I Vescovi della Diocesi di Chioggia

GIANNAGOSTINO GRADENIGO

LXII
1762 - 1770



   Partito: nel primo d'argento a tre monti all'italiana di verde sormontati da una croce latina di nero, caricata alla base dal motto PAX (Religione dei cassinesi); nel secondo di rosso alla banda gradinata d'argento.



    Nato nel 1725 da nobile famiglia veneziana, monaco cassinese di S. Giorgio Maggiore in Venezia G. A. Gradenigo si acquistò ben presto fama di erudito: profondo conoscitore della storia della Chiesa, istituì a Venezia una speciale accademia di studio. Fu scelto dal Senato Veneto fra 10 proposti a vescovo di Chioggia e consacrato il 30 novembre 1762 a Roma da papa Clemente XIII (già vescovo di Padova).

    Il principale suo impegno fu quello di erigere il Seminario in città, operazione tentata più volte dai suoi predecessori e da lui portata quasi a compimento. Costrinse, infatti, gli eredi del vescovo Antonio Grassi a versare in proporzionate somme rateali, entro il periodo di 12 anni i 12.000 ducati maturatisi dopo il lascito fatto dallo stesso Grassi per l'erigendo Seminario oltre ad altri 6.000 come risarcimento dei danni subiti per il prolungato ritardo nel mantenere fede alle volontà testamentarie dello zio. A queste somme si aggiunsero 2.000 ducati una tantum e altri 140 all'anno decretati dalla Comunità, ma il Gradenigo non poté portare a termine la questione (che tra l'altro, nel frattempo, si era ulteriormente complicata) a causa del suo trasferimento alla diocesi di Ceneda.

    Durante il suo episcopato, a Chioggia si ebbe nel 1766 un lungo periodo di siccità seguito da un inverno rigidissimo oltre a una eccezionale alta marea: il vescovo cercò di sopperire al grave stato di miseria della popolazione. Non tralasciò, tuttavia, il Gradenigo i suoi studi prediletti; istituì anche a Chioggia un'accademia di belle lettere, si occupò della storia della città e diede alle stampe una memoria dei SS. Patroni Felice e Fortunato, alcune notizie sul convento dei Camaldolesi di S. Giovanni Battista e la ben nota opera “Serie de' Podestà di Chioggia” (1767) corredata di moltissime note nonché un volume con le sue lettere pastorali e le omelie tenute durante il suo episcopato a Chioggia e Ceneda. Rimasero incompiute “Le notizie storiche sulla chiesa di S. Martino vescovo” e quelle sul convento di S. Francesco fuori le mura e la biografia del suo predecessore Gabriele Fiamma; abbozzò pure una Serie dei vescovi e la “Biblioteca degli scrittori chioggiotti”. Al nome di mons. Gradenigo è legata soprattutto l'opera “Antichità sacre di Chioggia del Medio Evo” (1763) con i disegni da lui commissionati al Grevembroch, che fu impossibilitato di far di ciascuna le illustrazioni, lavoro poi eseguito dal can. Girolamo Ravagnan (il volume manoscritto è conservato nell'archivio del Seminario vescovile).

    Nominato nel 1768 vescovo di Ceneda, lasciò Chioggia a malincuore; visse solo altri 4 anni, in quanto la morte lo colse a soli 49 anni il 16 marzo 1774.

    Durante la vacanza della sede, la diocesi fu retta dal Decano, can. Girolamo Vianelli, il ben noto autore della “Nuova serie de' Vescovi di Malamocco e Chioggia” (1790), di cui quest'anno ricorre il 200° anniversario della pubblicazione.



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