Araldica Civica
Le insegne della Provincia di Venezia

di Giorgio Aldrighetti




    Cerimonia di presentazione
dei nuovi simboli araldici ufficiali
Provincia di Venezia
24 aprile 2004


    Sabato 24 aprile 2004, vigilia della solennità di san Marco evangelista patrono di Venezia e delle genti venete, nella fastosa cornice della sala del consiglio provinciale in Cà Corner, Venezia, ha avuto luogo la solenne cerimonia di presentazione dei nuovi simboli araldici ufficiali della Provincia di Venezia. Allo storico appuntamento figuravano presenti le massime autorità civili e militari di Venezia, oltre a tutti i sindaci dei 44 Comuni che compongono la provincia veneziana. Alle ore 10.30, al suono delle chiarine da parte dei valletti in costume storico, hanno fatto ingresso nel salone il nuovo gonfalone e la nuova bandiera della Provincia, scortati da agenti della polizia provinciale, in alta uniforme.

Ha preso poi, per primo, la parola il presidente della Provincia, Luigino Busatto che ha, tra l'altro, evidenziato l'importanza della celebrazione e il vivo compiacimento per vedere l'ente provinciale dotato di stemma, gonfalone e bandiera, con decreto del Presidente della Repubblica, asserendo testualmente “di non nascondere l'orgoglio e la soddisfazione per questa giornata del tutto particolare”. È seguito il saluto del presidente del consiglio provinciale Renato Spolaor e l'intervento del vice presidente-assessore ai lavori pubblici Davide Zoggia, che ha brevemente illustrato i restauri conservativi effettuati in Cà Corner, prestigiosa sede della Provincia e della Prefettura.

L'araldista Giorgio Aldrighetti, nostro socio, ha poi tenuto l'orazione ufficiale. Nel suo dotto intervento, ha intrattenuto l'attento e qualificato auditorio sulla simbologia del leone marciano, con particolare riguardo alla sua applicazione nell'araldica civica ed ecclesiastica, ricordando come la Provincia di Venezia usasse uno stemma ed un gonfalone che non erano rispettosi del patrimonio araldico veneziano e delle norme blasoniche, pur essendo alla presenza di un'insegna tra le più famose e celebri: il leone marciano.

Ha narrato, tra la viva attenzione dei presenti, che San Girolamo, acuto scrittore e padre della Chiesa del IV secolo, da cui nasce tutta la tradizione sulle interpretazioni dei quattro Viventi delle visioni del profeta Ezechiele, nell'antico Testamento, e di San Giovanni, nell'Apocalisse, assegna a San Marco il leone alato perché il Suo Vangelo inizia con le tentazioni di Gesù nel deserto, a San Matteo l'uomo, sempre alato, perché inizia il Suo Vangelo con la genealogia di Cristo, a San Luca il vitello con le ali perché il Vangelo inizia con il sacrificio al tempio di Zaccaria, padre di San Giovanni il Battista e a San Giovanni l'aquila, per l'acutezza teologica del linguaggio.

La Repubblica di Venezia – ha continuato - usò nei suoi stendardi, nei secoli XII e XIII, l'immagine di San Marco-la prima citazione è del 24 luglio 1177-cui venne a sostituirsi il simbolo dello stesso Santo, in forma leonina, nei primi anni del secolo XIV. E dal XV secolo i leoni marciani passanti cominceranno a poggiare con le zampe anteriori sulla terraferma, in ostentazione del saldo dominio dello “stato da terra”, mentre con le posteriori continueranno a figurare nell'acqua, per la perpetuazione dello “stato da mar”.

Ha chiarito, poi, che la iscrizione PAX TIBI MARCE EVANGELISTA MEUS - che appare nel libro aperto, e non nell'Evangelario come erroneamente riportato in autorevoli testi - poiché tale iscrizione non figura in nessun Vangelo - trova origine in una leggenda che recita che quando Marco ebbe, per incarico di San Pietro, fondato il patriarcato di Aquileia e, una volta compiuta la sua opera apostolica, fu tornato a Roma, una tempesta scoppiata subitaneamente sospinse la sua nave nella laguna di Venezia, facendola incagliare proprio nella sabbia d'una delle solinghe e ancora disabitate isole di Rialto. L'evangelista, felicemente scampato alla furia dei venti, scese a terra e, stanco, si coricò presso la verde riva. E s'addormentò. Gli apparve in sogno un angelo del Signore, che gli disse: Pax tibi, Marce, evangelista meus, hic requiescet corpus tuum.. .- Pace a te Marco, mio evangelista, e sappi che qui un giorno riposerà il tuo corpo. Ti sta davanti un'ancor lunga via, o evangelista di Dio, e molte fatiche dovrai sopportare nel nome di Cristo. Ma dopo la tua morte il popolo credente che abiterà questa terra edificherà in questo luogo una città meravigliosa e si paleserà degno di possedere il tuo corpo. Gli tributerà la più alta venerazione...-. E quando nell'828, Buono da Malamocco e Rustico da Torcello riuscirono a trafugare il corpo del Santo sepolto ad Alessandria d'Egitto, ormai terra d'infedeli, per riportarlo a Venezia, si ritenne avverata la profezia.

A conferma di ciò - sempre l'Aldrighetti continua - Andrea Dandolo, dopo l'elezione a doge avvenuta nel 1343, compose la Chronica per extensum descripta, fornendoci, con dovizia di particolari, il racconto del trafugamento delle spoglie dell'Evangelista.

Ha, altresì, sfatato la diffusa convinzione che assegna sembianze bellicose al leone marciano che impugna, con la zampa anteriore destra, una spada, posta in palo, con la punta rivolta verso l'alto o, meglio, che tale simbolo rappresenti la veneta Repubblica in stato di guerra. Tale credenza – sostiene il nostro socio - non trova riscontro storico-araldico, convenendo invece che la Serenissima non codificò mai ufficialmente i propri emblemi, che vennero rappresentati in modo assai vario, sfuggendo così alle regole araldiche.

Infine, dopo aver ringraziato il blasonista Sandro Nordio di Chioggia, definendolo ottimo e indispensabile collaboratore, per aver curato, con grande perfezione, i bozzetti araldici degli emblemi per la Provincia, ha ricordato che, per la bandiera, sembrerebbe la prima concessione presidenziale ad una provincia, dall'avvento della forma repubblicana. È seguita, poi, la lettura dei decreti presidenziali di concessione dello stemma, gonfalone e bandiera alla Provincia, da parte di Gabriele Marziano direttore generale dell'ente.

Dopo la benedizione impartita da mons. Visentin, delegato dal cardinale patriarca di Venezia, ha avuto luogo la consegna degli stemmi ufficiali dei Comuni, in bronzo a cera persa, ai 44 sindaci della Provincia di Venezia.

La cerimonia è proseguita con lo scoprimento, nell'atrio d'onore di Ca' Corner - già residenza della regina Cornaro di Cipro - della bellissima tavola araldica in bronzo, con lo stemma della Provincia attorniato dagli emblemi degli altri 44 Comuni. Nel corso del vin d'honneur, che ha concluso la prestigiosa cerimonia, l'araldista Aldrighetti ha ricevuto i complimenti delle numerose autorità presenti; in particolare, dall' ammiraglio Paolo Pagnottella, comandante in capo del Dipartimento Militare Marittimo dell'Adriatico.













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