Araldica Ecclesiastica
di Giorgio Aldrighetti





    I simboli dei crociati e degli ordini equestri vennero quasi subito imitati dalla Chiesa, anche se gli enti ecclesiastici in periodo “prearaldico” disponevano già di segni distintivi, tanto che al sorgere di tale disciplina, nel sec. XII, queste figure assunsero gli smalti, ossia i colori, metalli e pellicce propri della scienza del blasone.

In quel periodo i primi stemmi ecclesiastici risultavano con lo scudo timbrato dalla mitria con le infule svolazzanti; con il passare del tempo si consoliderà invece alla sommità dello scudo il cappello prelatizio con i cordoni e le nappe.

Preme ricordare, altresì, che gli ecclesiastici sino a tempi recenti usavano il loro stemma di famiglia o gentilizio, molto spesso e ovviamente privo di simbologie religiose.

Per riconoscere le armi ecclesiastiche, quali “ornamenti esteriori” dello scudo, non si poteva usare l'elmo che indicava, di norma, la condizione militare, né, tantomeno, la corona che indicava lo stato nobiliare. Si scelsero, di conseguenza, i copricapi liturgici per timbrare gli scudi ecclesiastici anche se, da principio, gli scudi prelatizi – salvo quelli dei Papi – non figurano con ornamenti esteriori, distintivi di dignità; nel tempo appariranno anche il pastorale, il cappello con le nappe, il pallio ed altre insegne di gerarchia, tra le quali una o due spade a fianco o dietro lo scudo per i vescovi e gli abati che detenevano giurisdizione feudale.

Di conseguenza, gli ornamenti esteriori degli scudi ecclesiastici sono la tiara, le chiavi, il gonfalone o basilica, la mitra, il pastorale, il cappello prelatizio, il pallio, la croce astile, il motto o la divisa, il bastone priorale o cantorale, il paternostro o rosario e le insegne cavalleresche, limitatamente, però, al Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, detto di Rodi, detto di Malta ed all'Ordine Equestre del Santo Sepolcro.

A rigore, nell'Araldica Ecclesiastica non si dovrebbero usare i termini di scudo o di arme, essendo vietato ai chierici l'esercizio della milizia ed il porto delle armi. Perciò si dovrebbe sempre parlare di simboli, di figure allegoriche ed emblematiche della Chiesa. Fino a qualche tempo fa, poi, si riteneva che le diocesi, gli ordini religiosi, i capitoli delle cattedrali, i prelati avessero incominciato ad usare le insegne araldiche verso la metà del Duecento, circa un secolo dopo che feudatari e nobili avevano iniziato a far uso di scudi gentilizi; non si considerava, invece, che in Terrasanta l'araldica dei vessilli, dei gonfaloni e degli scudi degli ordini religioso – militari, in particolare per i Giovanniti, Templari e Teutonici, era già in piena fioritura, fin dagli albori delle Crociate.

    Goffredo di Crollalanza, 1) descrivendo gli ornamenti esteriori ecclesiastici, così annota:

“Nell'arme del Papa: la tiara sullo scudo; due chiavi, una d'oro, l'altra d'argento, legate d'azzurro, accollate in croce di Sant'Andrea e una croce a tre traverse in palo dietro lo scudo.
Nell'arme dei Cardinali: il cappello rosso e lo scudo accollato da una croce alta trifogliata in palo.
Nell'arme dei Patriarchi e Primati: la croce patriarcale e il cappello verde.
Nell'arme degli Arcivescovi: il cappello arcivescovile, la croce trifogliata e il pallio.
Nell'arme dei Vescovi: il cappello vescovile, la mitra di fronte a destra e il pastorale in palo a sinistra, volto all'infuori.
Nell'arme dei Prelati della Corte Romana: il cappello nero.
Nell'arme degli Abati mitrati secolari: la mitra inclinata a destra, e il pastorale in palo a sinistra, volto all'indietro.
Nell'arme degli Abati commendatari secolari: il cappello nero, la mitra inclinata a destra, e il pastorale a sinistra volto all'indietro.
Nell'arme dei Priori: il bastone priorale in palo.
Nell'arme dei cantori: il bastone cantorale in palo.
Nell'arme delle Badesse: il pastorale in palo volto a sinistra, e il rosario intorno allo scudo”.


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