I Vescovi della Diocesi di Chioggia

GIROLAMO NEGRI

XLIII
1572 - 1575


   D'argento alla torre di tre palchi, merlata alla guelfa, aperta di nero, fondata su pianura di verde e sormontata da uno scaglionetto d'oro, con accantonate due stelle (6) dello stesso.

    Girolamo Negri, veronese come il suo successore, il Medici, canonico di Torcello, allora Cattedrale, si addottorò in legge presso l'Università di Padova, dove nel 1561 tenne la cattedra di diritto canonico. Si trasferì, quindi, a Roma, dove fu nominato protonotario apostolico e nel 1572 vescovo di Chioggia da papa Gregorio XIII. Giuntovi in forma del tutto privata il 2 marzo 1573, fece il giorno seguente il solenne ingresso nell'antica Cattedrale clodiense; il 20 aprile tenne il sinodo e poco dopo iniziò la visita pastorale, durante la quale approvò la concessione da parte del Comune di Loreo della chiesa di S. Pietro ai PP. Eremitani di Monte Ortone, presenti pure in Chioggia fino al 1770 nella chiesa di S. Nicolò.

Ab immemorabili esisteva in S. Pietro in Volta un ospedale con annessa chiesa, il cui priore doveva offrire al vescovo, secondo l'uso del tempo, annualmente un paio di galline. Trasformato in convento e divenuto poi semplice beneficio capitolare come Priorato, le cui rendite erano state da papa Alessandro VI nel 1496 accentrate nel Primicerio di Padova, il Negri eresse la chiesa a parrocchia con decreto 21 settembre 1573.

Seguendo le direttive del Concilio di Trento, il Negri indisse un secondo Sinodo il 14 aprile 1574. L'anno seguente passò a Roma, affidando la cura della diocesi nel frattempo a Francesco Putato, priore del convento degli Eremitani di S. Nicolò di Chioggia e da lui delegato come Vicario. Non fece più ritorno, in quanto morì in Roma nel 1576, l'anno stesso della storica pestilenza, che nella sola Venezia mieté 200 vittime al giorno, al termine della quale i Veneziani per voto fatto fecero erigere nel 1577 il tempio votivo del Redentore alla Giudecca. A Chioggia, invece, l'epidemia ebbe conseguenze meno gravi, come si può arguire dai versi scritti dal contemporaneo Bartolomeo Malombra nell'"Historia dell'Apparizione" in ottava rima del 1579: "L'anno settantasei, che l'Italia accesa / Era di pestilenze orribil foco, / E fu Venezia gravemente offesa; / Ebbe gran timor Chioggia e incendio poco, / Ché, invocata Maria per sua difesa / Contro a tal peste a mantenere il loco, / Subito sparve il morbo, e 'l prego ottenne, / Che sana e lieta poi sempre si tenne".



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