I Vescovi della Diocesi di Chioggia

GIOVANNI MARIA BENZONI

LVIII
1733 - 1744



   Troncato: nel primo d'argento al cane passante, collarinato; nel secondo d'argento al reticolato.



    Veneziano, nato il 6 marzo 1670; Giovanni Maria Benzoni, patrizio veneto, fu cameriere d'onore a Roma di papa Innocenzo XII ed ottenne pure altre onorificenze ecclesiastiche. Per la sua prontezza d'ingegno e l'amabilità del suo spirito si guadagnò la benevolenza di Benedetto XIV.

    Dopo il trasferimento di mons. Soffietti da vescovo di Chioggia a vescovo di Adria, fu eletto da Clemente XII alla nostra sede episcopale, di cui prese dapprima possesso per procura e in cui poi entrò privatamente il I agosto 1733. Di edificante pietà, il Benzoni fu prodigo del suo: donò alla Cattedrale un ricco e magnifico ostensorio d'argento. Contribuì al restauro e alla ristrutturazione della chiesa di S. Andrea e alla ricostruzione di quella di S. Giacomo.

    Forse a causa degli ostacoli incontrati da parte del collegio dei fabbriceri del Duomo e del Capitolo dei Canonici, in merito alle opere da eseguirsi nelle due chiese, ottenne dalla S. Sede di presentare nel 1744 la propria rinuncia. Prima di lasciare la sede, cedette i suoi libri al futuro Seminario e poi si trasferì a Roma, dove ebbe onori e cariche di prestigio; nel 1754 fu fatto arcivescovo di Nazianzo e poi prelato assistente al soglio pontificio.

    Seppur lontano, non dimenticò la sua Chioggia, che più volte largamente beneficò. Morì a Roma l'8 gennaio 1757 e fu sepolto nella chiesa di S. Silvestro del Quirinale, dove un'iscrizione lapidaria tuttora lo ricorda come un uomo “rarissimi exempli - ob assiduam in egenos largitatem - ad inopiam ferme redactus”.

    Durante il suo episcopato clodiense furono eretti gli oratori di Gnocca e Ca' Tiepolo, fu istituita la parrocchia di Tolle e avvennero (1736) i miracoli attribuiti ad un'antica immagine della Madonna, che si trovava in un fabbricato situato nella contrada del Fontego a Loreo.

    La devozione si estese a tal punto che l'immagine fu trasferita nella chiesa arcipretale, dove tuttora si venera con il nome di Madonna della Carità.



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