Araldica negli altri Stati

di Giorgio Aldrighetti




Repubblica di San Marino


GLI STEMMI ARALDICI
DEI CASTELLI DI
SAN MARINO



    Come giustamente osserva Loredana Pinotti degli Uberti, attualmente “La Repubblica di San Marino è suddivisa in nove Castelli. La denominazione di 'Castello' indica una porzione di territorio alla quale, per le sue radici e peculiarità storiche, di tradizione, di configurazione geografica, di urbanizzazione, viene riconosciuta a fini politico-amministrativi una identità precisa e portatrice di interessi particolari. I Castelli, o distretti amministrativi, sono: San Marino, Borgo Maggiore, Serravalle, Acquaviva, Chiesanuova, Domagnano, Faetano, Fiorentino, Montegiardino”. 9)

Nel 1894, con l'inaugurazione del pubblico palazzo vengono alzati sull'edificio gli stemmi dei primi quattro Castelli sammarinesi: Fiorentino, Montegiardino, Serravalle 10) e Faetano. 11) Nel 1925, con il Regolamento n° 7 del 16 marzo “per l'elezione e l'ufficio dei Capitani dei Castelli” vengono istituiti dieci Castelli, 12) passati poi, come già ricordato, a nove.

Di conseguenza, anche i Castelli di nuova istituzione iniziano ad alzare le insegne araldiche con i simboli tratti dalla storia e dalle tradizioni.

Ma tali emblemi non vengono ufficialmente regolamentati, assistendo così al nascere di numerose varianti affidate al gusto e alle scelte personali degli esecutori.

Bisognerà attendere il 1997 per vedere regolamentati gli stemmi dei Castelli sammarinesi con il Decreto Reggenziale del 28 marzo, n° 40. 13)

La descrizione, però, degli stemmi non sembra essere rispettosa “delle regole fondamentali dell'araldica”. 14)

Ad esempio, nel Decreto citato gli smalti araldici e non 'colori' vengono descritti con il sistema del 'pantone grafico', sistema questi assolutamente non previsto nella blasonatura, indicando così il giallo (pantone 115) al posto del di oro, 15) l'azzurro (pantone 2995) al posto del d'azzurro, 16) il verde (pantone 355) il posto del di verde, 17) il rosso (pantone red 032) al posto del di rosso, 18) il bianco (ottenuto senza colorare) al posto del d'argento, 19) non figurando il bianco fra gli smalti araldici. 20)

Inoltre la sinistra araldica, stranamente viene chiamata destra, senza parlare della blasonatura che risulta del tutto mancante.

Nel Dizionario bibliografico iconografico della Repubblica di San Marino, opera del Conte Luigi de Montalbo, del Duca Amedeo Astraudo e del Conte Amedeo Galati di Riella, edito a Parigi nel 1898, vengono descritti gli stemmi degli antichi Castelli; riteniamo perciò utile riportare tali blasonature unitamente alle descrizioni previste nel Decreto Reggenziale del 28 marzo 1997, n°40, terminando con quelle da noi proposte, in carattere corsivo.



CITTÀ DI SAN MARINO

    Le origini di San Marino Città si richiamano all'illustre leggenda del Santo Fondatore della comunità sammarinese e della Repubblica, quando Marino, nel 301 d. C., si rifugiò sul monte Titano.

1) …;
2) scudo tradizionale a bordo inferiore curvilineo, campo in azzurro, tre torri in giallo piumate in bianco e digradanti a destra, muro merlato antistante in bianco con il motto LIBERTAS;
3) d'azzurro a tre torri d'argento, mattonate di nero, merlate alla guelfa di tre pezzi, finestrate dell'ultimo e cimate da una penna di struzzo aranciata, fondate su tre montagne d'argento, mattonate di nero e merlate alla guelfa di tre pezzi, decrescenti in banda. La montagna posta a destra con i declivi interamente visibili, le altre, con i declivi in sbarra parzialmente celati. Le montagne moventi da una muraglia del penultimo, mattonata di nero e merlata alla ghibellina di cinque pezzi, decrescente in banda e fondata in punta, caricata dal motto in lettere maiuscole capitali dello stesso, LIBERTAS, egualmente in banda.

Le varianti sono: le tre torri che diventano gialle, la merlatura bianca.



BORGO MAGGIORE

    Borgo Maggiore, antico Mercatale fin dal 1244, assume un particolare interesse storico per i musei, chiese, monumenti e contrade caratteristiche.

1) Scudo sannitico: d'oro, alla fortezza cimata delle tre torri piumate di San Marino, caricata del motto Libertas; accompagnata in punta da una chiesa di rosso, poggiata di verde;
2) scudo tradizionale a bordo inferiore curvilineo, campo in azzurro, tre torri in giallo piumate in bianco e digradanti a destra, muro merlato antistante in bianco recante il motto LIBERTAS, loggia con campanile in giallo con tetti in rosso e campo inferiore bianco;
3) d'azzurro a tre torri d'argento, mattonate di nero, merlate alla guelfa di tre pezzi, finestrate dell'ultimo e cimate da una penna di struzzo aranciata, fondate su tre montagne d'argento, mattonate di nero e merlate alla guelfa di tre pezzi, decrescenti in banda. La montagna posta a destra con i declivi interamente visibili, le altre, con i declivi in sbarra parzialmente celati. Le montagne moventi da una muraglia del penultimo, con i declivi visibili, mattonata di nero, merlata alla ghibellina di sette pezzi, caricata dal motto, in lettere maiuscole capitali dello stesso LIBERTAS e fondata su una pianura d'azzurro; alla chiesa d'argento chiusa di quattro pezzi, coperta di rosso con sinistrato il suo campanile del penultimo, chiuso e finestrato di nero, coperto di rosso, accompagnato a sinistra dalla casa d'argento, chiusa di due pezzi e coperta del penultimo, il tutto fondato sulla pianura.

Le varianti sono: lo smalto del campo, l'oro che diventa azzurro, le tre torri che diventano gialle, la merlatura bianca, la chiesa che diviene un campanile giallo dai tetti rossi (ma rappresentato come una chiesa) e la sparizione della campagna.



DOMAGNANO (Monte Lupo)

    Domagnano era un piccolo villaggio fin dal 1300. Nel 1463 al suo territorio fu annesso il fortilizio di Montelupo, conquistato dai Sammarinesi dopo la guerra sostenuta contro i Malatesta di Rimini.

1) …;
2) scudo tradizionale a bordo inferiore curvilineo, campo in azzurro, monte sormontato da torre diruta gialla, lupo bianco passante a sinistra, campo inferiore verde;
3) d'azzurro alla collina al naturale, fondata su una pianura d'oro e cimata da una rocca diruta d'argento, attraversata da una strada dell'ultimo, in banda, con addestrati due alberi nodriti al naturale; al lupo fermo al naturale, movente dalla pianura.
Le varianti sono: la scomparsa della strada d'argento e del crescente, il lupo che diventa bianco.



SERRAVALLE

    Serravalle viene citato per la prima volta nel famoso diploma di re Ottone del 962. Avamposto malatestiano, fu annesso alla Repubblica nel 1463.

1) Scudo sannitico: d'azzurro alla torre di rosso merlata di tre pezzi;
2) scudo tradizionale a bordo inferiore curvilineo, campo in azzurro, torre merlata rossa;
3) d'azzurro alla torre scalare di rosso, merlata alla guelfa di tre pezzi, chiusa, finestrata e mattonata di nero, fondata sulla pianura di verde, il tutto cucito;
Nessuna variante.



FIORENTINO

    Fiorentino, antico fortilizio malatestiano, fu annesso alla Repubblica nel 1463.

1) Scudo sannitico: d'oro a tre rose di rosso;
2) scudo tradizionale a bordo inferiore curvilineo, campo in giallo con tre fiori in rosso di cui uno sottostante;
3) d'oro a tre rose di rosso, di cinque petali, poste 2 , 1.
Nessuna variante.



MONTEGIARDINO

    Le origini di Montegiardino risalgono all'epoca longobarda e forse più addietro. Annesso alla Repubblica nel 1463, è sede di un antichissimo e suggestivo castello.

1) D'azzurro a tre monti d'oro accostati, quello di mezzo caricato da una pianta di rose fiorita di tre pezzi di rosso disposti in ventaglio e fogliata di verde di sei pezzi;
2) scudo tradizionale a bordo inferiore curvilineo, campo in azzurro, trimonzio di giallo da cui si ergono tre fiori rossi con stelo e due foglie verdi;
3) d'azzurro al ramo gambuto e fogliato di verde, fiorito di rose di tre pezzi di rosso, disposti a ventaglio, nodrito nella vetta di un monte di tre colli all'italiana, aranciato, il tutto cucito.

La variazione riguarda la pianta di rose che si trasforma in fiori.



FAETANO

    Faetano, antico dominio dei Malatesta di Rimini, fu uno degli ultimi territori annessi alla Repubblica nel 1463. Interessante il centro del paese, per l'antica chiesa, la cui costruzione risale al secolo scorso, e la casa del castello.

1) Scudo sannitico: d'oro al faggio sradicato di verde;
2) scudo tradizionale a bordo inferiore curvilineo, campo in azzurro, grande faggio con tronco e radici in giallo e chiomato verde;
3) d'oro al faggio sradicato, al naturale.
Le variazioni riguardano il campo che da oro diventa azzurro e l'albero di faggio il cui tronco diventa d'oro.



CHIESANUOVA (Penna Rossa)

    Chiesanuova, trae le origini dal medioevale castello e corte di Busignano.Presenta un paesaggio di particolare bellezza per l'ambiente naturale, adagiato sui primi contrafforti appenninici.

1) Scudo sannitico: d'argento alla penna di rosso;
2) scudo tradizionale a bordo inferiore curvilineo, campo in azzurro, piuma di struzzo in rosso curvata a destra;
3) di verde alla penna di struzzo di rosso, posta in palo, con la punta curva a sinistra, il tutto cucito.

La variazione riguarda lo smalto del campo che da argento si muta in d'azzurro, mentre la penna viene indicata come curvata a destra.



ACQUAVIVA

    Acquaviva, dalle origini medioevali, deve il suo nome ad una sorgente d'acqua scaturita dalla viva-roccia. Oggi è un ridente paese immerso nel verde della campagna circostante.

1) …;
2) scudo tradizionale a bordo inferiore curvilineo, campo in azzurro, tre monti stilizzati in verde sormontati da tre alberi, a tronco giallo, chiomati di verde;
3) d'azzurro a tre alberi nodriti sopra un monte di tre cime, movente dalla punta, il tutto al naturale.

Nessuna variante.



LE BANDIERE DEI CASTELLI

    Per quanto riguarda le Bandiere dei Castelli l'art. 2 del più volte citato Decreto 28 marzo 1997 n. 40, così recita: “La Bandiera di ciascun Castello ha dimensioni come da allegato «A». Si compone di una fascia superiore di colore bianco e di una inferiore di colore azzurro e reca al centro lo stemma del castello su scudo tradizionale a bordo inferiore curvilineo.

Sul lato sinistro della bandiera, in verticale, è riprodotto il nome del Castello in carattere peigmot”.

Ci sia a tal punto consentito ricordare che il drappo della bandiera non “si compone di una fascia superiore di colore bianco e di una inferiore di colore azzurro e reca al centro lo stemma del castello su scudo tradizionale a bordo inferiore curvilineo” bensì è: “troncato, nel primo di bianco, nel secondo d'azzurro, caricato in cuore dall'arme del castello”.

Non si trova poi corretto descrivere “su scudo tradizionale a bordo inferiore curvilineo”, risultando un'espressione quanto mai infelice ed approssimativa: blasonando un'arme, di norma, non si descrive la forma dello scudo, dando per scontato che si tratta dell'usuale scudo di forma sannitica. Solo per particolari forme di scudo è consigliata la descrizione.

Il nome del Castello caricato nel drappo della bandiera verso l'asta, in palo, non si blasona poi con:

“Sul lato sinistro della bandiera, in verticale, è riprodotto il nome del Castello in carattere peigmot”, come prevede invece l'art. 2 del Decreto 28 marzo 1997, n. 40.

Parimenti per le dimensioni del drappo, di norma non si descrivono; particolarmente infelice ci sembra poi la dicitura “ha dimensioni come da allegato «A»”. Sarà invece opportuno descriverle solo se tali dimensioni risultano diverse, per comprovati motivi storico-vessillologici, da quelle usuali.

Necessita quindi fare memoria e speranza di queste sorgenti ricchissime e inesauste, a cui è possibile attingere ancora per il nostro oggi. Se una comunità non fa memoria delle proprie radici, del proprio passato, non può avere speranza, non può avere certezze per il proprio avvenire.

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