Araldica Militare
di Giorgio Aldrighetti






Stemma del 1° reg. Granatieri

    Passando allo Stato Sabaudo ricordiamo che nel 1692 Vittorio Amedeo di Savoja concesse, per la prima volta, uno stemma ad ogni suo reggimento.

La prima legge in materia di araldica militare italiana risale, invece, al 1917, in forza del R.D. 18 agosto 1917, n. 1391, che istituisce una onorificenza per premiare i reparti che combattevano contro l'impero austro-ungarico.

Con il R.D. 24 marzo 1932, si sanzionava, invece, la forma definitiva dei “motti araldici” per i reggimenti e corpi dell'Esercito.

Il 4 luglio 1939, con circolare del Ministero della Guerra n. 55619, si fornivano, inoltre, istruzioni per le domande relative alla concessione dello stemma per i reggimenti; con altra circolare del 7 ottobre 1939, la n. 92060, si ribadiva, invece, la forma “sannitica” dello scudo.

Con l'avvento della Repubblica Italiana, con circolare 22 novembre 1948, n. 523, si ripristinava la concessione di stemmi e motti araldici per i corpi dell'Esercito, sospesa nel 1942, perdurando lo stato di guerra.

Con successiva circolare del 13 febbraio 1950, n. 210, si chiariscono le norme e le caratteristiche degli stemmi dell'Esercito.

Ed infine lo Stato Maggiore Esercito, con circolare n. 121 del 9 febbraio 1987, ha disposto, nel quadro di un riordino generale dell'araldica militare, sollecitato dalla Presidenza della Repubblica, che tutti i Corpi ed Enti militari che hanno diritto a fregiarsi di uno stemma, ne rivedano il disegno, secondo le seguenti direttive:
“1. - Corpi ed Enti dell'Esercito che hanno diritto a fregiarsi di uno stemma sono tutti quelli ai quali è stata concessa la Bandiera.
2. - Nel loro complesso e nei loro particolari costitutivi, gli stemmi dovranno porre in giusta evidenza i fattori storici che hanno nobilitato il Corpo o l'Ente.
3. - Lo stemma sarà composto di tre parti: scudo, corona turrita, ornamenti.

Scudo: sarà appuntato (forma detta sannitica). Le sue armi potranno essere formate da tutte le figure (araldiche, naturali ed ideali); per la loro blasonatura ci si dovrà basare principalmente sulle origini, sulle tradizioni, sui legami territoriali e sulle più salienti glorie militari e di fatti d'arme che hanno comportato la concessione di decorazioni al Valore Militare o glorie di eventuale altra natura dei Corpi. Il capo onorevole d'oro, unico e non soggetto a partizioni, blasonerà le Medaglie d'Oro al Valore Militare conseguite.

Corona turrita: sarà formata da un cerchio, rosso all'interno, con due cordonate a muro sui margini, sostenente otto torri (cinque visibili). Le torri hanno foggia rettangolare e dieci merli alla guelfa (quattro dei quali angolari), sono munite di una porta e di una sola finestra e sono riunite da cortine di muro, ciascuna finestrata di uno. Il tutto è d'oro e murato di nero. Essa sormonterà lo scudo.

Ornamenti: comprenderanno

Lista bifida: d'oro, svolazzante, collocata sotto la punta dello scudo, incurvata con la concavità rivolta verso l'alto, riportante il motto. I caratteri saranno maiuscoli lapidari romani, di nero. La lingua da usarsi può essere quella italiana o quella latina e solo eccezionalmente, per fondati motivi tradizionali, sarà consentito l'uso di una lingua straniera o di un dialetto.

Onorificenze: saranno accollate alla punta dello scudo con l'insegna pendente al centro del nastro che avrà i colori della stessa. Non potranno essere accollate più di tre diverse onorificenze e non si dovrà dar luogo alla ripetizione della stessa onorificenza più volte conseguita.

Nastri rappresentativi delle ricompense al Valore: annodati nella parte centrale non visibile della corona turrita, scendenti svolazzanti in sbarra ed in banda dal punto predetto, passando dietro la parte superiore dello scudo. Essi si ripartiranno alternativamente ai due lati dello scudo iniziando da destra. La loro larghezza sarà di 1/14 di quella dello scudo e non potranno scostarsi dai fianchi dello stesso di oltre la metà della sua larghezza. Essi saranno tanti quante le medaglie al Valore che fregiano la Bandiera fino ad un massimo di dieci (cinque per lato); qualora il numero complessivo delle decorazioni ecceda il suddetto limite, la stessa ricompensa più volte concessa sarà indicata - a partire da quella di minor prestigio - dal relativo numerico romano, d'oro, caricato sul corrispondente nastro nel senso della larghezza. Le raffigurazioni autorizzate sono – Medaglia d'Oro al Valor Militare: azzurro bordato d'oro; - Medaglia d'Argento al valor Militare: azzurro bordato d'argento; - Medaglia di Bronzo al Valor Militare: azzurro; - Croce di Guerra: azzurro con due filetti centrali d'argento; - Medaglia al Valore dell'Esercito: azzurro con due filetti d'oro; - Medaglia al valor Civile: i tre colori nazionali.
4. - Sostegni e tenenti: se ne ammetterà l'impiego soltanto in via eccezionale allorché una particolare ricerca storica convalidi la necessità di tali ornamenti”.

Per la corona turrita adottata, con la circolare 121 del 9 febbraio 1987, dallo Stato Maggiore Esercito, ci sia permesso far osservare che risulta del tutto simile a quella usata dai comuni che possiedono il titolo di città.

Ne consegue che qualsiasi araldista, visionando lo stemma di un corpo armato dello Stato ed osservandone la corona, lo assegnerà, in prima analisi, ovviamente ad un comune che possiede il titolo di città.


Stemma dello Stato Maggiore dell'Esercito Italiano

indietro    avanti - 4ª pagina di 9
Realizzazioni html a cura di C. R.
Per ritornare all'indice del'Araldica, chiudi questa pagina