Araldica Civica
di Giorgio Aldrighetti





    Caduto nel vuoto, quindi, l'auspicio dell'insigne araldista Giacomo Bascapè che nel 1983, nella sua monumentale opera Insegne e simboli, araldica pubblica e privata medioevale e moderna, edita dal Ministero dei Beni Culturali, affermava: “E speriamo che le regioni, quando adotteranno gonfaloni e stemmi, non si rivolgano a disegnatori inesperti d'araldica e non chiedano ad essi di simboleggiare 'l'industria e il progresso' (come una regione intende fare) ma si comportino come il Piemonte che ha assunto uno scudo storicamente ed araldicamente perfetto”.

Arrigo Pecchioli, nella prefazione alla ristampa anastatica del Vocabolario Araldico Ufficiale del sen. Antonio Manno, commissario del re presso la Consulta Araldica e stampato a Roma nel 1907, parlando degli stemmi assunti dalle Regioni italiane, testualmente asseriva che, tranne poche eccezioni, “sono araldicamente degli scarabocchi indecifrabili e indescrivibili”. Per lo stemma della Regione del Veneto, in particolare, scriveva, “del quale non si capisce, però, la scritta su un'arme tanto famosa e celebre”.

Massimo Sgrelli, capo del cerimoniale di Palazzo Chigi, nella sua recente pubblicazione Il cerimoniale moderno e il protocollo di Stato, nel capitolo Araldica annota: “è utile segnalare che alcune amministrazioni regionali e locali, giudicando l'argomento dell'araldica delle proprie insegne rientrante nella propria sfera di autonomia, hanno scelto e deliberato insegne, bandiere e gonfaloni con criteri del tutto estranei ai canoni araldici, i quali sono espressione di precisi concetti e valori fra loro collegati e ordinati. La Regione Lombardia, ad esempio, ha scelto come proprio simbolo la rosa camuna, che è certamente un simbolo lombardo storico tipico ma che non ha alcun connotato araldico e, detto fra noi, contraddistinguerebbe meglio una marca di benzina o una catena di supermercati. Faccio perciò espresso invito, per amore di patria, a ricorrere in materia al competente ufficio araldico della Presidenza del consiglio dei ministri”.

Si evidenzia però che con l'art. 52 della Legge regionale 22 febbraio 1999 per oggetto: Provvedimento generale di rifinanziamento e di modifica di leggi regionali per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 1999), si è sostituito l'art. 2 della Legge regionale 20 maggio 1975, n. 56 per oggetto: “Gonfalone e stemma della regione”, con il seguente: “Lo stemma della Regione, di cui al bozzetto allegato A) che forma parte integrante della presente legge, è costituito dalla rappresentazione del territorio regionale con il mare, la pianura e i monti. In primo piano è raffigurato il leone di S. Marco”, omettendo così nel nuovo articolo la dicitura: “nel cielo è apposta lungo una stessa linea l'iscrizione: Regione del Veneto”.

Va dato, quindi, atto al Consiglio Regionale del Veneto di aver soppresso tale iscrizione dallo stemma, dietro richiesta di un Gruppo consiliare che aveva fatta propria una delle nostre osservazioni, pur senza citarne l'autore, in quanto è lo stemma, attraverso gli smalti e le figure in esso caricate, che identifica la comunità.

Aggiungiamo infine che la nostra Regione ha il dovere ed il diritto di avere dei simboli rispettosi del proprio patrimonio storico-araldico, in presenza di un arme, tra le più famose e celebri.

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