Araldica Ecclesiastica
di Giorgio Aldrighetti





    Lorenzo Caratti di Valfrei, 8) descrivendo le distinzioni araldiche ecclesiastiche, assegna al Patriarca e Primate il cappello verde, ornato di nastro dello stesso colore e di fili d'oro, con i cordoni e i fiocchi verdi, ovviamente, dello stesso numero e disposizione come per i cardinali; all'Abate e Prelato “nullius” il cappello verde con i cordoni e i fiocchi del medesimo colore, nello stesso numero e con la stessa disposizione come per i vescovi;
per il Prelato già denominato “di fiocchetto” il cappello paonazzo, con cordoni e fiocchi dello stesso colore, in numero di venti, dieci per parte, su quattro file, disposti 1, 2, 3 e 4;
al Protonotario apostolico il cappello paonazzo con cordoni rossi e fiocchi dello stesso colore, in numero di dodici, sei per parte, su tre ordini, disposti: 1, 2 e 3;
al Prelato d'onore il cappello paonazzo, con cordoni e fiocchi del medesimo colore, nello stesso numero e nella stessa disposizione come per il Protonotario apostolico;
al Cappellano di Sua Santità il cappello nero con cordoni e fiocchi paonazzi, in numero di dodici, sei per parte, in tre ordini, disposti: 1, 2 e 3;
all'Abate il cappello nero con cordoni e fiocchi dello stesso colore, in numero di dodici, sei per parte, in tre ordini, disposti: 1, 2 e 3
ed infine al Canonico, Priore, Guardiano e Rettore il cappello nero con cordoni e fiocchi dello stesso colore, in numero di sei, tre per parte, su due ordini, disposti 1 e 2.

Pienamente condivisibile, quindi, l'affermazione di Bruno Bernard Heim 9) che, anni addietro, sostenne che non fu facile sottomettere i cappelli ecclesiastici a una normativa, prima del motu proprio “Inter multiplices curas” del papa San Pio X, emanato in data 21 febbraio 1905.

Con tale “motu proprio”, che regolamenta gli abiti e le insegne dei protonotari e degli altri prelati della Curia romana, si prescrive che i protonotari apostolici di numero o partecipanti, soprannumerari e 'ad instar participantium' “potranno sovrapporre al proprio stemma o alle proprie insegne il cappello con dodici fiocchi, sei per parte, pure di colore rubino, senza croce né mitra”; che i protonotari apostolici titolari o onorari “alle proprie insegne o stemmi possono sovrapporre il cappello, ma di color nero soltanto, con cordoni e sei fiocchi pendenti per lato, anch'essi di color nero” ed infine, per gli altri prelati della Curia romana, che “non potranno mai usare altro colore che il paonazzo nel fiocco del berretto e nella fascia del cappello, che si distinguerà per essere intessuta di fili d'oro, e così pure nei cordoni e nei fiocchi, e nel cappello da sovrapporre allo stemma, come detto al n. 18” e quindi, con dodici fiocchi, sei per parte.

Ci sia consentito ricordare che San Pio X portava nella propria arme il capo patriarcale di Venezia, quale segno, simbolo della Sua provenienza dalla sede patriarcale di Venezia.

Lo stemma porta la seguente blasonatura: “d'azzurro all'ancora di tre uncini di nero cordata di rosso, posta in banda, pescante in un mare ondato al naturale e accostata al capo da una stella di sei punte d'oro; al capo patriarcale di Venezia: d'argento al leone alato e nimbato passante al naturale, reggente nella destra un libro aperto recante la leggenda: PAX TIBI MARCE EVANGELISTA MEUS”.

Ritornando ai cappelli ecclesiastici, ricordiamo che raramente si riscontrano caricati, quali figure araldiche, nel campo dello scudo.

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