Il ricordo di Vicente de Cadenas y Vicent

nel suo Editoriale per il 50° anniversario di Hidalguia

 

la storia di un Uomo vissuto nell’ideale che la nobiltà

debba realizzare opere sociali e culturali

 

Vicente de Cadenas e Pier Felice degli Uberti

 

 

MEZZO SECOLO DELLA RIVISTA HIDALGUÍA ED ALTRE COSE,

ISPIRATE DALLE SUE PAGINE*

 

Vicente de Cadenas y Vicent

 

 

Hidalguía è nata come conseguenza di un invito rivoltomi a partecipare al II Congresso Internazionale de Genealogia ed Araldica, che si sarebbe tenuto a Roma e a Napoli, proseguimento ideale di quello realizzato a Madrid l’ultimo anno della Monarchia e del quale fu Presidente l’Infante Don Fernando di Baviera.

Non ero uno studioso né di araldica né di genealogia ma me lo chiedeva un carissimo amico italiano, il Duca della Salandra e di Serracapriola, e perciò accettai l’invito. Mi misi quindi all’opera cercando informazioni sulla situazione dello studio di queste scienze al di fuori del Corpo dei Cronisti Re d’Armi, al quale già appartenevo. I risultati furono scoraggianti: a Valencia si pubblicava, ogni tanto, una Rivista e a Barcellona si annunciava la prossima uscita di un’altra ma, con carattere scientifico, anche se composta di aficionados, non esisteva alcun’organizzazione. Chiesi quindi a mio zio, Vicente Castañeda, che aveva pubblicato un libro di araldica, il quale m’indirizzò verso coloro ai quali avrei potuto chiedere collaborazione e, fra questi, il Duca d’Alba, Presidente della Reale Accademia della Storia, della quale mio zio era Segretario Perpetuo. Trovai aiuto e collaborazione per realizzare la Rivista e fu così che il 10 giugno 1953 apparve il primo numero di Hidalguía, La Revista de Genealogía y Armas, pubblicata con cadenza trimestrale. Ebbe una magnifica accoglienza e partecipai al Congresso, dove fu ricevuta con grandi elogi. Assistemmo Eugenio Sarrablo ed io e ci fu richiesto di organizzare il III Congresso per l’anno 1955.

Giunti a Madrid, la nostra prima preoccupazione fu costituire un’Associazione per riunire tutti gli studiosi e poter organizzare il Congresso. Nacque così l’Instituto Internacional de Genealogía y Heráldica e incominciai a pubblicare, con cadenza quindicinale, la Hoja Informativa per informare i membri e le associazioni straniere circa l’organizzazione del Congresso. Tra i fondatori, e membro fra i più attivi, vi fu Julio de Atienza, Barón de Cobos de Belchite, che mi propose la pubblicazione di un elenco che raccogliesse tutti i titoli nobiliari autorizzati dal Ministero di Giustizia, in base alla Legge che ristabiliva la legislazione nobiliare, soppressa dalla Repubblica nel 1931. Si formò una Commissione che, come tutte le commissioni, non servì a nulla, ma il Barone ed io incominciammo a raccogliere i Boletines Officiales ed un elenco che aveva pubblicato la Grandeza de España, alla quale sono riconoscente poiché grazie al suo zelo non vi fu mai uso indebito di titoli o, se ci fu, si è trattato di casi limitati. Con questo materiale e alcuni altri dati pubblicammo un libro di 788 pagine intitolato Indice Nobiliario Español che comprendeva una genealogia della Casa Reale da Carlo IV realizzata da Eugenio Sarrablo, un elenco, in ordine alfabetico, di tutti i titoli, una relazione delle Dignità Nobiliari, un indice dei cognomi e le Direttive degli Ordini, Maestranze ed altre associazioni nobiliari, il tutto preceduto da un’introduzione nella quale si esponevano i principi della pubblicazione, madre e padre dell’attuale Elenco. Il successo fu grandissimo quando apparve nel Congresso e l’edizione fu esaurita in breve tempo.

Il Congresso fu un gran successo, sia per l’organizzazione sia per le relazioni presentate, pubblicate successivamente in un volume. Ricevemmo aiuti dalle autorità, ma non economici, e 16 commende con placca da quattro Ministeri, da concedere a personalità straniere che avessero assistito. Ancora oggi se ne parla come del più completo, sotto tutti gli aspetti, finora realizzato.

Fin dal primo numero di Hidalguía, l’Editoriale conteneva un’altra inquietudine da parte di coloro che poi la realizzeranno (Manuel Aranegui, mio fratello Francisco, il Marqués de Siete Iglesias, Ampelio Alonso Cadenas, Valentín Dávila, Miguel de Codes e chi scrive), riferita più che all’araldica o alla genealogia alla ricostituzione dell’Estado Noble. L’Editoriale del primo numero lo affermava e, prima del Congresso presieduto dall’Infante Don Fernando, si costituì la Asociación de Hidalgos, Infanzones y Noblezas a Fuero de España anche questa presieduta dal medesimo Infante.

Da un lato funzionava l’Instituto Internacional de Genealogía y Heráldica e dall’altro l’Asociación, che accorciò il suo nome in Asociación de Hidalgos a Fuero de España, nata con lo spirito di raggruppare la Nobleza Llana[1] e realizzare, principalmente, alcune delle molte opere effettuate dallo Stato Nobile spagnolo prima del 1836, anno nel quale avvenne la cosiddetta “Confusione degli Stati”. Con questo desiderio, aiutati da alcuni Associati, si crearono due Borse di Studio nel Seminario di Vitoria, per testimoniare la nostra volontà.

Incominciò a delinearsi nella nostra mente la creazione di una grande opera con l’aiuto dei Benedettini del Valle de los Caídos, per via della mia amicizia con l’Abate Frà Justo Pérez de Urbel. Ad egli ricorremmo e ci offrì un terreno per costruire un Colegio Mayor nella stessa Città Universitaria. Purtroppo non fu possibile e decidemmo quindi di farne richiesta noi stessi, appoggiati dalla promessa d’aiuto economico fattaci da Manuel de Aranegui. Lo facemmo, ligi a tutte le disposizioni di legge, e l’intervento di Legaz Lacambra fu decisivo poiché ci fu concesso il terreno dove oggi sorge il Colegio Mayor Universitario Marqués de la Ensenada. Volli che fosse di grandi dimensioni e ci riuscì, con notevole difficoltà, ma oggi è lì con 200 stanze per 264 studenti. Aranegui diede il colpo di grazia come aveva promesso e ci presentò al Direttore Generale della Confederación de las Cajas de Ahorro, Luis Coronel de Palma che ci concesse il resto - poiché Aranegui ci aveva messo a disposizione 20 milioni - da restituire in 20 anni, dopo di che il Colegio sarebbe divenuto di nostra completa proprietà, costruito su di un terreno concesso per 50 anni, con la possibilità o di prorogare la concessione per altri 50 anni, dopo i quali diventava di proprietà dell’Università, oppure di venderlo durante i primi 50 anni. facendoci pagare la costruzione.

Una parte delle nostre inquietudini era placata ma vi era un’altra gran preoccupazione, quella per gli anziani e, quindi, decidemmo la costruzione di una Residenza per la terza età. E così nacque, poco dopo la prima realtà, la seconda: la Casasolar Santo Duque de Gandía. Chiedemmo nuovamente un finanziamento ventennale e la completa proprietà dell’immobile alla fine del pagamento, e per di più in un luogo che si è dimostrato ottimo sotto tutti i punti di vista.

Avevamo in mente un’altra idea, la costruzione di alcuni edifici sul modello di quelli fatti a suo tempo dall’Ordine di Santiago per i pellegrini diretti a Compostella. Fummo aiutati dal Capitán General de Galizia, Arturo Roldán, nostro associato, che ci offrì un terreno in condizioni perfette dove, con i nostri risparmi e con quello che era avanzato della Casasolar, la potemmo realizzare. C’erano stati concessi, inoltre, alcuni terreni in Logroño dal Marqués de Vargas, a Puente la Reina tramite Aranegui e a Burgos attraverso la Deputazione. Fu costruito l’edificio di Santiago di Compostella che funzionò perfettamente mentre il Marqués de Figueroa, nostro presidente dell’Associazione in Galizia, fu in vita. Quando questi morì nessuno se ne interessò più, nonostante il successo in estate ed in inverno, perciò José de Castro, Presidente del Patronato, ed io decidemmo di venderlo.

Richiedemmo, e ci fu concesso per il prestigio che aveva il nostro Colegio Marqués de la Ensenada, un terreno vicino per costruire un Colegio Mayor Femenino, che si sarebbe dovuto chiamare Condesa de Bureta, ma la peculiarità di quei tempi fece sì che il Direttore dell’África si opponesse ed avesse partita vinta.

Avevamo stabilito rapporti con la Sociedad Cervantina, presieduta allora dal mio buon amico Patricio González de Canales, ed anche con i Cruzados de la Fe, per fare il Museo de la Hidalguía nei locali esistenti e con l’aggiunta di una costruzione a forma di caserma, con piccole stanze e un bar per le impiegate ma, quando tutti gli ostacoli erano stati superati, il Presidente morì.

Avevamo ancora energie per occuparci di genealogia, benché il nostro sforzo principale fosse la Asociación de Hidalgos; fondammo l’Istituto Salazar y Castro, incorporato al Consejo Superior de Investigaciones Científicas e nacque così, dal suo seno, la Escuela de Genealogía, Heráldica y Nobiliaria, la prima nel mondo, ancora oggi operante e che probabilmente sarà riorganizzata prossimamente.

L’Associazione, insieme all’Istituto, intraprese un lavoro mai realizzato: catalogare i fondi nobiliari dei vari archivi e pubblicarli insieme.

Iniziammo con gli estratti degli Ordini Militari che io avevo già preparato, ma non in ordine cronologico, per riunire quest’immenso lavoro che riguardava i funzionari, gli orfani e le vedove del Ministero del Tesoro, di Matilla Tascón, seguiti da quelli dei quattro Ordini Militari e di Carlo III dell’Archivio Storico Nazionale; la catalogazione per l’Indice del personal, dell’Archivio Generale Militare di Segovia e la più importante dal punto di vista nobiliare: la Sala de los Hijosdalgo de la Real Chancillería de Valladolid, secoli XIX e XVIII, il cui ultimo volume si pubblica quest’anno e che con entrambi i secoli raggiunge i 50 volumi che ci ragguagliano persino sulle malattie che ebbero i nostri antenati.

Di seguito nacque anche la Escuela de Grafologia, che sebbene sembri non avere relazione con le Scienze che tratta la Rivista, è l’unica possibilità, almeno per il momento, di poter conoscere con uno studio serio della scrittura, il carattere ed anche le malattie che subirono i nostri antenati.

Fu un solo corso e durò tre anni, poiché si dovette sospendere a causa della tragedia familiare di uno dei suoi fondatori.

Organizzato dalla nostra Junta de Italia, si tenne a Roma un Congresso dei Comuni sull’Araldica Comunale, che fu un successo e nel quale vi furono degli accordi che, più o meno rapidamente, stabilirono norme per gli stemmi municipali.

D’altra parte fummo invitati ad entrare nella CILANE, organismo di carattere privato allora tra Francia, Italia, Germania, Belgio e Russia Bianca, ma l’opposizione dell’Italia[2], per motivi meschini che nulla avevano a che vedere con i requisiti necessari per farne parte, ci tenne vari anni nella attesa, fino a quando alcuni suoi membri che partecipavano al Congresso Internazionale di Genealogia ed Araldica tenutosi a Madrid per la seconda volta, la Germania ed il Belgio, decisero che dovevamo entrare nella CILANE, poiché le discrepanze non riguardavano la Asociación de Hidalgos in modo diretto bensì il problema della successione fra due linee dei Borbone-Due Sicilie e dato che la Asociación de Hidalgos ne appoggiava una, a differenza del Corpo della Nobiltà Italiana che ne appoggiava l’altra, ciò non poteva essere d’impedimento per il nostro ingresso, che avvenne subito dopo.

Si acquisì un locale da essere destinato a Biblioteca specializzata in Genealogia ed Araldica ma, tenendo conto del costo di riproduzione dei libri esauriti in queste materie, del personale necessario per gestirla, dell’acquisto del materiale e della vigilanza necessaria, fummo indotti ad abbandonare il progetto.

In tutti i settori iniziati è proseguito il nostro impegno ma, in modo speciale, nelle catalogazioni e nelle successive pubblicazioni, e il catalogo delle edizioni ne è una prova, che si aggiunge a tutte le altre, alcune di particolare importanza come l’ELENCO, che si può considerare figlio dell’Indice pubblicato nel 1955 e ‘56 e la cui prima edizione è del 1968. Dopo la pubblicazione della Guía Oficial in modo irregolare, Julio de Atienza, Barón di Cobos de Belchite ed io considerammo necessario ciò che avevamo enunciato nell’Indice, e fummo ricercatori e redattori dell’opera, ai quali si aggiunse il figlio di mio cugino Ampelio Alonso Cadenas, Ampelio Alonso López. A passo a passo, edizione dopo edizione, annualmente si è ampliato e, attualmente, attraverso i dati forniti dagli stessi interessati, è una delle migliori opere che si siano pubblicate nel tempo su questo genere.

Giungiamo così all’opera più importante realizzata dall’Asociación de Hidalgos: la Casaquinta “Vita natural durante”, edificata su di un terreno di 30.000 metri, ubicata in Ciempozuelos, con 200 stanze quasi tutte doppie, con servizi completi, e una serie di saloni che - siamo certi - non possiede nessuna Residenza per Anziani in Spagna, destinata ad anziani autosufficienti e a quelli che hanno bisogno di assistenza, con personale medico permanente composto di medici, infermieri ed ausiliari ed un personale di servizio di circa 130 persone, per i 320-330 anziani, poiché alcune stanze sono occupate da un solo residente, essendo la capacità totale per 364 residenti; la residenza è circondata da un gran parco e dispone di una serie di servizi ausiliari, medici e comodità per i residenti.

Finora la nostra principale attenzione è stata per la cultura, attraverso il Colegio Mayor Marqués de la Ensenada e le catalogazioni e le successive pubblicazioni, oltre che per l’assistenza attraverso le due residenze in funzionamento e, con l’aiuto di Nostro Signore - che sempre ha protetto l’Asociación de Hidalgos perché sa che i suoi fini sono disinteressati - un’altra terza residenza, simile alla Casaquinta, della quale, se l’uomo non crea impedimento, prossimamente sarà posta la prima pietra per essere benedetta nell’anno 2004, nella ricorrenza dei 50 anni dell’Asociación de Hidalgos.

Nelle pagine di Hidalguía sono riflesse tutte queste ispirazioni e le principali opere sono concretamente lì, a Madrid e a Ciempozuelos.

 

 

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* Vicente de Cadenas y Vicent, Medio siglo de la revista Hidalguía y alguna cosilla más, inspirada desde sus páginas, Hidalguía, mayo-agosto 2003, núms. 298-299, pp. 297-304.

[1] Nobiltà non titolata.

[2] In verità sino al 1980 alla CILANE appartenevano 2 associazioni nobiliari italiane: l’Unione della Nobiltà d’Italia (favorevole all’ingresso degli Hidalgos) e il Corpo della Nobiltà Italiana (Ndr.).