni diplomatiche, in importanti strumenti a servizio della riforma della Chiesa, affidando loro nuove missioni di natura puramente religiosa.

Il nome di Gregorio XIII resta tuttavia legato all’importantissima realizzazione della riforma del calendario giuliano che comportava la soppressione di dieci giorni (dal 4 ottobre 1582 si passò direttamente al 15) e una nuova regola per il calcolo degli anni bisestili.[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Sezione 12″ tab_id=”1458653148144-2c2de2d1-c846″][vc_column_text]

CLEMENTE VIII
FIORENTINO
Ippolito Aldobrandini
ANNO SANTO 1600

Lo stemma

Arma: d’azzurro alla banda controdoppiomerlata, accostata da sei stelle di 8 raggi, il tutto d’oro.

La famiglia si disse di origine teutonica e la tradizione affermò che capostipite fu Palmizzi (sec. X). Il ramo di Madonna, detti anche del Nero, da Longiano si trasferì a Firenze e poi a Roma, dove da Silvestro nacque il futuro pontefice.

L’ approfondimento:

La vita di Clemente VIII

24 febbraio 1536 – 5 marzo 1605
Ippolito Aldobrandini
nato a Fano, di origine fiorentina – eletto il 30 gennaio 1592
morto il 5 marzo 1605

Nato nel 1536, figlio di un celebre avvocato fiorentino che dovette lasciare la città in seguito a gravi controversie avute con la potente famiglia de’ Medici, Ippolito Aldobrandini poté proseguire i suoi studi di diritto grazie all’appoggio del cardinale Alessandro Farnese. Nominato da Pio V avvocato concistoriale e, più tardi, uditore della Sacra Rota, fu ordinato prete solo alla fine del 1580. Dodici anni dopo veniva eletto pontefice a conclusione di un agitato conclave durato sedici mesi.

Uomo pio e austero, fu grande amico di san Filippo Neri, l'”Apostolo della città di Roma” e si circondò di eminenti figure, tra cui san Roberto Bellarmino, uno dei più importanti e abili teologi della Chiesa cattolica nel suo conflitto con il protestantesimo, e san Francesco di sales, al quale Clemente VIII affidò la difficile diocesi di Ginevra.

Difensore dell’ortodossia, si impegnò affinché fossero adottati tutti i decreti del Concilio di Trento.

Nel 1592, fece pubblicare un’edizione corretta della Vulgata di Sisto V che costituì il testo ufficiale della Chiesa cattolica sino ai giorni nostri. Nello stesso anno introdusse in tutte le chiese romane la preghiera delle quarant’ore per celebrare il riposo del Signore Gesù Cristo nel sepolcro.

Nel 1596 pubblicò un nuovo Index librorum prohibitorum, che includeva tra l’altro numerosi testi ebraici.

Nonostante il suo grande impegno e l’importante attività missionaria da lui promossa, le sue speranze di ristabilire il cattolicesimo in Gran Bretagna e in Svezia andarono deluse.

L’opera della Controriforma dava però i suoi frutti come testimoniò il solenne Giubileo del 1600: il 31 dicembre 1599 più di 80.000 persone assistettero all’apertura della Porta Santa e milioni di pellegrini giunsero quell’anno a Roma.[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Sezione 13″ tab_id=”1458653322874-c4fe38e1-d46f”][vc_column_text]

URBANO VIII
FIORENTINO
Maffeo Barberini
ANNO SANTO 1625

Lo stemma

Arma: d’azzurro a tre api montanti d’oro poste 2, 1.

Il pontefice vi collocò quest’impresa : Gallis mella dabunt, Hispanis spicula figent: le api offriranno il miele per la Francia, il pungiglione per la Spagna. La risposta spagnola fu: Spicula si figent, emorientur apes, ovvero quando le api pungono, lasciano nella ferita il pungiglione e con esso la vita. Forse pentito il papa fece rispondere che il re delle api non porta pungiglione e quindi non ferisce né muore.

Famiglia che trae origine dal castello di Barberino (1018) in Val d’Elsa in Toscana, stabilitasi prima a Firenze, dove esercitò il commercio, e poi a Roma.

L’ approfondimento:

La vita di Urbano VII

1568 – 29 luglio 1644
Maffeo Barberini
nato a Firenze – eletto il 6 agosto 1623
morto il 29 luglio 1644

Figlio di un ricco commerciante, nacque a Firenze nel 1568. Ottenuto il dottorato in giurisprudenza a Pisa, entrò nella carriera ecclesiastica e ricoprì importanti cariche: fu nunzio a Parigi, arcivescovo di Nazaret, cardinale, vescovo di Spoleto, legato di Bologna e prefetto della Segnatura della giustizia.

Convinto sostenitore della suprema autorità della Chiesa, resse il papato con mano sicura e decisa, rivelando grandi capacità diplomatiche.

Papa durante la terribile Guerra dei trent’anni, consapevole del suo ruolo di padre di tutta la cristianità, tentò in ogni modo di favorire il difficilissimo processo di pacificazione generale tra le grandi potenze.

Nonostante il costante impegno nella politica interna ed estera, Urbano VIII non trascurò il suo ruolo di guida spirituale: riformò il clero secolare e i seminari, impose ai vescovi l’obbligo di residenza, partecipò alla revisione del breviario e curò la musica sacra, correggendo personalmente alcuni inni, favorì le missioni in tutto il mondo e approvò l’ordine della visitazione e dei lazzaristi di san Vincenzo de’ Paoli.

Durante il suo pontificato l’Inquisizione divenne ancora più severa e lo stesso Galileo, personale amico del papa, fu costretto ad abiurare. Le posizioni dei giansenisti furono condannate e si aprì l’annosa questione della grazia e della predestinazione che avrebbe agitato la Chiesa per generazioni.

Nel 1625, anno di Giubileo, Urbano VIII stabilì le procedure per la canonizzazione e la beatificazione: nella splendida basilica di San Pietro, ormai quasi ultimata, con grande solennità canonizzò Teresa d’Avila, Filippo Neri, Ignazio di Loyola e Francesco Saverio, oltre a promuovere numerose beatificazioni, tra cui quelle di Andrea Avellino, Gaetano da Thiene e Francesco Borgia.[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Sezione 14″ tab_id=”1458653686646-b50e38d1-e298″][vc_column_text]

INNOCENZO X
ROMANO
Giovanni Battista Pamphili
ANNO SANTO 1650

Lo stemma

Arma: di rosso alla colomba d’argento avente nel becco un ramo d’ulivo verde; capo d’azzurro caricato di tre gigli d’oro separati da due verghette di rosso.

La famiglia originaria di Gubbio divenne patrizia romana. Con Pietro e Lamberto prese parte alla prima crociata. Possedette il castello di San Martino presso Viterbo e si estinse nel 1769 con Camillo, figlio di Benedetto e di Olimpia Borghese. L’eredità passò ai Doria Landi e ai Borghesi-Aldobrandini.

L’ approfondimento:

La vita di Innocenzo X

7 maggio 1574 – 1 gennaio 1655
Giovanni Battista Pamphili
nato a Roma – eletto il 15 settembre 1644
morto l’1 gennatio 1655

Nato a Roma il 7 maggio 1574, ottenuto il dottorato in giurisprudenza presso il Collegio Romano, iniziò la sua cariera giuridica nella curia. Giudice della sacra Rota tra il 1604 e il 1621, nunzio a Napoli e successivamente in Spagna, fu nominato cardinale nel 1629.

Fu eletto pontefice all’età di settant’anni, dopo un conclave durato trentasette giorni; la corte francese si oppose a questa elezione, ma il veto del cardinal Mazzarino giunse troppo tardi.
Dopo la firma della pace di Westfalia, che metteva fine alla Guerra dei trent’anni, Innocenzo X condannò, con il breve Zelus Domus Dei, le disposizioni in base alle quali l’imperatore Ferdinando III e l’elettore Massimiliano I di Baviera concedevano ai protestanti il pieno diritto di professare la loro fede; tali clausole avevano come immediata conseguenza per la Chiesa cattolica la perdita definitiva di tutti i vescovadi della Germania settentrionale e centrale, nonché di numerosi monasteri e conventi. La protesta, se pur fondata, venne completamente ignorata e non ebbe alcun effetto.

Nel 1650 Innocenzo X celebrò il quattordicesimo Giubileo della storia della Chiesa e fu prorpio per quella occasione che fece restaurare in modo radicale la basilica di San Giovanni in Laterano, affidando questa grande impresa al Borromini.

Il pontefice dovette inoltre intervenire nella grave questione del giansenismo e, a tal fine, istituì una commissione il cui compito era esaminare cinque proposizioni tratte dal libro di Giansenio, l’Augustinus; egli stesso partecipò a numerose sessioni. Il 31 maggio 1653, con la bolla Cum occasione, le proposizioni furono condannate come eretiche, ma ciò non fu sufficiente a porre fine alla questione giansenista che proprio in quegli anni trovò un valido difensore in Blaise Pascal, insigne matematico e filosofo.[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Sezione 15″ tab_id=”1458653846511-42827316-7267″][vc_column_text]

INNOCENZO X
ROMANO
Giovanni Battista Pamphili
ANNO SANTO 1650

Lo stemma

Arma: di rosso alla colomba d’argento avente nel becco un ramo d’ulivo verde; capo d’azzurro caricato di tre gigli d’oro separati da due verghette di rosso.

La famiglia originaria di Gubbio divenne patrizia romana. Con Pietro e Lamberto prese parte alla prima crociata. Possedette il castello di San Martino presso Viterbo e si estinse nel 1769 con Camillo, figlio di Benedetto e di Olimpia Borghese. L’eredità passò ai Doria Landi e ai Borghesi-Aldobrandini.

L’ approfondimento:

La vita di Innocenzo X

7 maggio 1574 – 1 gennaio 1655
Giovanni Battista Pamphili
nato a Roma – eletto il 15 settembre 1644
morto l’1 gennatio 1655

Nato a Roma il 7 maggio 1574, ottenuto il dottorato in giurisprudenza presso il Collegio Romano, iniziò la sua cariera giuridica nella curia. Giudice della sacra Rota tra il 1604 e il 1621, nunzio a Napoli e successivamente in Spagna, fu nominato cardinale nel 1629.

Fu eletto pontefice all’età di settant’anni, dopo un conclave durato trentasette giorni; la corte francese si oppose a questa elezione, ma il veto del cardinal Mazzarino giunse troppo tardi.
Dopo la firma della pace di Westfalia, che metteva fine alla Guerra dei trent’anni, Innocenzo X condannò, con il breve Zelus Domus Dei, le disposizioni in base alle quali l’imperatore Ferdinando III e l’elettore Massimiliano I di Baviera concedevano ai protestanti il pieno diritto di professare la loro fede; tali clausole avevano come immediata conseguenza per la Chiesa cattolica la perdita definitiva di tutti i vescovadi della Germania settentrionale e centrale, nonché di numerosi monasteri e conventi. La protesta, se pur fondata, venne completamente ignorata e non ebbe alcun effetto.

Nel 1650 Innocenzo X celebrò il quattordicesimo Giubileo della storia della Chiesa e fu prorpio per quella occasione che fece restaurare in modo radicale la basilica di San Giovanni in Laterano, affidando questa grande impresa al Borromini.

Il pontefice dovette inoltre intervenire nella grave questione del giansenismo e, a tal fine, istituì una commissione il cui compito era esaminare cinque proposizioni tratte dal libro di Giansenio, l’Augustinus; egli stesso partecipò a numerose sessioni. Il 31 maggio 1653, con la bolla Cum occasione, le proposizioni furono condannate come eretiche, ma ciò non fu sufficiente a porre fine alla questione giansenista che proprio in quegli anni trovò un valido difensore in Blaise Pascal, insigne matematico e filosofo.[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Sezione 16″ tab_id=”1458662735774-7185389e-e402″][vc_column_text]

CLEMENTE X
ROMANO
Emilio Altieri
ANNO SANTO 1675

Lo stemma

Arma: d’azzurro a sei stelle d’argento di 8 punte disposte 3, 2, 1; filiera dentata del medesimo.

Durante il conclave il cardinale Decio Azzolino scrisse al cardinale Emilio Altieri alludendo scherzosamente al suo stemma: Altier, le stelle tue son fisse o erranti? / S’erranti son non ti diranno il vero: / E se son fisse non andranno avanti. La risposta fu: Decio, le stelle mie non sono erranti, / ma fisse son e col moto del cielo / per favore Divino andranno avanti. E così venne eletto papa.

Si dice che anticamente ebbero il cognome Perallucci, cambiato in Altieri, nel secolo XV. Fu famiglia della nobiltà civica di Roma. Si estinsero con il pontefice, che adottò il marchese Giuseppe Paluzzi.

L’ approfondimento:

La vita di Clemente X

12 luglio 1590 – 22 luglio 1676
Emilio Altieri
nato a Roma – eletto il 29 aprile 1670
morto il 22 luglio 1676

Nato a Roma il 12 luglio 1590, Emilio Altieri fu educato presso il Collegio Romano dove conseguì il dottorato in giurisprudenza. Ordinato prete nel 1624, trascorse tre anni come uditore presso la nunziatura di Polonia. Vescovo di Camerino, nunzio a Napoli e in Polonia, nel 1657 fu nominato da Alessandro VII segretario della Congregazione dei vescovi e dei regolari e creato cardinale da Clemente IX nel 1669. Il conclave che seguì alla morte di Clemente IX durò quasi cinque mesi poiché i veti imposti dalla Francia e dalla Spagna rendevano vani i vari tentativi di accordo. Alla fine fu eletto Emilio Altieri che scelse il nome di Clemente X in memoria del suo predecessore.

Consapevole che alla sua età (il papa era ormai ottantenne) non poteva affrontare le varie questioni politiche e amministrative senza un aiuto, scelse come suo collaboratore il cardinale Paluzzi degli Albertoni. Ma la scelta si rivelò infelice: non solo il cardinale assunse il pieno controllo degli affari, ma non esitò ad abusare del proprio potere.

Il papa tuttavia non cessò di occuparsi delle questioni internazionali. Preoccupato dalla minaccia turca in Polonia, con l’appoggio del cardinale Odescalchi, il futuro Innocenzo XI, aiutò finanziariamente Giovanni Sobieski che riuscì a riportare sui Turchi un’importantissima vittoria. Intervenne inoltre nella guerra tra Francia e Olanda tentando in ogni modo di favorire i negoziati di pace, ma le dure reazioni di Luigi XIV portarono a un ulteriore aggravamento delle tensioni giurisdizionali tra la Santa Sede e la Francia.

Durante il suo pontificato, Clemente X operò numerose canonizzazioni, fra cui quelle di Gaetano di Thiene, di Francesco Borgia e di Rosa da Lima, la prima santa dell’America meridionale, e celebrò il Giubileo del 1675, la cui “eroina” fu Cristina di Svezia.[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Sezione 17″ tab_id=”1458663791532-3c5e8681-2cc8″][vc_column_text]

INNOCENZO XII
DI NAPOLI
Antonio Pignatelli
ANNO SANTO 1700

Lo stemma

Arma: d’oro a tre pignatte di ferro (nere) disposte 2, 1.

Si tratta di un’arma parlante (le tre pignatte) che deriva dall’allusione ad una battaglia navale vinta proprio per mezzo di quei vasi ripieni di materiale incandescente.

Una delle più antiche e celebri famiglie napoletane che ebbe le primarie cariche del regno e 178 feudi, 18 contee, 22 marchesati, 16 ducati e 14 principati. Godette la nobiltà in Napoli nei seggi di Nido e Capuano, in Aversa, Lucera, Bari, Benevento, Tropea, Venezia e Roma.

L’ approfondimento:

La vita di Innocenzo XII

13 marzo 1625 – 27 settembre 1700
Antonio Pignatelli
nato presso Spinazzola (Puglia) – eletto il 12 luglio 1691
morto il 27 settembre 1700

Nato il 13 marzo 1615, Antonio Pignatelli studiò presso il collegio gesuita di Roma ed entrò nella curia sotto Urbano VIII. Nunzio in Toscana, in Polonia e infine a Vienna, vescovo di Lecce, segretario della Congregazione dei vescovi e dei regolari, fu creato cardinale nel 1681 e nominato arcivescovo di Napoli nel 1687. Eletto al termine di un lunghissimo conclave, scelde il nome di Innocenzo XII in ricordo del suo predecessore che assunse anche come modello.
Uomo pio, semplice e caritatevole, si distinse per la grande opera riformatrice da lui intrapresa e per l’attività assistenziale. Mise fine alla pratica del nepotismo affermando che il papa non poteva conferire terreni, cariche o rendite ai propri parenti, impedì la vendita delle cariche e ridusse drasticamente le spese di corte. Convinto che gli uomini della Chiesa dovessero essere modelli per tutti i cristiani, fondò la Congregazione per la disciplina e la riforma degli ordini regolari. Numerose sono le istituzioni caritative da lui promosse per i bisognosi e gli indigenti, tra cui l’ospizio di San Michele e le trasformazioni del Laterano in rifugio per i poveri.
I Dietro pressanti richieste, Innocenzo XII intervenne nella diatriba tra i vescovi francesi Fénelon e Bossuet sulla questione del quietismo e, nel 1699, dopo attento esame, condannò ventitré proposizioni tratte dall’opera de Fénelon, ma al tempo stesso rifiutò di censurare il lavoro di Celestino Sfondrati accusato da Bossuet di quietismo.
Innocenzo XII morì il 27 settembre del 1700, anno di quel Giubileo alla cui solenne apertura il papa, proprio a causa delle sue precarie condizioni di salute, non aveva neppure potuto presiedere personalmente.[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Sezione 18″ tab_id=”1458666206452-b07ef74e-1a40″][vc_column_text]

BENEDETTO XIII
ROMANO
Pietro Francesco Orsini
1725

Lo stemma

Arma: partito: nel 1° bandato d’argento e di rosso col capo del primo carico di una rosa di rosso e sostenuto da una fascia d’oro caricata di una anguilla di verde ondeggiante nel verso della pezza (Orsini); nel 2° d’azzurro alla torre a tre palchi d’argento (altri: al naturale) aperta e finestrata di nero e terrazzata di verde (Gravina-Puglia); abbassato sotto il capo dei Predicatori.

Il capo dei Domenicani (o Predicatori) è un cappato di nero e di bianco, mai d’argento, che rappresenta il mantello nero aperto sull’abito bianco. Sul bianco è posto un cane (allusivo al gioco di parole Domini canes, ovvero difensori della fede) con una torcia ardente in bocca sotto un ramo di palma e uno di giglio, fiorito, posti in decusse, entro una corona antica, sopra la quale è posta una stella di 8 raggi. Il cane rappresentato bianco e nero si riferisce al sogno avuto dalla madre del santo, nel quale le fu preannunciato che avrebbe dato alla luce una simile creatura.

Casa signorile e senatoriale romana d’origine immemorabile (sec. VIII). La tradizione afferma che da questa famiglia uscirono ben cinque pontefici: Stefano III (752), S. Paolo I (757), Celestino III (1191), Nicolò III (1227) e Benedetto XIII, la cui realtà storica è certa solo per gli ultimi tre. Ebbero il titolo di Principi Assistenti al Soglio Pontificio

L’ approfondimento:

La vita di Benedetto XIII

2 febbraio 1649
Pietro Francesco Orsini
nato a Gravina di Puglia – eletto il 29 maggio 1724
morto il 21 febbraio 1730

Nato il 2 febbraio 1649, di nobile famiglia, rinunciò alla sua eredità per entrare nell’ordine domenicano con il nome di Vincenzo Maria. Nominato cardinale a ventitré anni, nomina che accettò con riluttanza, resse le diocesi di Manfredonia, Cesena e della sua amata Benevento.

Uomo semplice e pio, fu eletto all’unanimità il 29 maggio 1724 dopo nove settimane di inutili dispute, con l’appoggio delle fazioni francese, spagnola e asburgica; la sua totale mancanza di esperienza politica era per tutti garanzia di assoluta neutralità.

Divenuto papa, non cambiò il suo stile di vita conventuale e si rifiutò di abitare negli splendidi appartamenti del Vaticano. Svolse un’importante attività pastorale e nella primavera del 1725, anno di Giubileo, diresse personalmente un sinodo provinciale nel Laterano. Fu durante tale sinodo che il papa chiese la sottomissione senza condizione alla bolla Unigenitus, condannando le posizioni dei giansenisti e ordinando ai domenicani di rimanere fedeli agli insegnamenti di sant’Agostino e di san Tommaso d’Acquino.

Assorbito soprattutto dagli interessi spirituali, delegò gli affari di politica interna ed estera interamente a Niccolò Coscia, uomo corrotto e senza scrupoli che, approfittando della fiducia in lui riposta dal papa, eliminò ogni avversario politico e amministrò le finanze dello stato a suo esclusivo favore.

Nonostante l’intensa attività pastorale, Benedetto non godette del favore dei Romani, soprattutto non gli fu perdonato di aver affidato l’amministrazione degli affari al Coscia che, in breve tempo, fece crollare le finanze degli stati pontifici.

Alla morte del papa, il Coscia e la sua congrega dovettero lasciare velocemente la città per sfuggire all’ira del popolo romano.[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Sezione 19″ tab_id=”1458662020396-7438c952-6ae7″][vc_column_text]

BENEDETTO XIV
BOLOGNESE
Prospero Lambertini
ANNO SANTO 1750

Lo stemma

Arma: d’oro a tre pali di rosso.

Lo stemma usato dal pontefice presenta una variazione rispetto a quello della famiglia, che era d’oro a quattro pali d’azzurro.

La leggenda attribuì come progenitore Petrone, duca nel secolo X e la tradizione pose come capostipite un Lamberto detto Lambertino (1166). Furono di parte geremea a Bologna ed ebbero molti consoli e cento anziani. Dal 1484 assunsero il grado senatorio e fuori Bologna furono podestà. Si estinsero nel secolo XVIII.

L’ approfondimento:

La vita di Benedetto XIV

31 marzo 1675 – 3 maggio 1758
Prospero Lambertini
nato a Bologna – eletto il 17 agosto 1740
morto il 3 maggio 1758

Nato a Bologna il 31 marzo 1675 da nobile famiglia decaduta, rivelò ben presto grandissime capacità che gli permisero di conseguire il dottorato in teologia e giusirprudenza nel 1694 e di percorrere una rapida carriera ecclesiastica, divenendo intimno consigliere di Benedetto XIII.
Eletto papa dopo un conclave assai laborioso che durò circa sei mesi, mise al servizio della Chiesa la sua vastissima cultura, la sua profonda conoscenza di diritto canonico, oltre alla sua grande comprensione dell’animo umano e alla sua sconfinata pietà.
Uomo aperto e consiliante, cercò di intrattenere buoni rapporti con tutti i sovrani d’Europa, concluse con essi una serie di concordati e fece larghe concessioni nel tentativo di non esasperare i vari conflitti che avevano caratterizzato il XVIII secolo.
Seguì sempre con vivo interesse l’evolversi delle idee, della cultura e della scienza. Nelle questioni con i giansenisti, riaffermò la necessità di sottomettersi alla bolla Unigenitus, ma sostenne tuttavia che non si dovevano rifiutare gli ultimi sacramenti se non a coloro che vi si opponessero chiaramente. Condannò alcuni scritti dell’Illuminismo francese, ma riuscì pur tuttavia a guadagnarsi il rispetto dei philosophes, tra cui Voltaire. Stabilì criteri più corretti e più obiettivi per la scelta dei libri da mettere all’indice e non trascurò mai gli interessi scientifici.
Il 5 marzo 1749 Benedetto XIV indisse con la bolla Peregrinantes il dicottesimo Giubileo, che egli stesso preparò con cura, cercando di predisporre gli animi a questo momento d’intensa spiritualità.
Il suo nome resta legato a varie opere da lui scritte – tra cui un trattato sulle norme concernenti la beatificazione e la canonizzazione dei santi, considerato ancor’oggi un importante testo di riferimento – e alla fondazione dell’Accademia archeologica in collaborazione con Winckelmann.[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Sezione 20″ tab_id=”1458668120583-1b8b7dd3-e888″ add_icon=””][vc_column_text]

PIO VI
DI CESENA
Giovanii Angelo Braschi
ANNO SANTO 1775

Lo stemma

Arma: di rosso al giglio di giardino, movente da un terreno di verde curvato dal soffio di un aquilone d’argento, movente dal canton destro del capo; capo dello scudo d’argento caricato di tre stelle d’oro. Su alcune monete i raggi delle stelle sono 5 in altre 6.

Il pontefice usò pure: inquartato: nel 1° e 4° d’oro all’aquila bicefala spiegata di nero, sormontata da una corona imperiale; nel 2° e 3° d’azzurro alla fascia d’argento caricata di tre stelle d’oro e accompagnata da due gigli dello stesso posti 1,1. Sul tutto di rosso a tre rose d’argento al capo dello stesso caricato da tre stelle di 8 raggi d’oro. Questo stemma fu sostituito all’inizio del pontificato con l’arma raffigurata.

Famiglia romagnola detta dei Serri ed originaria di Sarsina, stabilitasi a Cesena ai tempi del pontefice appartenente ad una aristocrazia decaduta. Con Pio VI si estinse questa famiglia, la cui eredità finì ai Braschi Onesti, discesi da Giulia sorella del Pontefice.

L’ approfondimento:

La vita di Pio VI

25 dicembre 1717 – 29 agosto 1799
Giovanni Angelo Braschi
nato a Cesena – eletto il 15 febbraio 1775
morto il 29 agosto 1799

Nato a Cesena il 25 dicembre 1717, fu segretario del cardinale Antonio Ruffo e segretario privato di Benedetto XIV. Creato cardinale nell’aprile del 1773, fu eletto papa il 15 febbraio 1775 e pochi giorni dopo, il 26 febbraio, il papa innaugurò solennemente l’Anno Santo che, decretato dal suo predecessore Clemente XIV, non aveva potuto aprirsi come di consueto alla vigilia di Natale essendo vacante la sede pontificia.

Uomo colto e capace, accolse alla sua corte letterati e artisti, tra cui Canova e David, fece costruire la sacrestia di San Pietro e il museo Pio-Clementino e si impegnò nell’opera di bonifica delle paludi Pontine.

Gli anni del suo pontificato furono segnati dal diffondersi delle dottrine anticristiane dei philosophes francesi: il processo di secolarizzazione era ormai irrimediabilmente avviato. Voltaire aveva dichiarato che “la Chiesa doveva dipendere unicamente dalle leggi del sovrano”. Fu proprio in questo senso che si mosse l’imperatore Giuseppe II e a nulla valse il viaggio di Pio VI a Vienna quale “pellegrino apostolico” per indurre il sovrano a desistere da tale linea.

La Rivoluzione Francese del 1789 peggiorò drasticamente la posizione della Chiesa. Dopo vari tentativi di accordo, il papa condannò la “Costituzione civile del clero”, affermando che non poteva riconoscere alla Costituente il diritto di legiferare in materia ecclesiastica. Le relazioni diplomatiche vennero immediatamente interrotte. Nel maggio 1796 il Direttorio diede ordine a Napoleone Bonaparte di invadere i territori pontifici e Pio VI fu costretto a firmare la pace di Tolentino, perdendo così, oltre ai territori di Avignone e del Venosino, quelli di Bologna, di Ferrara e della Romagna.

Costretto all’esilio, Pio VI morì prigioniero nella cittadella di Valenza il 29 agosto 1799; la sua salma, su disposizione di Napoleone, fu trasportata a Roma nel 1802 e deposta in San Pietro.[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Sezione 21″ tab_id=”1458828874767-97573f2d-69a3″ add_icon=””][vc_column_text]

Leone XII
DI GENGA (FABRIANO)
Annibale della Genga
ANNO SANTO 1825

Lo stemma

Arma: d’azzurro all’aquila d’oro coronata dello stesso.

Assunse il cognome dal castello omonimo presso Sassoferrato, diocesi di Fabriano, che tenne con titolo comitale e con memorie dal sec. XII. Fra i personaggi famosi sono da ricordare Guido di Simone, valente nelle armi e il conte Ercole, capitano dei genovesi contro i pisani.

L’ approfondimento:

La vita di Leone XII

22 agosto 1760 – 10 febbraio 1829
Annibale della Genga
nato presso Spoleto – eletto il 28 settembre 1823
morto il 10 febbraio 1829

Nato il 22 agosto 1760, ordinato sacerdote nel 1783, fu scelto da Pio VI come suo segretario privato. Arcivescovo di Tiro nel 1793, nunzio a Lucerna, a Colonia e in Baviera, fu incaricato di importanti missioni diplomatiche presso i sovrani di tutta Europa.

Durante la prigionia di Pio VII prima a Savona e poi a Fontainebleau, il futuro papa Leone XII visse rinchiuso, praticamente come prigioniero di stato, nella sua abbazia di Monticelli, nei pressi di Piacenza.

Al ritorno di Papa Pio VII a Roma, fu inviato come nunzio a Parigi, ma non riuscì a ottenere la restituzione di Avignone.

Nominato cardinale nel 1816, venne eletto il 28 settembre del 1823 con l’appoggio della fazione più reazionaria che si opponeva agli ideali “liberali” del cardinale Consalvi, segretario di stato sotto Pio VII.

In un primo tempo, infatti, il nuovo papa portò avanti una politica profondamente conservatrice, intesa come a imprimere al suo pontificato un orientamento più religioso che politico. tentò di combattere la “setta filosofica”, condannando duramente l'”indiferentismo” e il “totalitarismo” e si pose come guida spirituale dell’intera umanità.

Con il passare degli anni però, comprendendo l’importanza di conservare le buone relazioni con i vari sovrani, assunse posizioni più aperte e concilianti, servendosi spesso del consiglio del Consalvi.

Durante il Grande Giubileo del 1825 si prodigò, nonostante la malattia, nel tentativo di creare un legame più stretto tra il papa e il popolo cristiano, impegnandosi in un programma di rinnovamento religioso che mirava a migliorare la formazione del clero e a coinvolgere tutte le forze della Chiesa nella lotta contro gli errori che minacciavano la fede.[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Sezione 22″ tab_id=”1458829149470-f21970b8-1d4b” add_icon=””][vc_column_text]

PIO IX
DI SENIGALLIA
GIOVANNI MARIA MASTAI FERRETTI
ANNO SANTO 1875

Lo stemma

Arma: inquartato: nel 1° e 4° d’azzurro al leone d’oro coronato del medesimo, con la zampa sinistra posteriore posata sopra un globo dello stesso (Mastai); nel 2° e 3° d’argento a due bande di rosso (Ferretti).

Famiglia stabilitasi a Senigallia nel 1540 ed aggregata al Consiglio nel 1594. Aggiunsero il cognome Ferretti per il matrimonio del conte Giovanni Maria, che sposò nel 1653 la contessa Margherita Ferretti di Ancona, unica erede della sua famiglia.

L’ approfondimento:

La vita di Pio IX

13 maggio 1792 – 7 febbraio 1878
Giovanni Maria Mastai Ferretti
nato a Senigallia – eletto il 16 giugno 1846
morto il 7 febbraio 1878

Nato il 13 maggio 1792, ordinato sacerdote nel 1819, venne inviato come uditore in Cile e, al suo ritorno, fu arcivescovo di Spoleto e vescovo di Imola. Nominato cardinale nel 1840, venne eletto papa il 16 giugno 1846, al secondo giorno del conclave, dando via così al più lungo e a uno dei più memorabili pontificati della storia della Chiesa.

Conosciuto e universalmente apprezzato per la sua bontà profonda, la sua rettitudine e la sua semplicità, di fama liberale, suscitò grandi speranze nei patrioti Italiani quando, poco dopo la sua elezione, concesse l’amnistia per i delitti politici e attuò alcune riforme del suo stato. Ma quando Pio IX rifiutò di prendere parte alla guerra per l’indipendenza italiana, la situazione precipitò.

Negli anni che seguirono lo stato pontificio perdette l’Emilia, la Romagna, le Marche e l’Umbria e, infine, il 20 settembre 1870, la stessa Roma fu occupata dalle forze italiane e incorporata allo stato italiano. La Legge delle Guarentigie, che il papa si rifiutò di accettare, si limitò a concedere al pontefice l’usufrutto dei palazzi del Vaticano, Lateranense e della villa di Castel Gandolfo e a proclamare la persona del papa “sacra e inviolabile”.

In questo clima politico, l’undicesimo Giubileo, quello del 1875 (nel 1850 non venne celebrato l’Anno Santo), promulgato con la bolla Gravibus Ecclesiae, non poté che avere un tono molto dimesso.

Con il pontificato di Pio IX si apriva una nuova era per la Chiesa cattolica: spogliato del suo potere temporale, il papato acquistò un’autorità spirituale che mai aveva avuto in passato. Tre eventi fondamentali segnarono questi anni: la proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione, la pubblicazione dell’enciclica Quanta cura e del Syllabus errorum, in cui si denunciavano i maggiori errori dei tempi moderni, e la convocazione del Concilio Vaticano I che definì il dogma dell’infallibilità del papa.[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Sezione 23″ tab_id=”1458829377799-e781ce02-18ab” add_icon=””][vc_column_text]

LEONE XIII
DI CARPINETO (ANAGNI)
VINCENZO GIOACCHINO PECCI
ANNO SANTO 1900

Lo stemma

Arma: d’azzurro al cipresso al naturale, nodrito nel terreno di verde, attraversato da una fascia di argento, accompagnato nel cantone destro del capo da una cometa d’oro ondeggiante in sbarra ed accostato in punta da due gigli d’argento.

Il pontefice variò l’antica arma di famiglia ponendo la cometa in sbarra anziché in banda.

Il cipresso rappresenta l’incorruttibilità, perché il suo legno non viene intaccato dai tarli.

Famiglia che si dice originaria di Siena, trapiantata ai primordi del sec. XVII a Carpineto con Pasquale.

L’ approfondimento:

La vita di Leone XIII

2 marzo 1810 – 20 luglio 1903
Vincenzo Gioacchino Pecci
nato a Carpineto Romano
eletto il 20 febbraio 1878
morto il 20 luglio 1903

Nato il 2 marzo 1810, compiuti gli studi presso il Collegio Romano e l’Accadenia dei nobili ecclesiastici, venne ordinato sacerdote nel 1837 ed entrò subito al servizio della curia pontificia. Governatore di Benevento e di Perugia, dimostrò grandi capacità di politico e di amministratore; nunzio apostolico in Belgio, si distinse per la sua abilità diplomatica; nominato arcivescovo di Perugia, svolse un’intensa attività pastorale che fece di lui uno dei più amati vescovi d’Italia. Non stupisce dunque il fatto che nel conclave del febbraio 1878, il primo convocato dopo la perdita del potere temporale da parte della Santa Sede, egli venne eletto già al secondo giorno. Scelse il nome di Leone in memoria di Leone XII, che aveva sempre ammirato per l’atteggiamento conciliante nelle relazioni con le varie potenze, per l’ansia di riavvicinamento di tutti i cristiani separati e per il grande amore per le lettere e le scienze. Saranno queste le linee guida del lungo pontificato di Leone XIII.

Riallacciare le relazioni diplomatiche con le varie potenze europee, -riuscì tra l’altro a ottenere la revisione da parte della Germania delle sue leggi anticlericali – si preoccupò di dare alla Chiesa un ruolo nuovo nel mondo moderno, spingendo i cattolici, non più a un austero isolamento, ma a un impegno concreto nel loro tempo per permeare di spirito cristiano tutte le attività umane. In questa luce si collocano le sue nuove encicliche sul potere civile, sul concetto di libertà e di giustizia e soprattutto il suo manifesto più famoso, il monumento del suo pontificato, la Rerum novarum, che con la sua difesa dei diritti dei lavoratori rappresenta il documento più significativo della Santa Sede nel campo del sociale.

Grandissimo fu inoltre l’impegno di papa Leone XIII per l’unità delle Chiese separate e durante il solenne Giubileo del 1900 consacrò l’intero genere umano al sacro Cuore di Gesù[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Sezione 24″ tab_id=”1458829564729-df2eb82d-9330″ add_icon=””][vc_column_text]

PIO XI
DI DESIO
Achille Ratti
ANNO SANTO 1925

Lo stemma

Arma: troncato: nel 1° d’oro, all’aquila di nero, col volo abbassato, linguata ed armata di rosso, poggiata sulla troncatura; nel 2° d’argento a tre bisanti di rosso posti 2, 1.

Famiglia di Desio, originaria di Rogeno in Pieve di Fucino di Brianza trasferitasi a Milano e successivamente a Roma e con memorie dal 1614 che attesterebbero origini comuni con i Ratti Mentone di Cherasco,. Il pontefice era figlio di un direttore di filande.

L’ approfondimento:

La vita di Pio XI

31 maggio 1857 – 10 febbraio 1939
Achille Ratti
nato a Desio presso Milano
eletto il 6 febbraio 1922
morto il 10 febbraio 1939

Nato il 31 maggio 1857, ordinato sacerdote nel dicembre 1879, il giovane Achille Ratti si laureò in teologia, in diritto canonico e in filosofia. Professore di sacra eloquenza, direttore della Biblioteca Ambrosiana di Milano e successivamente di quella Vaticana, fu inviato in Polonia come nunzio negli anni dell’avanzata bolscevica. Arcivescovo di Milano e cardinale, venne eletto papa perché in lui si vide l’uomo che poteva contribuire al processo di pacificazione dell’Europa. Il suo primo atto pubblico fu infatti la benedizione urbi et orbi rivolta “non soltanto a Roma e all’Italia, ma a tutta la chiesa e al mondo intero”. Adottò come motto Pax Christi in regno Christi, “la pace di Cristo nel regno di Cristo”, evidenziando così l’impegno della Chiesa e di tutti i cristiani per una società migliore.

Da questa sua preoccupazione scaturirono sia la devozione al Cristo Re, di cui venne istituita la festa durante il Giubileo del 1925, sia l’impulso dato alle missioni in tutto il mondo, che gli valse il titolo di “Papa delle Missioni”.

Fu durante il suo pontificato che vennero firmati i Patti Lateranensi (11 febbraio 1929) in base ai quali il papa riconobbe il Regno d’Italia con Roma capitale e recuperò una sovranità territoriale con la fondazione della Città del Vaticano, indipendente e neutrale.

La conciliazione tra le due potenze romane fu però di breve durata e ben presto il pontefice si vide costretto a rivendicare i diritti della Chiesa, prima in Italia e poi in Germania, dove tutte le organizzazioni cattoliche vennero soppresse.

Nel 1937, i rapporti diplomatici con il Reich furono interrotti e il 29 settembre 1938, Pio XI rivolse a tutto il mondo un drammatico appello radiofonico in cui offriva la propria vita “per la salute e la pace del mondo”.[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Sezione 25″ tab_id=”1458829760924-cc301507-819c” add_icon=””][vc_column_text]

PIO XII
ROMANO
Eugenio Pacelli
ANNO SANTO 1950

Lo stemma

Arma: d’azzurro alla colomba d’argento con la testa rivoltata tenente nel becco un ramo di ulivo, posta sopra un monte di tre cime all’italiana (d’argento) fondato su una pianura di verde, al mare, al naturale.

Si tratta dell’arma della famiglia Pacelli, modificata dal pontefice.

Famiglia di Onano (Viterbo) che si trasferì a Roma dal 1819, dove diede numerosi giuristi.

L’ approfondimento:

La vita di Pio XII

2 marzo 1876 – 9 ottobre 1958
Eugenio Pacelli
nato a Roma – eletto il 2 marzo 1939
morto il 9 ottobre 1958

Nato il 2 marzo 1976, laureatosi in teologia e giurisprudenza, fu ordinato sacerdote nell’aprile del 1899 e già nel 1901 entrò al servizio del papa. Professore in diritto canonico presso l’ateneo del seminario romano, svolse importanti e delicati incarichi diplomatici. Cardinale dal 1929, segretario di stato dal 1930, fu eletto papa alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale dopo un solo giorno di conclave.

Tutto il pontificato di Pio XII fu speso nel tentativo di diffondere una politica di pace. All’indomani della sua elezione, ammonì i governi del pericolo dell’imminente guerra e propose modi e fini per una pacifica convivenza fra i popoli. Rigorosamente neutrale durante l’imperversare della guerra, condannò sia il comunismo ateo, sia la politica nazista di Hitler. Ma le sue proteste, i suoi appelli e le sue note diplomatiche non furono sufficienti a contrastare i piani di dominazione e di genocidio perseguiti dal Reich, ma erano i soli strumenti nelle mani del pontefice.

Fu Pio XII a creare la Pontificia Commissione Assistenza che si occupò dei profughi, dei reduci e dei prigionieri di guerra; quando, il 10 settembre del 1943, Hitler invase Roma, Pio XII accolse in Vaticano innumerevoli perseguitati, tra cui molti Ebrei.

In campo dogmatico definì la dottrina del Corpo Mistico di Cristo e, aperta la Porta Santa per celebrare il solenne Giubileo del 1950, proclamò il dogma dell’Assunzione della Beata Vergine Maria in cielo.

Grandissima ripercussione sull’avvenire della Chiesa ebbe la sua decisione di trasformare il Sacro Collegio in una sorta di rappresentanza universale del mondo cattolico, riducendo la presenza italiana e aumentando il numero di cardinali provenienti da varie nazioni.

Nel 1965, Paolo VI ha proposto la beatificazione di questo papa che si trovò a fronteggiare uno dei periodi più travagliati della storia dell’uomo.[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Sezione 26″ tab_id=”1458647733928-2a72f650-01ea” add_icon=””][vc_column_text]

PAOLO VI
DI CONCESIO
Giovanni Battista Montini
ANNO SANTO 1975

Lo Stemma

Arma: di rosso al monte di sei cime accompagnato in capo da tre gigli male ordinati, il tutto d’argento.

Lo stemma rievoca il cognome Montini con il “monte all’italiana di sei cime”.

Fu l’ultimo pontefice ad essere incoronato e vendette la tiara che gli fu donata in occasione dell’incoronazione, per devolverne il ricavato ai poveri.

I Montini sono una famiglia oriunda della Val di Sabbia, avente per capostipite storicamente accettato Bartolino de Benedictis, detto Montino. Si diramarono nel sec. XV a Lumezzate, Sarezzo, Nave, Concesio e a Brescia. Di famiglia agiata, il padre del pontefice, Giorgio, svolse la professione di avvocato, redattore politico e deputato parlamentare.

L’ approfondimento:

La vita di Paolo VI

26 settembre 1897 – 6 agosto 1978
Giovanni Battista Montini
nato a Concesio presso Brescia
eletto il 21 giugno 1963
morto il 6 agosto 1978

Nato il 26 settembre 1897 in una famiglia di salde tradizioni religiose e impegnata sul piano politico e sociale, laureatosi in teologia e giurisprudenza, fu ordinato sacerdote nel 1920. Nunzio in Polonia per pochi mesi, lavorò sempre alacremente presso la Segreteria di stato e fu tra gli organizzatori del movimento cattolico studentesco. Dopo aver diretto l’ ufficio informazioni per i prigionieri e i profughi durante la Seconda Guerra Mondiale, acquistò fama e stima come portavoce di Pio XII che lo nominò prosegretario di stato.

Nel 1954 lasciò Roma e si trasferì a Milano, di cui era divenuto arcivescovo, dove promosse un’intensa opera di evangelizzazione anche nei quartieri più poveri.

Nominato cardinale da papa Giovanni XXIII, collaborò alla preparazione del Concilio Vaticano II e all’indomani della sua elezione, avvenuta il 21 giugno 1963, proclamò la sua intenzione di riaprire immediatamente le sessioni del concilio, ammettendo come uditori anche i laici e le donne.

La sua attività per la riunificazione delle Chiese e il mantenimento della pace nel mondo fu molto intensa. Numerosi furono i viaggi di Paolo VI, che aveva scelto questo nome con esplicito riferimento all'”Apostolo dei Gentili”. Nel gennaio del 1964 fu in Terrasanta, dove incontrò il patriarca ecumenico Atenagora I, e negli anni successivi si recò in India, negli Stati Uniti, in Portogallo, Turchia, Colombia, Svizzera, Uganda e nell’Estremo Oriente, dove, a Manila, sfuggì a un attentato.

Papa dell’ultimo Giubileo ordinario del nostro secolo, Paolo VI dedicò sempre grande attenzione ai problemi sia teologico-ecclesiastici sia sociali del nostro tempo, pubblicando numerose encicliche, quali la Mysterium fidei, sulla dottrina eucaristica, la Populorum progressio, chiara difesa della giustizia sociale e la celebre Humanae vitae sulla regolamentazione delle nascite.[/vc_column_text][/vc_tta_section][vc_tta_section title=”Sezione 27″ tab_id=”1458647087365-4db85705-b93f” add_icon=””][vc_column_text]

GIOVANNI PAOLO II
POLACCO
Karol Wojtyla
ANNO SANTO 2000

Lo stemma

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Arma: d’azzurro alla croce d’oro, il montante posto verso destra e la traversa alzata, accompagnata nel canton sinistro della punta da una “M” dello stesso.

Prima dell’elezione pontificale usò il nero anziché l’oro.

L’arcivescovo mons. Bruno Heim A.H.I. ideatore dello stemma fa presente che esso rappresenta la devozione del pontefice verso Maria (indicata dalla “M”), posta quale devota e sottomessa sotto la Croce, la quale però si sposta per rispetto e devozione.

Famiglia originaria di Wadovice in Polonia, di modeste condizioni ma di profonda tradizione cattolica.

L’ approfondimento:

La vita di Giovanni Paolo II

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18 maggio 1920
Karol Wojtyla
nato a Wadowice in Polonia
eletto il 16 ottobre 1978

Primo papa non italiano dai tempi di Adriano VI (1522-1523), Karol Wojtyla è nato il 18 maggio 1920 a Wadowice, non lontano da Cracovia, da una famiglia di modeste condizioni. Intraprese gli studi di licenza e letteratura polacca presso l’università Jagellonica, fu costretto a interromperli dopo l’occupazione tedesca della Polonia. Operaio presso una cava di calcare, non trascurò mai il suo interesse per la poesia e il teatro. Ripresi gli studi dopo la liberazione della Polonia, si laureò in teologia e, all’età di vent’otto anni, fu ordinato sacerdote. Conseguito il dottorato in etica e la laurea in filosofia, professore a Lublino, dal 1958 fu vescovo ausiliare di Cracovia e dal 1963 arcivescovo della città. Membro della commissione preparatoria del Concilio Vaticano II, ebbe incarichi sempre più importanti e, nel conclave del 1978, fu eletto papa con una maggioranza schiacciante.

Testimone di un amore universale”, come egli stesso si è definito, ha pubblicato importanti encicliche che parlano di libertà e di dignità umana, valori insopprimibili in un mondo sempre più minacciato dalla violenza e dalla corsa al denaro.

Rimasto gravemente ferito durante l’attentato del 13 maggio 1918 in Piazza San Pietro, non ha interrotto la sua attività apostolica. I suoi numerosi viaggi, in Europa, in Africa, in America Latina, negli Stati Uniti, in Australia, in Asia, rappresentano l’occasione non solo per promuovere un’opera di profonda evangelizzazione, per rivendicare il rispetto dei diritti umani e pregare la pace nel mondo e il disarmo, ma anche per tentare di riavvicinare le Chiese cristiane separate, non dimanticando di rivolgersi anche ad altre religioni, nel pieno rispetto della dignità di ogni uomo.

Dopo l’Anno Santo straordinario del 1983, papa Giovanni Paolo II si appresta ora a celebrare il Grande Giubileo dell’anno 2000.

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di Pier Felice degli Uberti 

Segretario della
Asociación de Hidalgos Junta de Italia
e dell’ Istituto Araldico Genealogico Italiano

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